di Carlo Bellieni
Finisce un 2010 di falsi allarmi e di crisi sottovalutate; e tutto questo non per pura casualità, ma per un clima culturale omologante che intorbidisce l’aria, come succedeva, con note diverse, cinquant’anni fa.
E oggi? Nell’anno 2010 abbiamo avuto un florilegio almeno in campo medico e bioetico, di una cultura appiattita, monotona, pesante. Potrebbe dire così un lettore dei giornali di oggi: “Ho imparato che ogni anno c’è un’epidemia che distruggerà il mondo anche se poi tutte fanno meno morti di un’influenzetta / che fare figli a 50 anni è come farli a 20 / che è amore dare la cicuta al suicida / che i feti non sentono dolore perché dormono / che il mondo sarà distrutto dal surriscaldamento / che la neve che vedo fuori della finestra è neve ora che Bush se ne è andato, ma finché governava Bush era lava vulcanica e sabbia del deserto / che è giusto premiare col Nobel una ricerca di 30 anni fa ma molto quotata dalla cultura dominante mentre i giovani ricercatori non hanno fondi / che il mondo si è creato da sé anzi lo ha creato la forza di gravità / che la forza di gravità non può essersi creata da sé ma questo non importa / Ecco cosa ho imparato oggi!”.
Dite se non avete sentito tutti queste notizie, se queste hanno avuto un serio dibattito, o se sono state generosamente elargite come verità rivelata. Abbiamo la coscienza di quanto terrore venga profuso da tanti giornali nella vita di tutti i giorni, su probabili fini del mondo, su crisi annunciate, su tragedie personali spettacolarizzate e rese attrazione?
Quanta faciloneria nel trattare i temi della medicina, dove non si spiegano i rischi delle “novità politicamente corrette” come la diagnosi preimpianto, le pillole abortive, le gravidanze rimandate troppo! E quanto silenzio sulla bellezza della vita prenatale, della maternità che nelle pubblicità vale meno di un paio di scarpe, delle persone con handicap e di chi le assiste.
Ora vogliamo sentirci dire: “Abbiamo sbagliato!”. Ci farebbe piacere come regalo di Natale e proposito di fine anno. I nostri figli, noi stessi, le persone malate, tutti lo aspettiamo con ansia. Per tutto questo, per le paure provocate, per i rischi sottovalutati, per i vagoni di relativismo etico riversati sulle nostre teste… cari giornalisti che ce le avete propinati nel 2010, chiedeteci almeno scusa!