di Carlo Bellieni
Una volta lo si sarebbe chiamato “gesto inspiegabile”; oggi invece il suicidio di Mario Monicelli è accolto dai media con imbarazzato silenzio se non con approvazione: e silenzio e approvazione non vengono solo dai paladini del suicidio assistito o dell’eutanasia, ma da molte parti inattese echeggia una voce che in qualche modo “spiega” il fatto che un anziano lucido e malato si sia buttato dal quinto piano di un ospedale. Una voce che comprende, che solidarizza.
Approvazione e silenzio per il gesto purtroppo sono segnale che ormai sta vincendo chi per anni ci ha indottrinato dicendo che il clou della vita è ciò che diciamo nella nostra solitudine. E’ probabile. Ma guardiamo bene: dire così in apparenza richiama ad un senso di libertà, di autodecisione slegata da coercizioni; ma in realtà richiama alla paura e alla solitudine.
Come ben spiegano i giornali scientifici, tutt’al più il malato può rifiutare cure inutili o dolorose, ma non ci si toglie la vita se non per domandare: il suicidio è un grido disperato: “La richiesta dei parenti o del paziente di affrettare la morte è un modo di esprimere la richiesta di maggiore comunicazione, miglior controllo dei sintomi, migliore comunicazione. E’ raro che rappresenti la necessità per il paziente di controllare ora, luogo e modalità della morte” scriveva nel 2008 JL Abraham dell’istituto dei tumori di Boston.
Chi chiede di morire torna indietro se trova il modo di cambiare le condizioni ambientali; o se trova una cura adeguata alla depressione che troppo spesso e colpevolmente manca, come ben spiegava il British Medical Journal del gennaio 2010.
Il bivio cui si trovano davanti i legislatori è se dare la “libertà di morire” o se dare “la “libertà”: economica, sociale, clinica, ambientale per vivere. E’questo il crinale che si finge di non voler vedere: la società postmoderna offre solo la libertà di morire, mentre la gente vorrebbe la libertà di vivere; abbandona la gente, la lascia nella disperazione e poi domanda: “preferisci morire o vuoi sentire ancor più il morso della disperazione, perché io ti so offrire solo questa?”. Bella alternativa e bella libertà! Darsi la morte è un atto che ci deve far riflettere: è davvero un atto di autodeterminazione o un’ultima richiesta di aiuto?