Pio IX

Pio IX_2Il Timone n.76 settembre-ottobre 2008

L’iter di canonizzazione del Pontefice al tempo del Risorgimento ha incontrato resistenze, anche fra i cattolici. Finalmente riconosciuto “beato”, aspetta le preghiere dei fedeli per l’ultimo traguardo, la canonizzazione. Non così per Garibaldi, celebrato subito come eroe e padre della patria

di Roberto de Mattei

La contrapposizione tra Garibaldi (1807-1882) e Pio IX (1792-1887) non cessò dopo la morte dei due protagonisti del Risorgimento. La Chiesa avviò il processo di canonizzazione di Papa Mastai, mentre la massoneria risorgimentale beatificò, fin da subito, Giuseppe Garibaldi. Dino Mengozzi, in un libro appena uscito (Garibaldi taumaturgo. Reliquie laiche e politica nell’Ottocento, Piero Lacaita, Mandria, 2008) ha raccontato la storia del culto rivoluzionario a Garibaldi. Da parte mia, mi soffermerò sulla storia del processo di beatificazione di Pio IX, attingendo a uno studio, non ancora pubblicato, di Fabrizio cannone.

L’inizio della causa di Pio IX

Non fu papa Leone XIII (1878-1903), ma san Pio X (1903-1914) che avviò la causa di santità di Pio IX (1846-1878). Papa Sarto aveva abolito il “non expedit” piano (il divieto rivolto ai cattolici dalla Santa Sede durante il pontificato di Pio IX di non partecipare alle elezioni politiche), a cui si era attenuto anche Leone XIII, ma la sua linea di governo, per la chiara impostazione “religiosa”, ben diversa da quella “diplomatica” del predecessore, esprimeva una forte continuità con il pontificato di Pio IX.

Il processo romano, detto ordinario, iniziato nel 1907, durò sino al 1922, mentre accanto ad esso furono istruiti i processi regionali, detti rogatoriali, nei luoghi dove Pio IX visse e operò: Senigallia, Spoleto, Imola, Napoli. L’enorme materiale raccolto confluì quindi nei dodici poderosi volumi della primaPositio.

L’impulso dato da Pio X alla Causa di papa Mastai si attenuò sotto i suoi successori Benedetto XV e Pio XI. Non era in discussione la santità di Pio IX, ma l’opportunità politica di un gesto pubblico e solenne quale era e rimane la beatificazione di un Servo di Dio che abbia svolto un ruolo pubblico. Pio IX, pur italianissimo, era il Papa dell'”antirisorgimento”, mentre il Fascismo si presentava come una “Rivoluzione nazionale” che proprio nel Risorgimento gettava le sue radici.

La beatificazione di Pio IX sarebbe apparsa un atto pubblico che avrebbe nuociuto al nuovo clima di collaborazione tra la Santa Sede e il regime fascista. Fu sotto il pontificato di Pio XII, dopo la guerra, che la causa riprese slancio, con la pubblicazione di nuove Positiones e del Decreto di introduzione della Causa, emanato il 7 dicembre 1954, a firma del cardinale Amleto Cicognani

Giovanni XXIII sembrò manifestare interesse per la prosecuzione del processo di canonizzazione, che però conobbe un nuovo rallentamento e sembrò arenarsi sotto il pontificato di papa Montini. Nel primo centenario della morte di Papa Mastai, Paolo VI commemorò il suo predecessore con una Messa solenne celebrata in San Pietro il 5 marzo 1978. In questa occasione Paolo VI affermò che i problemi che si erano posti nel corso del pontificato di Pio IX rendevano necessario «un ulteriore periodo di decantazione» per comprendere meglio gli avvenimenti e le loro motivazioni più profonde.

Altrettanto riduttiva fu la posizione dell’avvocato della Causa, lo svizzero Carlo Snider, secondo cui, per portare avanti con successo il processo di Pio IX, era necessario ammettere gli “errori” del Pontefice, anche se questi errori non avrebbero invalidato né il suo magistero né la sua ricerca di santità. Si trattava della nuova linea “post-conciliare”, che cercava di evitare ogni occasione di “scontro” tra Chiesa e mondo. La difesa di Pio IX si deve soprattutto ai postulatori di quegli anni, mons. Alberto Canestri (1882-1970) e mons. Antonio Piolanti (1911-2001), che ne raccolse l’eredità.

