15 Dicembre 2019
Il libro di Giovanni Formicola sui cristiani che si opposero alle atrocità comuniste in Spagna e Messico negli anni ’20 e ’30. Con la Cruzada e la Cristiada la società fu in grado di reagire, anche militarmente e di sconfiggere l’avversario. Oggi, i cristiani sono in grado di reagire a “l’assalto al Cielo” considerando anche lo sbandamento pastorale che si manifesta nella Chiesa?
di Silvana de Mari
In un momento in cui, in Europa e nel mondo, il sangue dei Cristiani scorre a fiumi e le chiese vengono bruciate nella quasi totale indifferenza generale, il saggio di Giovanni Formicola (“Difesero la fede, fermarono il Comunismo”, Edizioni Cantagalli, 2019) è quanto mai attuale nel raccontare in maniera precisa e puntuale due avvenimenti paradigmatici dello scontro tra cattolicesimo e politica intesa come un susseguirsi di avvenimenti che, dalla Riforma Protestante, passando per l’illuminismo settecentesco porta al socialismo e al comunismo.
Nella fattispecie la Cristiada in Messico (1926 – 1929) in cui i cattolici messicani si opposero al laicismo massonico e la Cruzada in Spagna (1936 – 1939) con la cruenta persecuzione dei cattolici spagnoli ad opera del Fronte popolare.
Non è un caso che il primo capitolo si apra con la frase di Aleksandr Sozenicyn “Il comunismo non può esistere ideologicamente senza terrore e quindi non è possibile la coesistenza con esso sullo stesso pianeta: o invade l’umanità intera, come il cancro e l’uccide, o l’umanità se ne deve liberare e poi curarsi ancora a lungo per eliminare tutte le metastasi”.
Infatti l’utopia del socialcomunismo, è l’idea che si possa sconfiggere il male ed instaurare il mondo perfetto; il male da sconfiggere è quello che tradizionalmente l’umanità, non solo quella cristiana, considera bene: la religione, la famiglia, la proprietà, la morale, soprattutto quella sessuale. Lo scopo è quello di creare l’“uomo nuovo” felice e padrone di sé stesso in un mondo senza disuguaglianze. Le vie da seguire e i mezzi da adoperare vengono valutati solo in funzione dell’efficacia. Alla base del sistema è il rifiuto di Dio.
In Messico e in Spagna negli anni 1920 e 1930 l’odio comunista nei confronti di Dio si è fin dal principio manifestato come odio implacabile nei confronti della Chiesa e dei cristiani. Gli episodi del Messico e della Spagna furono caratterizzati da una forte resistenza e reazione da parte del popolo cristiano. Quei popoli, contribuirono a dare un diverso corso alla storia, anche a quella universale: difesero la fede e fermarono l’avanzata comunista nel XX secolo.
L’autore ci fa riflettere sulle conseguenze che avrebbe avuto per l’Europa dopo la seconda guerra mondiale essere stretta fra due cortine di ferro con l’Armata Rossa anche in Spagna: la Francia, l’Italia e la Germania Occidentale avrebbero avuto un destino simile alla Cecoslovacchia con l’ascesa al potere dei comunisti nelle rispettive nazioni e la pressione dei carri armati sovietici alle porte.
Giovanni Formicola con questo saggio rende omaggio ai protagonisti degli episodi messicano e spagnolo di resistenza alla Rivoluzione anti-cristiana per difendere la fede, la possibilità di viverla nella libertà per restituire onore e verità alla loro storia spesso sconosciuta o dimenticata. L’autore ci ricorda che ciò che rende martiri non è la pena, ma la causa. Martiri sono per la Chiesa, coloro i quali vengono uccisi in odium fidei o in odium Christi o in odium Ecclesiae e accettano la morte volontariamente perdonando i loro carnefici per amore di Dio.
Nella Madrid del 1936 le donne del Fronte Popolare sfilavano in corteo gridando “Figli si, mariti no”. Uno degli slogan più diffusi, insegnato anche ai bambini, era “Né Dio, né Patria, né padri”.
In quell’occasione la società fu in grado di reagire, anche militarmente e di sconfiggere l’avversario, col senno di poi, possiamo affermare che la vittoria fu solo apparente. In Spagna, dal governo Zapatero in poi, continua la guerra contro la Chiesa, la religione, la famiglia, l’ordine morale. Figli senza marito e la cancellazione della parola “padre” sono un dato di fatto: l’autore si domanda e domanda a noi tutti se, oggi, i cristiani sono in grado di reagire a “l’assalto al Cielo” considerando anche lo sbandamento pastorale che si manifesta nella Chiesa.