Il Consiglio d’ Europa ha messo al bando le teorie creazionistiche perché le ha giudicate «pericolose»
di Pierluigi Battista
L’ amministrazione di Chicago ha contestato l’ intestazione di una via a Saul Bellow, che di quella città è stato il narratore sommo, per via di un presunto «razzismo» dello scrittore. Bellow razzista, ma davvero? Razzista perché ha scolpito con il suo «chi è il Tolstoj degli Zulu? Il Proust degli abitanti di Papua? Sarei lieto di poterli leggere» un paradosso arguto che è una sfida ai dettami del politicamente corretto?
Ma gli arcigni sacerdoti di un dogma grottesco si esibiscono anche sul palcoscenico europeo. Lanciano pensosi allarmi, cercano di stabilire per decreto ciò che bisogna leggere e cosa mandare al rogo. Fanno i burocrati del pensiero, come quei solerti vigilantes dell’ Assemblea parlamentare del Consiglio d’ Europa che nei giorni scorsi hanno votato a maggioranza un documento perché da tutte le aule del continente venga bandito quel pericoloso virus chiamato «creazionismo», il cui insegnamento è nientemeno che una minaccia all’ integrità dei «diritti umani».
I diritti umani messi a rischio dai militanti dell’ antidarwinismo? Attentatori della dignità umana quei seguaci del «creazionismo» che sono i più devoti credenti in un «disegno intelligente», emanazione della volontà divina, contrapposto agli schemi della dottrina evoluzionista?
Magari saranno anche patetici, i creazionisti, così refrattari all’ idea che noi umani non saremmo altro che discendenti delle scimmie, ancora tanto offesi che Darwin abbia osato contraddire con supponenza scientista lo spirito e la lettera delle Sacre Scritture. Ma «pericolosi», nemici dei diritti umani, che senso ha?
E addirittura la richiesta di vietarne d’ imperio il proselitismo. E persino la condanna retroattiva all’ ex ministro Moratti, rea di tollerare che i manuali dell’ ideologia creazionista potessero entrare nei recinti scolastici, come se la scuola pubblica, aconfessionale in tutto, debba farsi per forza ingabbiare senza possibilità di contraddittorio «pluralista» nella confessione evoluzionistico-darwiniana.
Ma Darwin, personificazione dello spirito critico e curioso, sarebbe stato il primo ad inorridire per il fervore dei suoi tardi apostoli asserragliati nella fortezza istituzionale europea e impegnati a emanare direttive fantasticamente sciocche. Per protesta, salirebbe definitivamente a bordo del Beagle, il brigantino della regia marina britannica usato per le sue esplorazioni, malgrado soffrisse di un terrificante mal di mare.
Meglio il perenne mal di mare che lo spettacolo degli epigoni abusivi i quali, per fare la guerra culturale agli atei devoti, si sono trasformati in una nuova maschera dell’ ideologismo moderno: i devoti dell’ ateismo.
E così l’ euroburocrazia, incapace di trovare una posizione univoca nei confronti di chi, come l’ Iran, calpesta per davvero i diritti umani con la disinvoltura dettata dall’ impunità, impotente con i militari dispotici che stanno schiacciando nel sangue i monaci birmani, non trova altro passatempo che non sia la denuncia del «creazionismo» come teoria incompatibile con una parodia di «diritti umani» calpestati da chi?
Addirittura da chi si ostina a dar torto a Darwin giurando eterna fedeltà alla Bibbia e ai progenitori Adamo ed Eva. Uno spettacolo di intolleranza culturale che è il contrario di ciò che idealmente si professa. Una manifestazione di paura che attanaglia i custodi dell’ unico pensiero autorizzato e vidimato dalle istituzioni europee fino al punto di immaginarsi un nuovo nemico nelle vesti del creazionismo. La scienza non c’ entra. C’ entra l’ incrollabile pretesa di parlare nel nome di una presunta nuova Verità. Ciao, Darwin.
(A.C. Valdera)