Proposta di legge per limitare l’aborto

una proposta di legge per limitare l'aborto: un cuore che batteAbstract:  una proposta di legge popolare per limitare la piaga dell’aborto: “Un cuore che batte” , per ottenere di fare ascoltare il battito cardiaco del bambino nella pancia della madre che vuole abortire e una ecografia. Si svela così la menzogna abortista che il feto non è vita umana. Nonostante il battage mediatico subito scatenato dallo schieramento abortista, si tratterebbe solo di una proposta minimale a difesa del più debole e, insieme, di una opportunità alla donna di valutare più consapevolmente, ai sensi delle scelte di cui all’art 5 della stessa 194, la possibilità di opzioni differenti dall’aborto che, comunque resta autorizzato e consentito come da legge.

Il Borghese n.8/9 Agosto 2023 La proposta pro-life d’iniziativa popolare

Un cuore che batte

di Giuseppe Brienza

La Suprema Corte degli Stati Uniti, come noto, ha di recente ridimensionato la portata della storica sentenza “Roe v. Wade” che nel 1973 aprì la via alla legalizzazione dell’aborto nel Paese. I singoli Stati dell’Unione, a partire dalla causa Dobbs v. Jackson (24 giugno 2022) sono quindi liberi di applicare le loro leggi in materia, poiché quello all’aborto non è più considerato un “diritto costituzionale”. Il Texas e il Missouri a guida repubblicana hanno già l’anno scorso provveduto a rendere praticamente illegale l’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg), seguiti poi da altri Stati prolife.

Tale evoluzione, resa nota e discussa anche dai media italiani, ha riacceso dopo anni di silenzio il dibattito circa la legge nazionale sulla Ivg (n. 194 del 22 maggio 1978), che non pochi chiedono di verificare circa la sua corretta applicazione. Ricordiamo anche che nel 1981 ci fu un referendum proposto dal Movimento per la vita (Mpv) italiano allo scopo di abrogare alcune norme della legge 194 al fine di restringere i casi di liceità dell’aborto che, però, solo il 32% dei votanti approvò. Tale insoddisfacente risultato – per i prolife – andrebbe comunque interpretato considerando i voti nulli o le schede bianche che si registrarono nell’incandescente scenario referendario, che ammontarono a quasi 3 milioni (il 7,70% su totale dei votanti).

la proposta di legge vuole fare ascoltare il battito cardiacoD’allora, comunque, di acqua sotto i ponti ne è passata e la stessa scienza medica ci ha rivelato che la soggettività, la “vita segreta” del feto, il suo protagonismo, parte ben prima dalla “soglia” di  abortività, ovvero quei primi 90 giorni di gestazione entro i quali può secondo la legge italiana essere praticata una Ivg. Fin dal concepimento, in definitiva, una fitta rete di scambi con la madre, biochimici e psicologici, sono rilevabili grazie alle attuali tecniche ecografiche, e sono tali scambi che rendono possibile l’impianto e il corretto proseguimento della gravidanza. Dal punto di vista scientifico, pertanto, sono destituite di qualsiasi fondamento razionale quelle rivendicazioni e slogan del femminismo tossico tipo “l’utero è mio e lo gestisco io”. L’esperienza dei Centri e dei Servizi di Aiuto alla Vita (CAV e SAV) nonché della maggior parte dei consultori familiari di ispirazione cristiana dimostra piuttosto che assieme all’embrione muore parte della donna ed è quindi dovere della società e dello Stato promuovere l’accoglienza dei figli e, insieme, tutelare la salute della donna/madre.

Lo scambio bidirezionale di cellule fetali e materne durante la gravidanza, dimostra la scienza,  va molto oltre a ciò che credevamo in passato. «Questo meccanismo – ha scritto l’ostetrica Cristina Danielis – è noto da diversi decenni ormai, ma solo di recente è stato studiato in maniera dettagliata grazie alle nuove tecniche di ricerca. Se nei tempi passati si pensava che l’utero fosse solo un contenitore isolato e che placenta e cordone ombelicale servissero solamente a far crescere e nutrire il prodotto del concepimento, ora si sostiene che tra mamma e figlio ci sia un rapporto ben più stretto dell’aspetto puramente biologico» (L’amore materno tra scienza e attualità, in Etica, Salute & Famiglia, anno XXVII, n. 4, luglio-agosto 2023, p. 9).

Alla luce di quanto sinteticamente descritto finora e nell’ottica di un non più procastinabile “tagliando” alla legge 194, va segnalata la presentazione della Proposta di legge di iniziativa popolare (Plip), dal nome “Un cuore che batte”, partita a giugno ed aperta alla firma dei cittadini fino al 7 novembre 2023, per integrare uno dei principali articoli della legge sull’aborto.

La Plip vorrebbe in pratica introdurre un comma 1-bis all’articolo 14 della 194 disponendo che «Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza» ai sensi della legge, «è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso».

Nonostante il battage mediatico subito scatenato dallo schieramento abortista, si tratterebbe solo di una proposta minimale a difesa del più debole e, insieme, di una opportunità alla donna di valutare più consapevolmente, ai sensi delle scelte di cui all’art 5 della stessa 194, la possibilità di opzioni differenti dall’aborto che, comunque resta autorizzato e consentito come da legge.

limitare la piaga dell'aborto con una proposta di legge popolareA promuovere la proposta di legge sono state 15 associazioni e comitati prolife fra i quali l’Associazione Pro vita & Famiglia, il Comitato Verità e Vita e la Federazione dei Centri di Aiuto alla Vita, dei Movimenti per la vita, e delle Case di accoglienza (Federvita) del Piemonte.

Va ricordato in proposito che, fin dalla sua entrata in vigore, l’articolo 5 della legge 194 ha previsto che il consultorio o la struttura socio-sanitaria che accolga la donna in gravidanza, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno anche il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, «le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto».

La proposta di legge di iniziativa popolare “Un cuore che batte” è attualmente depositata (per la firma dei residenti) in oltre 250 Comuni d’Italia (l’elenco completo si può consultare sul sito www.oraetlaboraindifesadellavita.org) oltre che nei seguenti dieci capoluoghi di Regione: Ancona; Bari; Cagliari; Firenze; Genova; Napoli; Roma; Torino; Trento; Trieste.ì

Far conoscere e promuovere di questa battaglia di civiltà che ha come compito quello di difendere il più povero dei poveri come il nascituro non voluto assumerebbe un significato anche democratico e di ampliamento delle libertà. Infatti, come era possibile immaginare, i proponenti della Plip hanno contro tutti: dai grandi media ai partiti di opposizione, dalla tecnocrazia europea e internazionale ai Tech Giants, senza contare purtroppo anche le due più conosciute associazioni prolife e profamily italiane come il Movimento per la vita e il Comitato Difendiamo i nostri figli che non hanno finora aderito all’iniziativa.

L’organizzazione di raccolta firme sta servendo, anche se in piccoli circoli, ad innescare un dibattito e una mobilitazione che possa contribuire a rimettere in discussione l’attuale “cristallizzazione” della legge 194/1978. La proposta vuole quindi diventare un volano per conferenze, dibattiti, tavole rotonde, confronti sui media, insomma per gridare che il concepito è uno di noi!