Tempi 12 Agosto 2018
Il processo di graduale “nullificazione“ dell’umano grazie alla società opulenta e tecnocratica scarnifica e disintegra il desiderio, riformulandolo “a suo piacimento”
Contribuire all’opera di Dio, come la Chiesa sempre richiama, è una cosa davvero impressionante. Dio è sempre in azione e introduce, implica in ogni inizio il compimento. L’inizio non ha bisogno dell’uomo per accadere, il compimento sì. L’espressione «Dio ha bisogno degli uomini» non indica l’insufficienza di Dio nel portare a termine i suoi atti, ma la sua inimmaginabile libertà di coinvolgere l’uomo come partner.
Una sorta di “società per azioni” di cui Dio è l’azionista di riferimento. Il cristianesimo ha introdotto con genialità unica l’idea di hierarchia (che il protestantesimo ha incoscientemente liquidato) che riconosce alla realtà il suo statuto ontologico. Pico della Mirandola, 30 anni prima della Riforma, con il suo De hominis dignitate, formula l’idea dell’umanesimo cristiano come canone prescrittivo dell’Occidente.
Questo canone, prescrittivo e normativo, esplicita un livello di autocoscienza, cioè di coscienza che l’uomo ha di se stesso, come libertà il cui vertice è nella dipendenza. Da questo vertice poi, nella storia della modernità, così come la vedeva il grande Augusto Del Noce, si è avuto il precipitare di una “catasrofe” (letteralmente: voltarsi all’in giù, rovesciamento), termine caro a Del Noce come osserva Vittorio Messori nel suo Pensare la storia, p.605.
L’agnosticismo del XVIII secolo, poi l’ateismo del marxismo dell’Ottocento e il nicciano-freudismo non riescono a svellere le radici di una fede popolare nell’ordine della realtà delle cose. È dopo la Seconda guerra mondiale che l’iperconsumismo inizia a erodere, a “consumare” l’idea che la natura dell’uomo abbia uno statuto che ne legittima l’assoluta, inviolabile dignità.
Il processo di questa graduale “nullificazione“ dell’umano sappiamo che è iniziato prima, ma la società opulenta e tecnocratica scarnifica e disintegra il desiderio, riformulandolo “a suo piacimento”. Cosi il Potere ha le mani libere, dando addirittura la parvenza di liberare l’uomo dai suoi legami originari e socialmente significativi.
Ecco perché il tentativo di dis-intermediazione politica e sociale è oggettivamente pericoloso. Perché dis-integra l’uomo (e il cittadino) dai suoi legami costitutivi: famiglia, amicizie associative, cooperazione economico-sociale. Ecco perché ha un senso ridisegnare e riconoscere il valore e l’utilità irrinunciabile dei corpi intermedi.