Mons. Canestri pubblicò dal 1954 fino alla morte il bollettino La Voce di Pio IX, in cui, contro le interpretazioni “minimaliste” che si facevano strada, non esitava a rivendicare la dimensione, anche pubblica, della figura di Pio IX. A mons. Piolanti si deve la creazione, nel 1972, della rivista quadrimestrale Pio IX, Studi e ricerche sulla vita della Chiesa dal Settecento ad oggi, che si affermò come una pubblicazione di alto livello culturale, poi continuata dal suo successore, e attuale postulatore, mons. Brunero Gherardini.

L’eroicità delle virtù

Con la morte di Paolo VI, nel 1978, cambiò il clima culturale e la causa di beatificazione riprese il suo corso. Il 6 luglio 1985 Giovanni Paolo II decretava l’eroicità delle virtù di Giovanni Maria Mastai Ferretti, riconoscendogli il titolo di Venerabile. Il 15 gennaio 1986 la Consulta medica della Congregazione per le cause dei Santi attestò l’inspiegabilità naturale della guarigione di Sr. Marie-Thérèse de St-Paul, carmelitana di Nantes, miracolosamente guarita da grave malattia ossea.

Nel 1987, un ultimo scrupolo portò alla costituzione di una speciale commissione di 7 membri, presieduta dal cardinale Alfonso Maria Stickler, che avrebbero dovuto pronunziarsi sull’opportunità della beatificazione. Mancò l’unanimità per un solo voto negativo, quello dello storico gesuita Giacomo Martina; bastò questo per bloccare di nuovo la conclusione dell’ iter.

Dopo tanta attesa …finalmente beato

Finalmente, il 21 dicembre 1999 Giovanni Paolo II promulgò il decreto sul miracolo e il 3 settembre 2000 iscrisse solennemente Pio IX nell’albo dei beati, assieme a Giovanni XXIII, all’arcivescovo Tommaso Reggio, al prete Guillaume-Joseph Chaminade e al monaco Colomba Marmion. Si accesero a questo punto aspre polemiche. Per alcuni settori del cattolicesimo progressista la beatificazione di Pio IX si poneva in discontinuità con il Concilio Vaticano II, da essi considerato come “evento fondatore” di una nuova ecclesiologia.

La beatificazione del Papa del Sillabo e della infallibilità pontificia appariva come un inaccettabile “ritorno” a quella tradizione che si pretendeva definitivamente abbandonata. Eppure, per giustificare le “novità” del Concilio e vincere le resistenze conservatrici, questi stessi settori, negli anni precedenti, avevano invocato la tesi della dialettica continuità del Concilio con la tradizione precedente.

I «minimalisti», da parte loro, tentarono di ridurre la portata del pontificato di Pio IX, presentandolo come santo sul piano personale ma politicamente sprovveduto sul piano pubblico. In realtà, Pio IX è stato beatificato per la virtù eroica dimostrata come Pontefice della Chiesa universale tra il 1846 e il 1878. La sua beatificazione non ha riguardato solo uno spicchio della personalità del Pontefice, ma tutto l’uomo, nella vita, negli scritti, nelle opere, passate al vaglio di una minuziosa e severa inchiesta canonica.

La beatificazione del 3 settembre 2000 ha illuminato di nuova luce non solo gli atti culminanti del suo pontificato, come la proclamazione del dogma dell’Immacolata e l’indizione del Concilio Vaticano I, ma tutti i suoi gesti privati e pubblici: le riforme politiche, sociali e amministrative e il Sillabo, lo straordinario impulso missionario che impresse alla Chiesa e la rinascita culturale e morale del cattolicesimo nell’Ottocento.

A ciascuno i suoi santi

La differenza di fondo tra i “santi della Rivoluzione”, come Garibaldi, e quelli beatificati dalla Chiesa come Pio IX, sta proprio in questo. La Chiesa, che ha nella santità una delle sue principali note, riconosce come santi coloro che esercitano eroicamente le virtù cristiane, in pubblico e in privato, tra difficoltà e gravi impedimenti. Essa esamina rigorosamente ogni parola, scritto ed azione del candidato agli Altari, ed esige, per la promulgazione finale, il suggello soprannaturale del miracolo.

La Rivoluzione canonizza in modo spiccio briganti, avventurieri, terroristi, non curandosi della loro vita personale, spesso dissoluta e sregolata. La promulgazione delle “virtù” avviene attraverso la diffusione di leggende e mitologie, prive di alcuna verità storica, costruite nei laboratori ideologici e propagandistici delle sètte. I santi della Chiesa sono modelli che sfidano i secoli e conducono i loro imitatori alla felicità eterna. I santi della Rivoluzione sono presto inghiottiti dalla storia e offrono ai loro seguaci un esempio di vita iniqua e infelice sulla terra e nell’eternità.

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