Il saggio di Gianni Fochi, Fischi per fiaschi nell´italiano scientifico, mette in guardia dalle deformazioni di un certo linguaggio accademico
di Andrea Bartelloni
Sempre più spesso si sentono termini scientifici entrare nel linguaggio comune anche perché la nostra epoca, dopo il crollo delle ideologie, sembra attaccarsi ad una nuova ideologia, quella scientista. La scienza la fa da padrona in quasi tutti i settori e, purtroppo, non tutti sono in grado di usare i termini giusti al momento giusto.
Il professor Gianni Fochi, chimico della Scuola Normale Superiore di Pisa e giornalista scientifico, è da sempre in prima linea nello sforzo di rendere tale l´informazione scientifica e di non farla scadere nella disinformazione.Mentre il suo precedente volume Il segreto della chimica (Longanesi, 1999) è alla terza edizione e continua ad avere un grande successo, è appena arrivato nelle librerie Fischi per fiaschi nell´italiano scientifico(Longanesi, collana Il piccolo cammeo, 144 pagine, 12 €) che, già nel titolo, denuncia le sue finalità: smascherare gli equivoci in cui può cadere chiunque, nel linguaggio comune, usi o incontri termini propri anche della scienza, la quale dà loro un significato spesso del tutto diverso o addirittura opposto con il rischio, non infrequente, di non capirsi, o meglio di prendere fischi per fiaschi.
Dire, per esempio, “acido” a proposito della varichina ha effetti pratici o, al contrario, ci si capisce lo stesso? È una grossa improprietà, perché la varichina non è acida, ma basica, cioè esattamente il contrario. Le conseguenze dell´errore non sono solo far storcere il naso ai chimici: scopriamo nelle pagine di Fischi per fiaschi che l´attribuzione errata di caratteristiche acide porta varie persone al pronto soccorso, quando si servono appunto della candeggina trattandola senza sapere che acida non è e con gli acidi reagisce pericolosamente.
Conscio che la prima regola per evitare un errore è capire l´essenza del problema da affrontare, il professor Fochi spiega ai profani che cosa la scienza intenda con le parole rese ambigue dall´uso sbagliato. Lo fa salvaguardando, ovviamente, da professionista, il rigore dei concetti, ma li presenta con esempi tratti dall´esperienza quotidiana dell´uomo della strada e con argomentazioni all´altezza di chiunque. Chi nel mondo d´oggi intravede giustamente il pericolo dello scientismo, cioè che la scienza finisca con l´imporsi come unico canale di conoscenza, con Fochi può star tranquillo: nel suo libro egli arriva a servirsi addirittura di uno strumento classico dei filologi, l´etimologia, dove può aiutare la comprensione dei significati.
Egli ci spiega che la parola benzina è in relazione con Giava, la grande isola indonesiana e che è alquanto strano definire qualcuno malleabile. Quest´ultimo aggettivo viene dal latino malleus (maglio, martello) e vuole indicare propriamente un metallo riducibile in lamine sottili. Applicarlo a una persona accondiscendente implicherebbe, a rigore, che è stata domata a martellate o, in modo traslato, almeno con qualche altra tortura o forte pressione fisica o psicologica.
Troviamo poi ridicolizzata l´abitudine di ricorrere con leggerezza ai paroloni: se lo fa la signora Italia, personaggio panarielliano, ci fa ridere… Fischi per fiaschi ci rivela che siamo ridicoli anche noi, se affrontiamo termini difficili di cui ignoriamo il significato vero. Chi dice che il goal di Del Piero ha catalizzato l´entusiasmo del pubblico allo stadio sta usando un verbo inventato nella prima metà dell´Ottocento dal chimico svedese Berzelius per indicare che una certa sostanza è in grado di aumentare la velocità d´una reazione. Sapendo questo, chiunque arriva a capire che non si possono accelerare l´entusiasmo e l´attenzione: li si possono suscitare o attrarre, verbi, sottolinea Fochi, anche meno cacofonici e lesivi dell´armonia della nostra bella lingua.
Il volume del professor Fochi si rivolge a tutti, ma in particolar modo a studenti e insegnanti che lo troveranno di grande utilità e stimolerà la curiosità della ricerca del significato delle parole per migliorare e arricchire un patrimonio lessicale che sembra sempre più impoverirsi.