La Croce quotidiano 5 settembre 2018
Intervista al cantautore e chitarrista Marco Tanduo
di Giuseppe Brienza
Quando aveva nove anni gli muore il padre, Vittorio, in seguito ad un incidente stradale ma, prima di lasciarlo, a mo’ di testamento fa in tempo a regalargli una tastiera da cui è nata piano piano la sua passione per la musica. Anche per sentire più vicino il papà, il giovanissimo Marco Tanduo, assieme al fratello Roberto, passa tutta la sua infanzia “smanettando” sulla tastiera ed ascoltando la musica dei Beatles.
A quattordici anni partecipa ad un campo scuola e s’innamora della chitarra che acquista per la prima volta a sedici anni, con l’obiettivo di entrare nel gruppo “animatori” della sua parrocchia. Comincia quindi a “strimpellare” con la musica dei “Gen rosso” e del cantautore canadese Neil Young, s’inserisce subito nel gruppo animatori parrocchiale ma, a diciotto anni, affascinato dai richiami del mondo, si allontana dalla Chiesa con il desiderio di sfondare nel lavoro e di fare carriera. Smette di suonare e, grazie al suo lavoro di rappresentante di vendita, passa da un’auto lussuosa all’altra e poi vestiti firmati, locali notturni e chi più ne ha più ne metta…
Nella primavera del 1991 la svolta. In seguito ad una esperienza fatta nel convento dei “piccoli fratelli di Gesù” a Spello, accaddero nel cuore di Marco alcune cose molto personali che cambiarono la sua visione della vita. Tornando a casa sentì di nuovo la consapevolezza che Dio era dentro di lui in ogni momento. D’allora si riavvicina alla Chiesa e riabbraccia anche la chitarra con una forza ed un entusiasmo nuovi e, come per magia, inizia anche a comporre delle canzoni. Nel 1999 nacquero così i “Jaima”, un gruppo pop/rock cristiano, dove Tanduo s’inserisce come cantante, chitarrista e compositore. Un’avventura meravigliosa, durata 12 anni, che ha dato frutto a molti concerti, viaggi, incontri, testimonianze e, soprattutto, ha permesso di dar vita ai tre album: “Qualcosa che da!” (2000), “Viaggio” (2008) e “Live in Jaima” (2009).
Nel 2008, a seguito di un corso di chitarra liturgica presso il seminario di Padova, nasce in Marco il desiderio di musicare alcune parti della sacra Bibbia affinché, attraverso la musica, la Parola possa essere percepita in maniera più profonda. Così, dopo un lavoro durato ben quattro anni, nel 2013 Tanduo presenta “Abbandonarsi”, il suo primo disco da solista fatto di chitarra, di Voce e di Parola di Dio, quella Parola che, gradatamente, ha trasformato la sua vita… Ne parliamo direttamente con lui…
Quando e perché hai iniziato a suonare “Rock Cristiano”?
Ho iniziato a suonare rock cristiano nel 2008. Prima di allora il genere musicale era rock ma i testi erano rivolti a tematiche sociali. È successo gradatamente che il cammino di fede mi ha fatto desiderare canzoni più esplicitamente cristiane dove si parlasse di Gesù e questo si è concretizzato nel 2008 con la pubblicazione del cd “Viaggio”
Dal 12 al 15 agosto si è tenuta a San Martino di Schio la ventisettesima edizione del “Meeting internazionale dei giovani”, alla quale anche il nostro giornale ha dato un ampio annuncio. Il festival ha aperto il 12 agosto con il concerto-tributo a Roberto Bignoli (1956-2018), al quale anche tu assieme ad altri artisti hai partecipato. Cosa ci puoi dire di questa serata e, in generale, del grande cantautore cristiano autore, fra l’altro, della sigla internazionale di Radio Maria?
E’ stata una serata emozionante. Ogni autore, oltre a cantare una canzone di Roberto ha raccontato qualche aneddoto vissuto con lui e questo ci ha avvicinato ancora di più a Roberto facendoci percepire la sua grande fede e la sua grande umanità. Sono stati proiettati anche dei spezzoni di video molto toccanti di alcune testimonianze di Roberto durante dei concerti e alla fine anche una bellissima testimonianza della moglie Paola presente all’evento con le figlie. Il tutto ben “orchestrato” dai presentatori di Radio Kolbe e del Meeting dei giovani.
Altri musicisti italiani, cristiani o meno, che ti piacciono in particolare o ai quali t’ispiri?
Non ci sono degli artisti italiani a cui mi ispiro in particolare anche se musicalmente credo di essere stato influenzato dalle canzoni di tanti cantautori che ho ascoltato nel mio grande jukebox musicale dagli anni Settanta fino ad oggi.
Come si accorda la Bibbia alla tua musica?
Nella Bibbia ho trovato il senso della mia vita. Ogni giorno, per il mio cammino di fede, leggo e medito un brano delle sacre scritture e spesso accade che più avanti nel tempo mi ritorna in mente con un ritornello o una strofa e piano piano nasce una nuova canzone. Molte delle mie canzoni nascono così.
