Il Borghese anno XVI, n. 4 aprile 2016
Giuseppe Brienza
«Noi donne ci siamo, per così dire, emancipate, abbiamo conquistato la libertà di scegliere, nel lavoro, nell’amore, nella vita. Ma a che prezzo? Siamo davvero più felici? E soprattutto, rendiamo più felici le persone che ci sono affidate? Non è che per caso femminismo, rivoluzione sessuale e battaglie per la parità hanno finito per lasciarci più sole e tristi?».
La risposta a queste domande, la giornalista che il quotidiano britannico Catholic Herald ha definito «la scrittrice cattolica più pericolosa del mondo», ce l’ha chiara in mente Costanza Miriano, sposata con quattro figli, è nata nel 1970 a Perugia. Qui si è laureata in lettere classiche e, successivamente, ha studiato giornalismo trasferendosi a Roma per entrare in Rai. Per quindici anni ha lavorato al telegiornale nazionale, il Tg3, ora invece si occupa di informazione religiosa a Rai Vaticano (collabora anche con diversi quotidiani come Avvenire, La Croce e Il Foglio)
È diventata un caso internazionale per i suoi libri anticonformisti su matrimonio e famiglia e, in questo suo ultimo lavoro, racconta ai lettori tramite un dialogo ideale con le proprie figlie, la sua visione dell’identità femminile e del ruolo della donna nella società. Intrecciando consigli educativi, riflessioni e “sentenze” politicamente scorrette su temi delicati come femminismo, rivoluzione sessuale e parità dei sessi, l’Autrice sostiene che tutto, in fondo, è partito dal Sessantotto che, per quanto riguarda le donne, non ha fatto altro che rovinarle e lasciarle sole
Lo spirito femminile, sostiene la Miriano, è pieno di contraddizioni e, questo aspetto, non è un fattore di debolezza ma, anzi, può essere un fattore di ricchezza se è reso complementare alla personalità maschile. Un uomo, padre, marito o amico che sia, può infatti aiutare a capire, cambiare, crescere, quindi a migliorare una donna e, la cosa, naturalmente, è reciproca. La donna può completare l’uomo come nessuno mai potrebbe farlo
Né maschi né femmine, però, devono imitarsi, isolarsi o rivaleggiare fra di loro. Devono cercare, piuttosto, di ricomporre le rispettive contraddizioni e allearsi con in famiglia, in società e, perché no, anche in politica. Secondo la Miriano (contro-corrente anche in questo) le donne non dovrebbero mai diventare sacerdoti perché il sacerdozio a cui sono chiamate è quello del cuore. Quello, cioè, di «offrire ogni giorno sull’altare il nostro cuore stanco, imparare a ballare il ballo dell’obbedienza nel quotidiano, imparare a dire i sì di cui hanno bisogno tutti quelli che possiamo chiamare alla vita, ma a dirli con il sorriso e con la gioia di chi sa di essere piena e totalmente amata».
Nel libro l’Autrice prova anche a ragionare con le sue due figlie su parecchie bugie che hanno propinato alle donne negli ultimi quarant’anni, sulla liberazione sessuale, sul lavoro, sull’accoglienza alla vita etc. Quindi ne segue, fra l’altro, una dura condanna dell’aborto e del carrierismo. È tempo, infatti, per tutte le donne scrive, «di tornare regine, di riprendere il nostro ruolo altissimo: noi siamo quelle che danno la vita, biologica e non. Noi siamo quelle che aiutano la vita quando è più debole. Noi siamo quelle che stabiliscono che timbro ha la vita di un’epoca, di un paese intero. Questo è il meglio della nostra vocazione». Imperdibile (anche per gli uomini)
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Quando eravamo femmine Costanza Miriano – Sonzogno – 2016 – pp. 174 .