La Nuova bussola quotidiana 6 giugno 2016
di Peppino Zola
Caro direttore,
vorrei commentare l’ampia (anzi, amplissima) intervista rilasciata a due compiacenti giornalisti di Avvenire dal premier scout Renzi, il quale sta invadendo in modo spropositato e quotidiano tutti i media, TG RAI in testa. Mi pare che molta parte del mondo cattolico abbia sostituito alla sana “distanza critica” dalla politica una imbarazzante vicinanza acritica. Ma tant’è!.
Osservo, innanzi tutto, che il cattolico Renzi non dovrebbe indurre in tentazione i suoi confratelli ed i suoi concittadini. Quando dice e ripete ossessivamente che “se perdo, vado a casa. Punto”, dovrebbe sapere che induce molti, me compreso, a farlo perdere, per il semplice fatto che questo suo modo arrogante di comportarsi preoccupa sempre di più molte persone. Esempio per tutti valga ciò che egli ha fatto per la legge sulle unioni civili, che ha trasformato da proposta parlamentare in progetto del governo e su cui ha incredibilmente posto per ben due volte il voto di fiducia, a cui i suoi alleati si sono scandalosamente piegati (cercando poi di spiegare al mondo intero che hanno fatto bene).
Se quanto accaduto per le unioni civili dovesse ripetersi per tante altre questioni, avrebbe ragione persino il Berlusca quando parla di “regime”. Del resto, ho già osservato in altre occasioni che la stessa Cirinnà ha già dichiarato (bocca della verità, in questo caso) che se passa il referendum “poi passa tutto”. E per tutto lei intende eutanasia, definitivo matrimonio tra persone omosessuali, totale abolizione della legge 40, liberalizzazione di alcune droghe e così via. A fronte di questo pericolo, molti stanno pensando di mandarlo a casa, il nostro Premier, senza cadere in vari ricatti, tipo “ma chi ci sarà senza di lui?” oppure “meglio cambiare qualcosa che niente”, e così via. I cambiamenti occorrono, ma occorre farli bene e, soprattutto, insieme e non con la forza dei soli numeri.
Sottolineo, poi, un altro aspetto inquietante, dal punto di vista cristiano. Ad un giornale dichiaramente cattolico, Renzi non poteva non dire che “la fede è il valore più importante”. Il problema nasce dal fatto che, subito dopo, egli aggiunge che tale fede è del tutto indifferente rispetto alla sua vita di politico e di governante. La fede, in sintesi, è un valore importante, purché stia lontana dalla vita concreta, in questo caso la politica. La cultura scout di Renzi fa così trionfare, ancora una volta, il più schietto laicismo. Dio, se c’è, non c’entra.
Essere laico, in politica, dovrebbe significare lottare senza pregiudizi di alcun genere per il bene comune del popolo, ma non mettere tra parentesi la dottrina sociale della Chiesa, che, tra l’altro, ha sempre e solo difeso la famiglia naturale tra un uomo ed una donna ed ha sempre indicato direttive di azione che ogni laico dovrebbe far proprie tanto sono universali. Ma Renzi ha giurato sulla Costituzione e non sul Vangelo: questa frase infelicissima mette in luce tutta l’insignificanza dell’essere cattolici in politica. Tra l’altro, Renzi sa che, giurando sulla Costituzione, ha giurato anche sul suo articolo 29?
Renzi, poi, insiste nella frottola, secondo la quale la legge Cirinnà sarebbe “ frutto di un equilibrio”. Nulla di più falso e nulla di più strano che gli intervistatori siano rimasti silenti di fronte a questa frase. Le “unioni civili” sono totalmente squilibrate nel senso che, di fatto, hanno introdotto nel nostro Paese il matrimonio tra persone dello stesso sesso, visto che ad esse si applicano tutte le norme relative al matrimonio ed alla famiglia e che ogni volta che in una legge si trova la parola “coniuge”, essa deve essere riferita anche ai componenti di una unione tra persone dello stesso sesso. Quando la Cirinnà vorrà ufficializzare la cosa, dovrà cambiare solo il titolo della legge da “unioni civili” a “matrimoni”: tutto il resto c’è già, con buona pace dell’on. Alfano e del sen. Buttiglione.
Il premier, sempre in questa intervista, tra le poche cose giuste dette, afferma che le famiglie “soffrono” (finalmente se ne è accorto) e che “la crisi demografica non si risolve solo con misure fiscali”. Per la famiglia, infatti, occorrerebbe mettere in atto tutte le misure previste dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione su cui il Premier ha giurato. Ci sono problemi di ordine educativo, di ordine culturale, di ordine economico ed anche fiscale. Ma, soprattutto, occorre che la famiglia non sia vista come un problema, ma come una fondamentale risorsa che diventi protagonista della vita sociale e politica. Peccato che Renzi, bontà sua, voglia aiutare la famiglia, dopo averla pesantemente ostracizzata con la legge Cirinnà (per ordine di Obama?) e, comunque, rimandando il tutto al 2017 (promesse elettorali?).
Renzi ha detto anche di “essere sempre contrario al carcere per i reati d’opinione”: spero che, coerentemente, blocchi la proposta di legge sull’omofobia, portata avanti da un suo sottosegretario, in quanto si tratta di un caso di scuola che prevede il carcere per l’espressione di una opinione.
Caro direttore, mi preoccupa molto, lo confesso, l’attuale strapotere invasivo del Premier nei confronti dei media. Stiamo andando verso la definitiva vittoria del pensiero unico? Tutti “liberi” di pensarla come il capo? Impossibile starci.