Pio V, il Santo inquisitore

Pio Vil Timone n.16 – anno III – Novembre/Dicembre 2001

 Considerato santo già in vita, Papa san Pio V non transigeva nella difesa della purezza della fede. Devotissimo alla Madonna, ricorse alla sua intercessione per sconfiggere i Turchi nella gloriosa battaglia di Lepanto.

 di Alberto Azzimonti

 

NOME: Antonio Michele Ghislieri

DATA DI NASCITA: 17 gennaio 1504

ELEZIONE : 7 gennaio 1566

INCORONAZIONE : 17 gennaio 1566

DURATA: 6 anni, 3 mesi, 24 giorni

DATA MORTE: 1 maggio 1572

SEPOLTO: Basilica S. Maria Maggiore, Roma

CANONIZZATO: 22 maggio 1712 da Clemente XI

POSIZIONE CRONOLOGICA: 225

San Pio V si può considerare come uno dei papi più “politicamente scorretti” della storia della Chiesa. Sì, perché era un Supremo Inquisitore che considerava gli eretici al pari dei delinquenti comuni e non esitava a ricorrere alle armi, alla scomunica e alla raccolta degli Ebrei nei ghetti per salvaguardare i diritti di Dio.

Questi atteggiamenti, forse un po’ urtanti la nostra “sensibilità” moderna, sono giustificabili se valutati nella situazione storica in cui visse S. Pio V.

I costumi ecclesiastici e sociali erano allora molto rilassati a causa della perversa influenza esercitata dalla Riforma protestante e dal Rinascimento. Pio V cerca di riportare maggior rigore morale applicando energicamente i dettami dell’appena concluso Concilio di Trento (1545-1563). Incarna il modello di Papa religioso, si considera responsabile solo nei confronti di Dio, tanto da ritenere addirittura superflue le mura a difesa dello Stato Pontificio: “Le armi della Chiesa sono la preghiera, il digiuno e la Sacra Scrittura”. Vive nel continuo rigore ascetico, portando il cilicio e un ruvido saio.

I romani rimangono sgomenti nell’apprendere la sua elezione alla cattedra di Pietro, immaginando a quali restrizioni sarebbero andati incontro. Pio V durante il pontificato in effetti da più volte l’impressione di voler trasformare Roma in un convento. Con il tempo però sarà amato e stimato, tanto che il Von Ranke potè scrivere: “II popolo era affascinato quando lo vedeva nelle processioni a piedi scalzi ed a capo scoperto, con in volto l’espressione di pietà non finta, con la barba lunga bianca come la neve; si pensava che non c’era mai stato un papa così devoto; si raccontava che il solo suo sguardo aveva convertito dei protestanti. Del resto Pio era benigno e affabile”.

Lo stesso S. Carlo Borromeo affermò che da molto tempo la Chiesa non aveva un papa migliore e più santo. Conosciamo allora più da vicino Papa san Pio V. Antonio Michele Ghislieri nasce in una famiglia molto povera a Bosco, presso Alessandria il 17 gennaio 1504. Durante l’infanzia sembra abbia fatto il pastore. A 14 anni entra nel convento domenicano di Vogherà con il nome di fra Michele e a 24 anni è ordinato sacerdote. Osserva la regola in modo esemplare e rigoroso. Non si concede mai lussi e dalle elemosine ricevute trattiene solo lo stretto necessario.

Ben presto, da Roma giunge la nomina a Inquisitore, prima per la diocesi di Pavia e poi per quella di Corno e Bergamo. Zone difficili, queste, perché confinanti con la Svizzera, dove l’eresia protestante è già diffusa. Spesso gli accade di essere congedato a sassate dalla folla dopo le prediche.

Il Grande Inquisitore cardinale Gian Pietro Carafa, una volta divenuto Papa con il nome di Paolo IV (1555-1559), nomina Ghislieri prima vescovo di Nepi-Sutri, poi cardinale, quindi Grande Inquisitore. Siamo nel 1558. Appena diviene Papa, il 7 gennaio 1566, Pio V elimina tutti quei rituali eccessivamente sfarzosi che seguivano allora le elezioni papali, come il banchetto d’incoronazione e il lancio di denaro al popolo. Cerca con ogni mezzo di estirpare il cancro della mondanità emettendo bolle, condannando i bestemmiatori, i concubini e i profanatori dei giorni festivi. Combatte contro l’eccessivo fasto negli abiti e nel divertimento.

Difende strenuamente il vincolo matrimoniale, infliggendo pene severe agli adulteri. Il primo provvedimento di riforma della Chiesa è la pubblicazione del Catechismo (1566), poi il Breviario romano riveduto (1568) e nel 1570 stabilisce nuove regole per il Messale Romano. Visita personalmente le basiliche e le parrocchie, comandando ai vescovi di fare altrettanto nelle loro diocesi, imponendo loro anche l’obbligo di residenza nelle proprie sedi.

