La notizia battuta dall’Ansa e ripresa da Il Messaggero arriva dalla Gran Bretagna e fa decisamente rabbrividire. Il Sunday Times infatti pubblica lo studio di un sedicente think tank ambientalista e in Gran Bretagna, ma non solo, scoppiano le polemiche.
La tesi, diversamente dal solito, non si appella ai dati sulla sovrapopolazione e sul deficit alimentare, bensì alle “capacità inquinanti” di un bambino. In un rapporto il think tank sostiene che le famiglie numerose sono fattore di inquinamento. Secondo l’Opt una coppia con due bambini invece che tre riduce le emissioni familiari di biossido di carbonio in una quantità equivalente a quelle generate da 620 viaggi aerei di andata e ritorno tra Londra e New York.
Secondo gli ecologisti quindi, le famiglie numerose son colpevoli di un imperdonabile “crimine ecologico” e andrebbero tassate esattamente come viene fatto per chi possiede un fuoristrada, non ricicla i sacchetti di plastica o perseguite come gli inquinatori.«Se si rinuncia ad un figlio – spiega il professor Guillebaud – gli effetti per il pianeta sono più grandi di tutte le altre cose che si possono fare incominciando dal risparmio di energia elettrica».
Secondo il professore le coppie dovrebbero procreare non più di due figli e la regola dovrebbe diventare di routine, soprattutto nei Paesi più ricchi e industrializzati, dove le persone emettono una quantità molto maggiore di biossido di carbonio rispetto agli abitanti del Terzo Mondo.Le tesi di Guillebaud sono state subito duramente attaccate e confutate nel dibattito che si è aperto sul sito internet del The Times, mentre le associazioni che si battono per la difesa della famiglia e quelle contrarie all’aborto hanno stigmatizzato le sue “ricette”.
L’episodio britannico, nonostante il tono ridicolo che la vicenda ha assunto, mostra nuovamente i toni aggressivi degli ecologisti che nonostante le preoccupazioni per il boom demografico sbandierato a partire dagli anni 70 si siano dimostrate eccessive, continuano la loro battaglia contro le nascite e la famiglia.