3 Settembre 2014
“Per favore, cercate di capirci. I vostri principi liberali e democratici qui non valgono nulla. Occorre che ripensiate alla nostra realtà in Medio Oriente perché state accogliendo nei vostri paesi un numero sempre crescente di musulmani. Anche voi siete a rischio. Dovete prendere decisioni forti e coraggiose, a costo di contraddire i vostri principi. Voi pensate che gli uomini sono tutti uguali. Ma non è vero. L’islam non dice che gli uomini sono tutti uguali. I vostri valori non sono i loro valori. Se non lo capite in tempo, diventerete vittime del nemico che avete accolto a casa vostra”.
Non è Oriana Fallaci (che comunque ci manca tantissimo), ma sono le parole accorate di Amel Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, fuggito a Erbil, raccolte dall’inviato del Corriere della Sera e pubblicate lo scorso 10 agosto.
Mentre i cristiani di Erbil, riferendosi ai raid americani, chiedono “Ma perché le bombe americane non sono arrivate prima? E voi europei cosa aspettate? Le nostre sofferenze di oggi sono il preludio di quelle che subirete anche voi europei e cristiani occidentali nel prossimo futuro”.
E l’arcivescovo di Erbil, Bashar Warda, cerca di spiegare: “Ma il dramma non è solo delle persone. E’ l’antica cultura della nostra convivenza con i musulmani che viene cancellata. Il meccanismo della coesistenza pacifica si è inceppato. Siamo di fronte a un Medio Oriente diverso da quello che avevamo sempre conosciuto”.
Di fronte all’ennesima decapitazione offerta in rete, sono le parole dei cristiani e dei loro vescovi in Medio Oriente su cui dovremmo riflettere. Che altro devono fare questi islamici per spiegarci che ci hanno dichiarato guerra? E alle anime belle che si ostinano ancora a dire che “serve il dialogo” (ma con chi?), due brevi, sommesse osservazioni, e un invito.
Prima osservazione: da noi europei i dittatori sono arrivati con libere elezioni, o comunque godevano di un forte sostegno popolare, specie agli inizi, e la democrazia è arrivata con le armi e i bombardamenti americani. Potrà non piacere, ma la storia è andata proprio così.
Seconda osservazione: da noi ancora ci si chiede perché mai gli alleati non hanno bombardato i binari dei treni verso Auschwitz. Basta leggere la gran parte dei giornali occidentali di quest’ultimo periodo, e si può intuire cosa sia successo, all’epoca.
Invito: per tutti coloro che pensano che questo è il momento del dialogo, invito caldamente a un bel viaggetto nel califfato. Prendeteci un appuntamento, con questi, e dialogateci: dovrebbe essere facile, parlano tutti l’inglese.