Perché il “matrimonio” gay è dannoso

pediatri_UsaLa Croce 13 febbraio 2016

Priva per statuto i bambini di una madre e di un padre: per questo oltre ad essere un monstrum giuridico è pure socialmente dannoso. Questo è lo statement di un’associazione internazionale di pediatri americani, l’American College of Pediatricians. Nel frattempo in Italia si lavora per anestetizzare le dichiarazioni del professor Giovanni Corsello, perfino più mite dei colleghi americani

di Giuseppe Brienza

La scorsa settimana il presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP), Giovanni Corsello, si è espresso in maniera critica rispetto alla crescita di bambini nell’ambito di coppie gay. Persino giornali assolutamente favorevoli alle adozioni omosessuali, come “la Repubblica” e “Il Fatto quotidiano”, hanno dato rilievo alla sua, peraltro prudente, dichiarazione: «Non si può escludere che convivere con due genitori dello stesso sesso abbia ricadute negative sui processi di sviluppo psichico e relazionale nell’età evolutiva».

Raggiunto prontamente al telefono da “Repubblica.it” Corsello si è spiegato meglio: «Il mio voleva essere un contributo positivo al dibattitto, non una presa di posizione pro o contro la stepchild adoption. Era solo per dire che la priorità è la salute psicologica del bambino e la legge deve considerare prima di tutto questo. Instabilità e conflittualità in famiglia, sia esso etero che omosessuale, possono avere ripercussioni negative sullo sviluppo del bambino. Così come la percezione della diversità coi suoi coetanei. È questo l’aspetto a cui mi riferisco quando parlo di ricerche e studi: come l’equilibrio della famiglia e la percezione che il bambino ne ha all’esterno, quando si relaziona coi coetanei, influenza la sua crescita psicologica. Non volevo mettere in correlazione danni allo sviluppo e famiglia gay però non li escluderei nemmeno. Vorrei sottolineare che ogni caso è a sé, che la conflittualità può svilupparsi o no: va analizzato ogni singolo caso, non è una posizione ideologica, è una sollecitazione a chi fa le leggi a tenere conto di ogni situazione» (cit. in Agnese Ananasso, in “la Repubblica on line”, 3 febbraio 2016, www.repubblica.it/).

Anche alla luce del successivo “ammorbidimento”, è pur vero che uscirsene con valutazioni di questo tipo in pieno dibattito parlamentare sulle unioni civili necessita non poco coraggio. Dando comunque un’occhiata alle posizioni espresse da parte di omologhe associazioni di pediatri che, in Occidente, stanno fronteggiando da diversi anni ormai i problemi delle “famiglie arcobaleno”, ci si rende pienamente conto di come le dichiarazioni del presidente della SIP siano fin troppo caute.

Negli Stati Uniti, per esempio, l’American College of Pediatrics (ACP) sta difendendo fin dall’inizio l’evidenza che i bambini cresciuti da “genitori” dello stesso sesso presentano problematiche sostanzialmente peggiori rispetto ai bambini cresciuti con “genitori eterosessuali”.

Lo svantaggio per i bambini che crescono con due “genitori” dello stesso sesso si nota in relazione a vari fattori, tra cui i principali sono i seguenti: 1) insuccessi scolastici e gradi di istruzione conseguiti, 2) livelli di sviluppo cognitivi e disturbi psicologici e di apprendimento, 3) minore adattamento sociale e sviluppo psicosociale; 4) problemi a livello emotivo o di salute mentale, 5) ansia o disturbi dovuti a deficit dell’attenzione, 6) minore autostima e tendenza alla depressione, 7) esperienze sessuali precoci, 8) maggiore percentuale di molestie sessuali in famiglia o da altri adulti, 9) maggiore tendenza all’uso di sostanze stupefacenti (per es. marijuana) ed a comportamenti delinquenziali.

