Messaggio di mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro, sulla sentenza che sottrae e rende adottabile una figlia a causa della povertà della madre.
ROMA _ Ringrazio sentitamente Giordano Bruno Guerri per l’intelligente articolo pubblicato su Il Giornale di oggi. Faccio mio l’inizio di questo articolo “sgomento, repulsione, disgusto, vergogna, sdegno”; una madre che ha avuto il torto, per le istituzioni assistenziali, di voler mettere al mondo ugualmente sua figlia nonostante le pressioni ad aderire all’aborto, è stata privata della bambina appena dopo due mesi, durante i quali non ha potuto vederla neanche una volta. Questa bambina, con una sentenza della magistratura, è stata dichiarata adottabile.
Uno Stato che nella sua Costituzione mette al centro la persona e la famiglia, avrebbe dovuto aiutare una madre desiderosa di compiere la sua personalità nella maternità e, a fronte di difficoltà economiche, avrebbe dovuto cercare, innanzitutto, di aiutare questa donna a migliorare la sua situazione e non intervenire brutalmente togliendole la figlia – con un piglio che ricorda l’arroganza e la violenza dei regimi totalitari, che pensavamo fossero stati definitivamente archiviati.
Ma forse aveva ragione la grande studiosa ebraica Anna Harendt che denunciava, cinquant’anni fa, la possibilità che la stessa democrazia delle procedure corrette e della divisione delle istituzioni avrebbe potuto assumere il volto del totalitarismo: Anna Harendt, infatti, parlava di “democrazia totalitaria”.
Un avvenimento come quello di Trento è certamente un segnale preoccupante di una concezione totalitaria della vita sociale e delle istituzioni che tentano di sradicare il singolo individuo, considerato come tale, dai suoi diritti, dalle sue esigenze fondamentali e dalla sua ultima libertà di coscienza e di azione. “Quanto dolore feroce e inutile”- è ancora un’espressione di Giordano Bruno Guerri; non lo so se la cosa si risolverà con interventi alle varie istanze di appello, resta il fatto che è stato compiuto un delitto innominabile contro una persona, contro la sua libertà, contro il sacrosanto diritto a generare figli e a poterli educare come persone libere e responsabili, generate in un contesto familiare.
E non mi si venga a dire che la madre era separata, perché anche in questo caso lo Stato avrebbe dovuto assumere la responsabilità di creare una condizione, in qualche modo di supplenza, attraverso un aiuto chiesto alle molte, molte strutture che si occupano di situazioni gravi come quello della madre di questa bambina.
E mi si permetta un’ultima domanda: perché questo silenzio da parte delle istituzioni, soprattutto quelle che lodevolmente, in questi anni, si sono occupate della difesa e della promozione della vita umana? Io faccio fatica a giustificare un silenzio come questo e faccio fatica a pensare che ci siano ragioni adeguate per questo silenzio; preferisco dire a me e a coloro che sono rimasti silenziosi che il silenzio è imperdonabile perché diventa, volenti o no, una connivenza.
Affido questa bambina e sua madre alla protezione della Beata Vergine delle Grazie perché, al di là e al di sopra di tutta la violenza mascherata di correttezza procedurale, la Madonna protegga questa madre e sua figlia. Ma la colpa di questa donna – diciamo le cose con chiarezza -, non è stata forse quella di essersi opposta alla volontà di coloro che volevano farla abortire? E tutta questa vicenda può essere intesa anche come un’orrenda rappresaglia verso chi non aveva accettato la logica dominante che alla prima difficoltà nel parto, di qualsiasi tipo, risponde con l’aborto, che è il modo sentito più indolore per risolvere questioni che, invece, dovrebbero essere risolte con ben altra responsabilità e capacità.
Pennabilli, 10 Settembre 2010
Luigi Negri
Vescovo di San Marino-Montefeltro