16 maggio 2022
Dopo il crollo dell’Urss, la Russia puntava a diventare pienamente occidentale. Ma qualcuno si è opposto
di Rino Cammilleri
I geni della geopolitica, ovvero: in che mani siamo (finiti). Ora facciamo un piccolo esercizio di immaginazione. Immaginate che mondo sarebbe stato se, ai tempi degli incontri di Pratica di Mare, Putin fosse entrato nel sistema occidentale. Auspice Berlusconi, la Russia fu nel G20 e sarebbe stata disponibile pure a far parte della Nato. I russi, dissolta la cappa sovietica, aspiravano all’Occidente: per i suoi giovani, il rock, i jeans, McDonald’s e la Coca-Cola erano simboli di libertà. I cantanti italiani vi spopolavano, e Toto Cutugno poteva esibirsi con dietro il Coro dell’Armata ex Rossa. Mica i cantanti asiatici, no: i russi spasimavano per essere europei e occidentali.
Ma la cosa, agli occhi dei padroni dell’Occidente, andava bene finché c’era Eltsin e la Santa Russia era in (s)vendita alla mercé degli squali della City e di Wall Street. Quando Putin risollevò il suo Paese dal baratro economico prodotto anche dalle ruberie di chi, nelle dissoluzione dell’Urss, si era spartito l’erario e l’intero sistema economico, allora i padroni di cui sopra drizzarono le antenne. Berlusconi fu subito fatto fuori nei modi che sappiamo e l’Italia venne commissariata (lo è ancora).
Poi partì la manovra a tenaglia e a stantuffo che, lì per lì, spiazzò Putin. Se questi si fosse alleato e fuso con l’Occidente, pensate, la Cina sarebbe stata sola contro il resto del mondo. Anche perché comunista, e i russi l’avrebbero combattuta molto volentieri, considerato anche il fatto che russi e cinesi non si sono mai amati e che, come detto, i russi si sentono occidentali, non asiatici, e fin dai tempi di Pietro il Grande.
Invece no, grazie ai soliti americani e ai solitissimi inglesi, che mai hanno sopportato una grande potenza terrestre sul continente. Con calma, uscirono dalla Ue, nella quale stavano, del resto, con un piede dentro e uno fuori, tant’è che continuavano a tenersi la sterlina mentre tutti gli altri, italiani in primis, o barcollavano sotto l’euro o ci giocavano a biliardo. Il resto è cronaca quotidiana e asfissiante.
La cosa più patetica e molto italiana («ahi, serva Italia…» è lo stillicidio giornaliero sulla salute di Putin. Ogni giorno gli augurano una malattia nuova, ovviamente mortale. Giornalisti italici: che s’ha da fa’ pe’ magna’! Zoom sulle mani, sui ginocchi, sulle guance, nella disperata speranza del famoso «cambio di regime». Che per gli angloamericani è il ritorno di un Eltsin qualsiasi al posto di un leader capace e amato dal suo popolo.
Avviso ai commentatori: prima di fare gli spiritosi pensate a voi stessi, italiani, e da chi siete comandati. Fatevi i conti in tasca, ricorrete alla memoria: mio padre, poliziotto, ancora negli anni Settanta manteneva tranquillamente col suo stipendio la moglie casalinga, tre figli agli studi e l’affitto di casa. E aveva l’auto, il telefono e il televisore. Poi, partita da Berkeley, Usa, ci raggiunse la Contestazione…
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