International Family News 9 Febbraio 2022
Matita rossa per il quotidiano «il Manifesto», che per legalizzarla ripete una solita serie di non verità già confutate
di Andrea Bartelloni
Si avvicina il momento in cui la Corte costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità del referendum impropriamente detto “sulla cannabis”. E parte il fuoco di fila che vede in prima linea il Manifesto, quotidiano comunista.
Anzitutto si sa ben bene come il referendum non riguardi la cannabis e basta, ma autorizzi piuttosto la coltivazione di qualsiasi droga coltivabile.
Poi, come si legge a pagina 14 del quotidiano comunista di oggi, 9 febbraio, «Si tratta di una enorme questione sociale che tocca la vita di milioni di consumatori». Forse che i comunisti si siano confusi con gli aumenti stratosferici delle bollette?
Ancora: «il mercato illegale cresce senza essere scalfito da un’azione repressiva che costa miliardi». Ottimo, il mercato illegale è più che florido dove la droga è legale perché cresce la domanda e l’azione repressiva è sempre in difficoltà.
Si tratta, poi, dice il quotidiano comunista, «di una questione di tutela della salute dei cittadini e delle loro libertà». Salute e libertà che non hanno nulla a che fare con la libertà di drogarsi: la droga fa sempre male e fa perdere la libertà.
Si parla poi di «condotte non lesive nei confronti di alcuno». A parte che i danni al sistema nervoso centrale, specialmente tra i giovani, sono una evidenza scientifica, ma quanta violenza nelle strade è legata all’uso di droga? L’uso di droga è in aumento, e aumentano le violenze e le condotte devianti.
Infine ci si fa grandi delle oltre 600mila firme a sostegno della legalizzazione raccolte «in una sola settimana», ma è una grossa bugia. Le firme valide superano di poco le 500mila necessarie (507.104), e per questo gli “alternativi” debbono ringraziare il governo del regolarissimo Mario Draghi, che ha allungato i tempi della raccolta di un mese, altrimenti nichts.
Sì, il marxismo è l’oppio dei popoli.
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