Il Giornale.it 25 Ottobre 2020
Aumentano i casi di bambini piccoli positivi alla marijuana. ”Si tratta di un fenomeno sommerso ma i casi stanno moltiplicando”, spiega a Il Giornale.it il direttore del Cav di Pavia Carlo Locatelli
Rosa Scognamiglio
Bambini piccoli, talvolta ancora in fasce, e già positivi alla droga. Giungono ai pronto soccorso in stato di coma, trasportati in ambulanze che corrono a sirene spiegate, da un capo all’altro della città, nel tentativo di salvare loro la vita. Si tratta dei cossidetti ”assuntori accidentali di stupefacenti”, bebé o poco più, che ingeriscono dosi disseminate in giro per casa dai propri genitori, abituali consumatori si sostanze droganti.
Un dramma silenzioso, l’allarme ignorato, che la gigantesca ombra del Covid rischia di oscurare pericolosamente. ”Si tratta di un fenomeno in repentino aumento, – spiega alla redazione de Il Giornale.it il Dottor Carlo Locatelli, tossicologo di fama conclamata e direttore del Centro Antiveleni Maugeri di Pavia – i casi stanno raddoppiando anno dopo anno. Ci sono bambini che neanche gattonano e risultano positivi alle sostanze droganti”.
La cronaca recente riporta casi di bambini, talvolta di pochi mesi, positivi alla marijuana. Cosa sta succedendo?
”Si tratta di un fenomeno in repentino crescendo. C’è un numero elevato di casi, in aumento costante da ormai circa 10 anni, di bambini positivi al Thc, il principio attivo drogante della marijuana in foglie o dell’hashish in resina. La maggior parte dei pazienti che diagnostichiamo con problematiche di questo genere, talvolta bebè che hanno appena imparato a gattonare, viene da contesti familiari in cui si fa uso di stupefacenti. Questi bambini trovano accidentalmente in casa una pallina di color marroncino e, pensando che sia un cioccolatino o una caramella, la ingeriscono. Si tratta di piccole quantità, che magari su un adulto non sortirebbero alcun effetto ma per un bambino, invece, sono potenzialmente letali. Tant’è che molto spesso arrivano al pronto soccorso in coma”.
Come si individua tempestivamente un caso di coma da sostanza drogante?
”Quando un bambino arriva in ospedale in coma e non ci sono chiare evidenze di una malattia classica, si cercano cause tossicologiche. A quel punto, lo si sottopone ad un esame del sangue o delle urine. Considerano che in un bimbo piccolo i livelli di tetraidrocannabinolo dovrebbero essere completamente negativi, basta quella variazione minima per definire un quadro clinico di intossicazione da sostanze droganti. In tal caso, ovviamente, dapprima si provvede a ristabilire il paziente – più o meno occorrono dalle 24 alle 36 ore – e poi, laddove le circostanze relative alle modalità di assunzione siano poco chiare, si attivano altre procedure”.
In che senso ‘poco chiare’, non si tratta sempre di assunzione accidentale?
”Purtroppo no. Anzi, il maltrattamento di minori mediante la somministrazione di droghe è un sommerso di cui si parla poco, ma è molto diffuso. Ma talvolta è problematico per noi capire se c’è un dolo, quindi una intenzionalità, da parte del genitore oppure no. Ormai ci sono in giro prodotti che contengono marijuana in piccola quantità (caramelle, biscotti, eccetera) acquistabili agevolmente. Non servono a nulla, se non per vendere marijuana a basso tenore, ma quella dose minima di tetraidrocannabinolo che contengono è sufficiente a segnalare un valore positivo nelle urine del bambino”.
Quindi ci sono genitori che drogano volontariamente i propri figli? Se sì, in che modo lo fanno?
”Sì. Talvolta lo fanno per stare tranquilli, magari il bimbo piange e loro vogliono zittirlo per consumare la dose in santa pace. Così, gli somministrano una piccola quantità di marijuana per farlo addormentare. Ma è chiaro che, specie per un bebè di pochi mesi, può essere pericolosissimo. Quanto alle modalità, invece, la somministrazione è molto semplice. Sul mercato ci sono olii da cucina alla marijuana, ad esempio, quindi basta condire una pappa. Tuttavia si tratta di situazioni meno frequenti rispetto agli episodi accidentali”.