Di seguito citiamo solo alcuni dei più recenti studi scientifici addotti dall’ACP per motivare gli assunti appena elencati: Douglas W. Allen et al., Nontraditional Families and Childhood Progress Through School: A Comment on Rosenfeld  (in “Demography”, n. 955, June 2013); Douglas W. Allen, High school graduation rates among children of same-sex households (in “Review of Economics of the Household”, n. 635-2013), D. Paul Sullins, Emotional Problems among Children with Same-sex Parents: Difference by Definition (in “British Journal of Education, Society & Behavioural Science”, n. 99-2015).

L’American College of Pediatrics, con sede a Gainesville, in Florida, fondato nel 2002 da un gruppo di pediatri fra cui il prof. Joseph Zanga (già presidente dell’American Academy of Pediatrics-AAP), è presente con propri associati in 47 degli Stati federati nord-americani ed ha corrispondenti in 5 Paesi esteri. L’anno scorso ha fatto parlare di sé per il suo coinvolgersi in una delicata diatriba con la sigla maggiormente rappresentativa dei sociologi statunitensi, l’American Sociological Association (ASA). Quest’ultima, infatti, ha potentemente “sponsorizzato” la tesi dell’indifferenza per i bambini nel crescere con genitori o coppie gay.

I pediatri dell’ACP hanno messo sotto accusa la documentazione scientifica apportata dall’ASA, facendo notare come una parte soddisfa il requisito statistico necessario per accreditare qualsiasi tesi scientifica, tanto più quella delicata ed inedita dell’“indifferenza sessuale genitoriale”. In sostanza, ben quattro studi citati a supporto delle tesi dell’ASA non si presentano come scientificamente validi perché una parte rilevante, tra il 40 e il 60% dei bambini studiati come figli di “genitori” dello stesso sesso, sono in realtà bambini cresciuti per la maggior parte della loro vita con genitori di sesso diverso.

Ritornando all’Italia ed alle dichiarazioni del prof. Corsello, è rilevante come, da medico, il presidente della SPI abbia specificato che qualsiasi discussione sulle unioni civili e sulla stepchild adoption «dovrebbe comprendere anche i profili clinici e psicologici del bambino e dell’adolescente». Infatti, secondo il rappresentante della più importante associazione di pediatri italiani, «la maturazione psicologica di un bambino si svolge lungo un percorso correlato con la qualità dei legami affettivi all’interno della famiglia e con i coetanei. La qualità delle relazioni umane e interpersonali, nonché il livello di stabilità emotiva e la sicurezza sociale di un bambino sono conseguenze di una maturazione psicoaffettiva armonica».

Corsello quindi ha affermato a chiare lettere: «Quando si fanno scelte su temi di così grande rilievo sociale, che incidono sui diritti dei bambini a crescere in sistemi protetti e sicuri, non possono essere considerati solo i diritti della coppia o dei partner, ma va valutato l’interesse superiore del bambino».

Siccome si citano spesso i “magnifici e progressivi” Stati Uniti, affermando che in questo Paese i pediatri sono a favore delle adozioni gay, rispondiamo: non è vero! Basta dare un’occhiata al sito ed alle pubblicazioni dell’American College of Pediatrics e poi ne riparliamo.

L’associazione fondata dal prof. Zanga si è espressa in senso totalmente contrario non solo alle adozioni omosessuali ma anche ai “matrimoni gay”, che ne sono indiscutibilmente il presupposto. «Se è vero che il dibattito sulla legittimità dei matrimoni dello stesso sesso può essere affrontato sotto diverse prospettive – leggiamo sul sito ufficiale dell’ACP –, è pur vero che non va assolutamente sottovalutata quella degli effetti che lo stesso ha sui bambini. Da questo punto di vista va affermato che il matrimonio fra persone dello stesso sesso priva i bambini di una madre e di un padre, ed è per questo dannoso» (ACP, Same-Sex Marriage: Not Best for Children, http://www.acpeds.org/same-sex-marriage-not-best-for-children).

L’American College of Pediatrics ha sempre cercato di difendere l’interesse del bambino perseguendo un punto di vista oggettivo e scientifico, non sarebbe il caso di dare ascolto anche a loro?