Finita la sbornia di Greta, il giornale pubblica i dati: gli uragani sono tanti quanti nell’800, diminuiscono invece morti e ondate di caldo
di Leone Grotti
Chi l’avrebbe mai detto? Dopo la sbornia di Greta Thunberg e Fridays for Future, allarmismi per il surriscaldamento globale e ghiacciai che si sciolgono, il Corriere della Sera è diventato un pericoloso covo di «negazionisti» (così secondo il Guardian bisogna definire tutti coloro che non sostengono la tesi del «collasso climatico»).
CALANO I DECESSI CAUSATI DA EVENTI NATURALI. Ieri, in un commento sul quotidiano di via Solferino, Danilo Taino spiega, numeri alla mano, che nonostante la pandemia di Covid 19 il mondo non è affatto «più pericoloso a causa dell’attività umana». Già ci immaginiamo un mancamento nel club dei virologi à la Ilaria Capua, che al settimanale 7 disse che «l’Homo Sapiens con la sua noncuranza, arroganza, cupidigia, avidità, ingordigia» deve farsi «perdonare da Madre Natura» (con la doppia maiuscola).
Ecco che cosa scrive Taino: «Nel secolo scorso e nei primi due decenni dell’attuale, il numero di morti per catastrofi naturali è via via diminuito. Negli Anni Venti, Trenta e Quaranta, per esempio, il numero di decessi per eventi naturali è stato sempre tra i 3,5 e i cinque milioni per decennio: da allora è drasticamente sceso. Per tutto il decennio scorso non ha superato i 30 mila morti l’anno, con molti minimi sotto i diecimila, per lo più causati da terremoti (fonte ourworldindata.org su dati dell’Università Cattolica di Lovanio)».
«L’ULTIMO DECENNIO È IL MIGLIORE». Ma come? Non era il Corriere che scriveva: «La distruzione del nostro “sistema meteorologico” non è più solo una questione teorica o una discussione politica: si è già trasformata in un tassa che paghiamo a caro prezzo in vite umane, con devastanti tempeste e alluvioni, siccità, incendi e l’aumento di malattie, vecchie e nuove»? Taino non nega ovviamente che «il cambiamento del clima è un fenomeno in atto da qualche decennio», ma sottolinea che «non ha aumentato il numero delle morti, il quale è anzi diminuito.
Per dire, nel 1928 ci furono nel mondo tre milioni di morti a causa di siccità; nel 1931, ben 3,7 milioni di decessi per inondazioni e altri due milioni per la stessa ragione nel 1959; ancora a causa della siccità si contarono 1,9 milioni di decessi nel 1943 e altri 1,5 milioni nel 1965. Da allora non si è mai più superato il numero di 500 mila morti per una singola ragione naturale e lo scorso decennio è stato il migliore».
GLI EVENTI CLIMATICI ESTREMI NON AUMENTANO. Il merito è «della scienza e delle tecnologie», cioè di quel cattivissimo Homo Sapiens che a quanto pare qualcosa di buono riesce ancora a farlo, tra una devastazione e l’altra. Ma c’è un altro dato che Taino snocciola e che non farà felici gli attivisti climatici di tutto il mondo: «Anche l’osservazione degli eventi climatici estremi deve essere condotta con attenzione. Per quelli di cui ad esempio si parla molto, nell’Atlantico, la statistica della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) americana indica che il trend di crescita delle tempeste tropicali “non è significativamente distinguibile dallo zero” rispetto a fine 800 e questo vale anche per gli uragani atlantici».
DIMINUISCONO LE ONDATE DI CALORE. Il virus del «negazionismo» deve davvero aver sconvolto la redazione del più importante quotidiano italiano, se Taino arriva a sostenere che «per quel che riguarda le ondate di calore, sempre la Noaa le definisce come casi in cui per quattro giorni consecutivi viene superata una temperatura che ci si aspetterebbe venga raggiunta solo una volta ogni dieci anni. L’indice che ne risulta, dal 1895, dice che negli Stati Uniti si sono contati picchi a 85,2 nel 1934, a 125,5 nel 1936 ma poi si è sempre rimasti sotto all’indice 30 (11,9 nel 2015, ultimo dato disponibile)». Non c’è più religione (ambientalista) in via Solferino.