Riforma gli antichi Ordini religiosi, dando disposizioni per l’insegnamento della Summa teologica nelle università, dichiarando S. Tommaso d’Aquino Dottore della Chiesa, l’11 aprile 1567.

Potenzia l’istituto dell’Inquisizione, alle cui sedute spesso partecipa personalmente, convinto che fosse l’unico strumento efficace per tutelare la fede dalla “peste dell’errore”. Nel 1571 dispone la fondazione della Congregazione dell’Indice dei libri proibiti.

Oltre che nei confini dello Stato pontificio, Pio V si preoccupa di stroncare il diffondersi del protestantesimo anche negli Stati ancora cattolici. I contrasti sorti con il re spagnolo Filippo II portano al rinnovo della pubblicazione nel 1568 della bolla In Coena Domini, che è una raccolta di sentenze di scomunica risalenti al XIII secolo e proclamate ogni giovedì santo. Pio V ribadisce l’esecrazione verso chi viola le libertà ecclesiastiche e i diritti pontifici.

In Francia deve intervenire con decisione per controllare l’invadenza delle dottrine di Calvino, favorite dalle connivenze dei nobili cattolici con gli ugonotti. Per difendere la causa cattolica, Pio V invia truppe armate nella battaglia di Mancantour, il 3 ottobre 1569. Nel timore di una continua avanzata dei Protestanti e conoscendo la debolezza della corona, rifiuta di concedere la dispensa per le nozze della figlia di Caterina de’ Medici, Margherita, con il principe ugonotto Enrico IV di Navarra.

Molto tesi sono anche i rapporti con l’Inghilterra, quando alla cattolica Maria Tudor succede al trono l’anglicana Elisabetta I. Resosi conto dell’impossibilità del ritorno dell’Inghilterra nel seno della cattolicità, il 25 febbraio 1570 Pio V pubblica la bolla Regnans in excelsis, con la quale scomunica la regina Elisabetta perché propagatrice di eresie, privandola del suo regno e sciogliendo i sudditi dal giuramento di fedeltà e di ubbidienza.

È questa l’ultima volta che un papa scomunica un principe regnante, anche perché la sentenza si rivelerà senza conseguenze dal punto di vista politico. Peggiora anzi la condizione della minoranza cattolica in Inghilterra.  L’obbedienza al Papa viene considerata tradimento alla corona e perciò passibile di persecuzione.

L’impresa di maggior prestigio di Pio V rimane, in ogni caso, la vittoria nella battaglia navale contro la flotta turca, a Lepanto, il 7 ottobre 1571. La minaccia araba si era fatta particolarmente pericolosa dopo che i Turchi avevano sottratto ai veneziani l’isola di Cipro, l’ultimo baluardo cristiano nel Mediterraneo occidentale.

I soldati che si arrendono ai musulmani vengono sterminati, tra atroci supplizi. Il Papa crea una Lega santa con Venezia e la Spagna per bloccarne la pericolosa espansione. La flotta ottomana, tornata all’attacco, è intercettata e sconfitta al largo di Patrasso in una delle vittorie più grandiose del Cristianesimo sull’Islam. Pio V attribuisce il merito del successo alla mediazione della Madonna, cui le Confraternite del Rosario di tutta Europa elevano preghiere di intercessione. Stabilisce il 7 ottobre festa di Nostra Signora della Vittoria, che Gregorio XIII trasformerà in festa della Madonna del Rosario, aggiungendo alle litanie lauretane l’invocazione Auxilium Christianorum.

RICORDA “Che sarebbe avvenuto se i cristiani fossero stati sconfitti? Folli d’orgoglio, i musulmani non si sarebbero precipitati con impeto irresistibile su tutta la cristianità? E stante la crisi che la Chiesa attraversava, gli assalti della ‘Riforma’, l’antagonismo tra l’Inghilterra e la Spagna, la debolezza dell’Impero o le guerre civili della Francia, che cosa non si sarebbe dovuto temere? (…) non v’è dubbio che i turchi, qualora fossero stati vittoriosi, si sarebbero spinti sin sulle soglie di San Pietro”.

(Card. Giorgio Grente, II Pontefice delle grandi battaglie, san Pio V, Ed. Paoline, Roma 1957, p. 174).

BIBLIOGRAFIA

Card. Giorgio Grente, Il Pontefice delle grandi battaglie, san Pio V, Ed. Paoline, Roma 1957.

Innocenzo Giuseppe Vecchi, O.P., San Pio V fede e coraggio, Ed. San Sisto vecchio, Roma 1972.