Quanti abusi nelle coppie omosex  

La Verità 24 Giugno 2024

Il 30% delle lesbiche ha subito una violenza fisica dalle proprie compagne, mentre il 75% parla di costrizioni psicologiche. Numeri su cui si fa cadere una coltre di silenzio

di Giuliano Guzzo

Le sfilate dei pride, tutti musica e balletti, trasmettono in modo efficace un’immagine di spensieratezza. La stessa spensieratezza che, se si deve credere al cartello accanto a cui, nel 2019, si fece immortalare l’allora senatrice dem Monica Cirinnà – «Dio, patria, famiglia: che vita di merda» -, manca invece alla cosiddetta famiglia tradizionale. In realtà, anche nelle coppie composte da persone dello stesso sesso la violenza non manca, come indica una letteratura neppure così recente.

Già nel 1989, infatti, uno studio di Caroline K. Waterman e pubblicato sul Journal of Sex Research aveva scoperto come il 12% degli uomini gay e addirittura 31% delle lesbiche dichiarasse d’aver subito forme di violenza fisica dai loro partner attuali o recenti.

Un fenomeno riscontrato pure tra i giovani, come prova un’indagine pubblicata nel 2004 sul Journal of Adolescent Health e realizzata Carolyn Tucker Halpern la quale, a partire da un campione di circa 90.000 studenti, aveva riscontrato come il 13,1% delle giovani e l’8,8% dei giovani fosse reduce da violenza per mano di un partner dello stesso sesso.

Dieci anni dopo sono invece stati dei ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine e del King’s College London a realizzare una meta-analisi – ovvero un’indagine su una serie di studi concentrati sulla stessa tematica – che li ha portati a concludere come i maschi che hanno rapporti sessuali con altri maschi (Msm) siano una categoria frequentemente colpita dal comportamento abusivo del loro partner. «I nostri risultati», hanno difatti concluso gli autori di questa meta-analisi pubblicata su Plos medicine, «suggeriscono che le vittime di violenza domestica (Ipv) sono comuni tra le coppie gay (Msm)».

Se ci si focalizza sulla violenza psicologica, il quadro fin qui descritto, già cupo, diventa ancora più allarmante. Nel National Intimate Patner and Sexual Violence Survey (Nisvs) – sondaggio nazionale statunitense sulla violenza di coppia – con cui Matthew Joseph Breiding e colleghi hanno scoperto, relativamente all’anno 2010, come oltre il 50% degli uomini gay e quasi il 75% delle donne lesbiche avesse riferito di essere reduce da violenza psicologica.

Come se non bastasse, esiste – alla faccia sempre dell’allegria dei pride – una grande difficoltà da parte di chi è vittima di queste violenze a denunciarle e ad immaginare una via d’uscita. Prova ne sia un lavoro di Kimberly F. Balsam pubblicato anni fa su Women & Therapyin cui registrava come oltre il 60% delle donne lesbiche interpellate avesse deciso, per mancanza di risorse, di non lasciare la partner violenta.

Davanti a simili evidenze, ben note agli specialisti, la risposta che si tende a dare è che questi tassi di violenza – talvolta più elevati di quelli delle coppie eterosessuali – siano l’esito e lo specchio, in qualche modo, delle discriminazioni e delle violenze che chi appartiene alla minoranza Lgbt accusa da parte della società; stiamo parlando del minority stress, ossia di un insieme di fattori stressanti inflitti al soggetto omosessuale.

Peccato che non esistano studi che documentino il minority stress antecedente alla violenza di coppia e come sua causa scatenante: è solo un’ipotesi .

Il dato che invece colpisce è che quanto sappiamo delle violenze nelle coppie gay potrebbe esser solo la punta dell’iceberg. Infatti, fino al 2015 meno del 5% della letteratura sul tema della violenza di coppia includeva le relazioni omosessuali. Non è forse piacevole da dirsi nel mese dell’orgoglio Lgbt, ma il lato oscuro dell’arcobaleno potrebbe esser ancora da scoprire.

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