di Tommaso Spinelli
(Catechista di giovani catecumeni presso l’Ufficio catechistico della diocesi di Roma)
Ciò che mi preoccupa è che però tali figure di spessore stanno diventando la minoranza. Il sacerdote ha perso fiducia nell’importanza del proprio ministero, ha perso carisma e cultura. Vedo sacerdoti che si adattano al pensiero dominante. E lo stesso è nelle liturgie che nel tentativo di farsi originali diventano insignificanti.
Sacerdoti, vi chiedo di trovare il coraggio di essere voi stessi. Non temete perché lì dove sarete autenticamente sacerdoti, lì dove proporrete senza paura la verità della fede noi giovani vi seguiremo. Sono nostre infatti le parole di Pietro: «Signore .da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna»! E noi abbiamo una fame infinita di qualcosa di eterno e di vero.
Pertanto propongo di aumentare la formazione dei sacerdoti, non solo spirituale ma anche culturale. Troppo spesso vediamo oggi sacerdoti che hanno perso il ruolo di maestri di cultura che li aveva resi importanti per tutta la società. Oggi se vogliamo esser credibili e udii dobbiamo tornare ad avere buoni strumenti culturali. Riscoprire il Catechismo della Chiesa Cattolica nella sua conciliarità: in particolare la prima parte di ogni sessione dove i documenti del concilio illuminano i temi tradizionali.
Il Catechismo ha infatti la sapienza di premettere alla spiegazione del Credo una parte ispirata alla Dei Verbum, in cui viene spiegata la visione personalistica della rivelazione, ai sacramenti la Sacrosanctun concilium, e ai comandamenti la Lumen gntium che mostra l’uomo creato a immagine di Dio.
La prima parte di ogni sezione del catechismo è fondamentale perché l’uomo di oggi senta la fede come qualcosa che lo riguardi da vicino e che sia capace di dar risposta alle sue domande più profonde. Infine la liturgia: troppo spesso è trascurata e desacralizzata, va rimessa con dignità al centro della comunità sia parrocchiale che territoriale.