Riscontrate mai casi di positività a cocaina o eroina?*
”In genere si tratta di hashish o marijuana. La cocaina o l’eroina, posto qualche caso eccezionale, non sono così diffuse. Anche perché è difficile che un bambino sia attratto da della polvere bianca, ad esempio, o da un triciato di foglia. Sono anche meno belli nel colore. Invece, è più probabile che riconosca in una pallina colorata qualcosa di appettibile, commestibile. Quando siamo di fronte ad una situazione in cui si rileva la presenza di droghe diverse da quelle comunemente definite ”leggere”, vuol dire che è stata somministrata per via iniettiva. Ma ripeto, si tratta di casi rari, per fortuna”.
Quali sono le conseguenze per i bambini assuntori accidentali di droghe?
”Generalmente nessuna, in 24/36 ore si rimettono e torna tutto alla normalità, l’evento viene rimosso in fretta. Si tratta spesso di casi reversibili. Poi, è chiaro, che se l’intervento è tardivo, perché magari i genitori sono sotto l’effetto di sostanze stupefacenti quando il bambino sta male e quindi non si rendono conto della gravità, si può arrivare financo al decesso”.
Quindi ci sono stati dei bambini che sono morti?
”Sì. Per fortuna, però, non è così frequente. Nei rari casi in cui si è accaduto, il decesso è stato causato da un mix di sostanze stupefacenti. Ma si tratta di situazioni ben più articolate e complesse che talvolta finiscono nelle mani della magistratura”.
Può accadere che un bambino sviluppi una dipendenza da stupefacente dopo un’intossicazione?
”Se si tratta di un episodio accidentale e unico, assolutamente no. Se invece, mettiamo nel caso di un bambino già più grande e consapevole, c’è una reiterazione, è chiaro che può insorgere una dipendenza. Ci sono dei bambini dipendenti da diverse sostanze stupefacenti già all’età di 9 o 10 anni. Magari hanno cominciato per emulazione dei genitori, un po’ come accade per il fumo o il tabacco, e poi ne sono diventati consumatori abituali. Ma che per una singola intossicazione da sostanza drogante si possa sviluppare una dipendenza, lo escludo”.
Il vostro monitoraggio si estende sull’intero territorio nazionale. Da quale città ricevete più segnalazioni?
”Purtroppo è un fenomeno che non distingue aree geografiche più a rischio di altre, nessun luogo è immune da questo fenomeno. La situazione è la medesima da Bolzano a Palermo, da Milano a Roma. Non è possibile fare un distinguo per città o contesto sociale. Ad oggi, è diventato agevolissimo procurarsi della droga, in qualunque luogo ci si trovi. Dopotutto stiamo parlando di sostanze con un costo accessibile, non proibitivo come nel caso della cocaina e non sono difficili da reperire”.
Durante l’emergenza Covid è cambiata l’incidenza di casi? ”Non è cambiato assolutamente nulla. Noi pensavamo che ci sarebbe stato un minore spaccio ma, in realtà, non abbiamo registrato nessuna variazione significativa, alcuna diminuzione di casi. Il nostro Osservatorio si occupa di intossicazioni acute, di cose che riguardano l’urgenza, e posso assicurare che il trend è rimasto stabile durante il periodo del Covid. Ripeto, sono dieci anni che il fenomeno è in aumento, duplica di anno in anno, ma se ne parla davvero poco”.
Neanche il lockdown è riuscito a far segnare un’inversione di tendenza? ”Il lockdown ha fermato tante cose ma non l’attività di spaccio delle droghe. Nel caso delle cosiddette ‘sostanze leggere’ – che sono comunque sostanze tossiche, ci tengo a sottolinearlo – non ci sono state variazioni. Dopotutto, si vendono anche su internet e il commercio online non si è mai fermato. Anzi, è più probabile che restando chiusi in casa, magari in preda alla noia, si consumi più hashish o marijuana”.
Ritornando al caso dei bambini assuntori accidentali di sostanze stupefacenti, c’è un modo per arginare il fenomeno?
”Finché c’è spaccio di droga, il rischio ci sarà sempre. Bisogna però smettere di pensare che la marijuana o l’hashish non abbiano effetti deleteri sui comportamenti. Chi ne assume crede di sapersi gestire, di mantenere livelli ottimali di autocontrollo, ma non è così. Diminuiscono i riflessi, non si è nel pieno delle proprie facoltà mentali. Bisogna dirlo in modo chiaro: la droga è un veleno”.