Hai avuto qualche particolare incoraggiamento o, all’opposto, critica nel tuo progetto di “mettere in musica la Parola di Dio”?
Fino ad ora ho ricevuto solo apprezzamenti e incoraggiamenti da molte persone che mi seguono, da giornali tramite delle recensioni, da sacerdoti, associazioni… ma è probabile che arrivino anche delle critiche e sono pronto a ciò. Quando ti esponi pubblicamente è normale che sia così.
Cosa ti porti a casa dopo quest’ultimo Tour estivo, che ha comunque ancora una “coda settembrina” [vedi sotto]?
Il tour estivo è stata una bella conferma che siamo sulla strada giusta. L’ultimo album “Ti dà la vita” piace al pubblico e sta avendo un ottimo consenso. Ho visto molte persone ai concerti sin dalla presentazione. Le ho viste cantare e anche ballare e divertirsi lodando il Signore. Questa per me è la gioia più grande che mi carica per andare avanti con molta fiducia e voglia di fare.
Prospettive, progetti o novità particolari che ti riguardano?
Per adesso l’energia è rivolta a diffondere il nuovo disco in modo da poter organizzare più concerti possibili. Sono i concerti che permettono di avere il contatto diretto con il pubblico e quindi poter parlare e testimoniare l’Amore di Dio.
Hai mai pensato di proporti come cantante al Festival di Sanremo?
Sinceramente ci ho pensato quando ho composto “Grandi Ali”, il singolo che è presente con un video su Youtube, che ha preceduto il nuovo album, ma poi il progetto non si è potuto realizzare per varie questioni non da ultima quella che non ho etichetta discografica.
Adesso, considerando il “taglio” del nostro giornale, ti farei un paio di domande sulla tua visione della vita e della società partendo dalla famiglia, cosa rappresenta per te?
Con molto piacere rispondo a questa domanda. La famiglia per me è il nucleo sociale più importante. Io penso che la qualità della società dipenda dalla famiglia a livello collettivo. Credo nel modello della famiglia proposta da Gesù Cristo che vive mettendo in pratica le procedure del Vangelo. Credo fermamente che così facendo si crei una società capace di vivere in convivenza nel rispetto e nella pace nonostante le diversità culturali e raziali.
Come la vedi, dal punto di vista dei “valori”, l’Italia di oggi?
Oggi in Italia come del resto in tutti i paesi dell’Occidente, mi sembra di cogliere una certa permissività generalizzata che ci sta allontanando dalle leggi naturali universali e questo a nostro rischio e pericolo e poi una società confusa in fatto di valori tanto da far fatica a distinguere da ciò che è bene e ciò che è male.
Cosa pensi dovrebbe fare un giornale come il nostro per arrivare ai giovani, soprattutto convincendoli della necessità di ritornare ai “principi non negoziabili” (vita, famiglia, educazione)?
Prima di tutto penso che sia importante ascoltarli e poi avere un atteggiamento sempre aperto al dialogo cercando di farli riflettere che in natura ci sono delle leggi naturali e universali che sono irremovibili ai fini del bene collettivo. Osservare la natura, il creato, che per me è la prima Bibbia scritta da Dio, può essere d’aiuto a renderli consapevoli che ci sono dei “principi non negoziabili”. Esempi come il ritmo delle stagioni, il giorno e la notte, le piante, gli animali… tutto è governato da delle leggi che se modificate provocano il caos.
Visto che quest’anno ricorre il 50esimo anniversario di quel movimento che è conosciuto come il Sessantotto, segnato anche dalla violenza e dalla cultura della morte, come l’ha chiamata Giovanni Paolo II, cos’ha cambiato secondo te questa rivoluzione culturale?
La rivoluzione culturale del sessantotto per me ha creato un grande vuoto di fede in almeno due generazioni interrompendo la trasmissione dei valori cristiani e ciò ha contribuito allo “svuotamento” delle chiese.
Hai intitolato il tuo ultimo album “Ti dà la vita” (2018). Cosa pensi del mistero e della meraviglia della vita umana nascente e del crimine terribile della sua soppressione, addirittura legalizzata, con l’aborto?
Questo titolo, “Ti dà la vita”, l’ho scelto dopo che ho saputo della presentazione di una macchina creata per il suicidio presentata all’ultima fiera funeraria di Amsterdam lo scorso aprile. L’uomo semina la morte con l’eutanasia, l’aborto, la guerra… ma non io dispero perché credo in un Dio, Gesù, che ha già vinto la morte e in qualsiasi momento, se noi lo vogliamo, ci dà la vita.
Prima di salutarti puoi darci i contatti per seguire i tuoi concerti, la tua musica, il tuo progetto?
Dispongo di un sito internet www.marcotanduo.com che offre un ampio spazio informativo su tour concerti, eventi, biografia, band e news, un canale YouTube dove poter visualizzare diversi video realizzati sulle mie canzoni, una pagina Facebook e un profilo su Instagram.
Grazie mille per le risposte non facili e, da parte dello staff de La Croce, non vediamo l’ora di sentirti dal vivo a Roma!
Grazie a tutti voi. E’ stato un piacere. A presto!