Mi sembra già di sentirla, l’amica frequentatrice di gallerie d’arte, quella che non si perde un’”installazione” e che va in pellegrinaggio al Guggenheim di Bilbao almeno una volta all’anno: «Visto che avevo ragione a dire che la tua visione è arretrata? Il dito di Cattelan in Piazza Affari ci starà fino a metà ottobre, e magari per sempre. Un successo incredibile».
L’altro elemento immancabile è la provocazione e/o profanazione, di cui il patavino è sommo pontefice: dal dito medio mostrato alla città alla scritta Inri sopra un cavallo crocifisso, dai bambini impiccati al Papa colpito dal meteorite all’Hitler inginocchiato in preghiera, la sottolineatura è costante: nulla merita rispetto, tutto deve essere dissacrato perché nulla in realtà ha valore.
La dissacrazione non riguarda solo i simboli cristiani, ma tutto ciò che per l’umanità ha un valore: l’infanzia, l’arte classica, ecc. Si pensi al famoso dito: la mano di marmo a cui appartiene richiama i classici greci o Michelangelo, che l’”artista” rievoca solo per ridurre a mero gestaccio. L’armonia è recuperata con una citazione, al solo scopo di distruggerla. E qui si arriva a un’altra caratteristica della maggior parte dell’arte contemporanea: la mediocrità creativa degli artisti, che per realizzare le proprie “installazioni” compiono operazioni che anche un manovale saprebbe eseguire, oppure utilizzano oggetti creati da altri, oppure esibiscono una manualità puerile.
I bamboccini di Cattelan ricordano tanto le statue dei musei delle cere, e non dei migliori: più quello di San Marino che quello di Madame Tussauds. Perché più importante è l’idea, il concetto che si vuole esprimere, che in fondo è sempre lo stesso: evviva il nichilismo, di tutto si deve dubitare e nulla merita omaggio o reverenza.
L’arte contemporanea è espressione della cultura contemporanea anti-teistica: la negazione dell’armonia e lo sberleffo a tutto ciò che l’umanità venera o ha venerato è funzionale alla negazione di ogni gerarchia di valori, di ogni criterio eterno del bene e del male. Ma mentre la modernità negava Dio nell’illusione di collocare l’uomo al suo posto, questi artisti post-moderni esprimono perfettamente l’esito nichilista dell’abolizione del divino, che coinvolge inevitabilemente anche l’uomo. E la folla applaude e Repubblica incita per la semplice ragione che il nichilismo è diventato cultura di massa.
L’arte merita il nostro rispetto e la nostra soggezione quando ci mette in comunicazione col bello, che è splendore della verità e finestra sull’eterno. Ma quando la disarmonia e la profanazione invadono le nostre piazze in nome dell’arte, avremmo tutto il diritto di sbullonarle e rovesciarle a terra. Se non lo facciamo, è perché siamo diventati tutti dei piccoli borghesi impigriti.