Abstract: ricchi occidentali annoiati, amici della Cina, di Hamas e degli ambientalisti che dobbiamo smettere di definire “gruppi di protesta”. E anche “manifestanti” è una parola troppo positiva per descrivere questo strano assembramento di agitatori della classe agiata che hanno preso di mira anche Rokeby Venus di Diego Velazquez, capolavoro del XVII secolo raffigurante la dea Venere, che giace nuda e vulnerabile nella sua camera da letto. Sono riusciti a frantumare il vetro che proteggeva il dipinto alla National Gallery di Londra.
La newsletter di Giulio Meotti 3 Giugno 2024
All’inferno mangeremo foie gras. I ricchi occidentali annoiati,
amici della Cina, di Hamas e degli imbrattatori di quadri
Chi finanzia l’apocalisse antagonista. E uno dei più grandi critici culturali li infilza come si deve: “Parlano di giustizia climatica, ma non sanno distinguere Karl Popper da Mary Poppins”
Giulio Meotti
Il grande critico culturale australiano Clive James (dall’Australia vengono molti campioni di razza, come il Robert Hughes della Cultura del piagnisteo) prima di morire ha fatto in tempo a regalare ai lettori Mass Death Dies Hard. Li infilza tutti, James. I catastrofisti che “ci hanno predetto la morte di massa a causa del freddo estremo. Poi ci hanno predetto la morte di massa a causa del caldo estremo. Hanno sempre predetto la morte di massa a causa di qualcosa di estremo”. Barack Obama, “che disse che la gente avrebbe dovuto votarlo se voleva che l’oceano non si alzasse. E’ stato eletto e l’oceano non si è alzato”. Gli editorialisti scientifici nei media, “che non sanno distinguere Karl Popper da Mary Poppins”. La Bbc, che “riproduce il controllo del pensiero prevalente in Unione sovietica”.
L’“abracadabra” il cui vero scopo è quello di “creare un governo mondiale che assicurerà quella che Robert Mugabe chiama ‘la giustizia del clima’, in cui il capitalismo è sostituito da qualcosa di altruistico”. Il cinema: “La storia ha già dimenticato che una delle grandi sequenze di siccità nel film ‘Australia’ di Baz Luhrmann è stato rovinato dalla pioggia”. E i giornali: “Un’intera generazione di commentatori insegna a parlare e a scrivere con un linguaggio iperbolico (‘senza precedenti’, ‘irreversibile’ eccetera)”.
Conclude James: “Mi dispiace quasi che non sarò qui per la cerimonia di rivelazione della prossima minaccia. Quasi certamente la festa di apertura avrà luogo a Parigi, con un campione di tutti i giovani scienziati del mondo di fronte ai profumi del loro primo piatto di foie gras, promettendo che non sarà l’ultimo”.
Detto fatto.
Un‘attivista per il clima è stata appena arrestata dopo aver attaccato un poster che rappresenta una visione dell’apocalisse climatica su I papaveri di Claude Monet al museo d’Orsay a Parigi. Mancava solo il foie gras.
Al Museo del Louvre, a Parigi, avevano lanciato una zuppa sulla Gioconda. Come l’imbrattatrice di Monet, le due attiviste appartengono al collettivo Riposte Alimentaire, che fa parte della rete internazionale A22 (alla quale appartengono gli italiani di Ultima Generazione).
Nei giorni scorsi, due attiviste ultraottantenni rompevano la teca che custodisce la Magna Carta alla British Library di Londra. Sue Parfitt, donna-prete della chiesa anglicana, e Judy Bruce, insegnante di biologia, armate di martello e scalpello hanno ripetutamente colpito il vetro fino ad aprire una crepa, ma il prezioso documento non sembra aver subito danni.
Dobbiamo smettere di definirli “gruppi di protesta”. E anche “manifestanti” è una parola troppo positiva per descrivere questo strano assembramento di agitatori della classe agiata che hanno preso di mira anche Rokeby Venus di Diego Velazquez, capolavoro del XVII secolo raffigurante la dea Venere, che giace nuda e vulnerabile nella sua camera da letto. Sono riusciti a frantumare il vetro che proteggeva il dipinto alla National Gallery di Londra.
Just Stop Oil, come le imbrattatrici dei quadri, sono finanziate da un’organizzazione di attivisti con sede a Los Angeles chiamata “Climate Emergency Fund”, rivela la Welt am Sonntag. Non è gestito da persone con competenza scientifica, ma da americani ricchi e annoiati che cercano di imporre le loro fantasie teatrali di catastrofe e annientamento al popolo. Questi condiscendenti propagandisti includono Geralyn Dreyfous, guerriera della giustizia sociale dalle tasche profonde amica di Rory Kennedy, la figlia di Robert F. Kennedy. Aileen Getty, la nipote dell’imperatore del petrolio e uomo più ricco d’America Jean Paul Getty, lo ha fondato con 1 milione di dollari, assieme a due membri della famiglia Rockefeller, Rebecca Rockefeller Lambert e Peter Gill Case. Getty di solito finisce sui giornali per le case da 14 milioni di dollari.
Anche dietro al brand Greta Thunberg (ora impegnata contro Israele) c’è un mondo di milionari che hanno in mano le industrie svedesi. Persone come Ingmar Rentzhog, presidente del think tank svedese Global utmaning (Sfida globale), fondato e finanziato dall’ex ministro socialdemocratico svedese Kristina Persson, e animatore della piattaforma informatica “We don’t have time”, il grande strumento di pressione sull’opinione pubblica internazionale che ha lanciato Greta.
Kristina Persson, ministro dal 2014 al 2016, è una figura molto interessante. E’ stata vicegovernatore della Banca di Svezia e da “ministro del Futuro” ha annunciato l’ambizione svedese di diventare il primo paese al mondo fossil-free. Rentzhog ha fondato la società di investimenti Laika Consulting, mentre l’amministratore delegato della sua piattaforma informatica We don’t have time, David Olsson, ha messo su uno dei più grandi fondi immobiliari svedesi, lo Svenska Bostadsfonden.
“We Don’t Have Time” è sostenuto da Gustav Stenbeck, la cui famiglia controlla Kinnevik, una delle più grandi corporation svedesi. Ci sono anche i nomi di Petter Skogar, a capo della Kfo, la più grande associazione di dipendenti del paese; Johan Lindholm, portavoce dell’Unione dei costruttori e nel board dei Socialdemocratici; Anders Wijkman, presidente del Club di Roma; Catherina Nystedt Ringborg, già amministratrice delegata della Swedish Water e vicepresidente del gigante energetico Abb.
Dietro molte manifestazioni pro Hamas nei campus americani c’è George Soros, il miliardario liberal su cui si dicono molte balle per coprire molte verità indecenti. Ne scrive anche Politico. Va da sè che Soros è anche un generoso donatore degli ecologisti radicali.
Il Wall Street Journal racconta questo strano network di miliardari, compresi i Rockfeller, che finanziano anche gli ecologisti talebani.
Non solo Soros, ma anche la famiglia Pritzker, una delle più ricche degli Stati Uniti. “Il gruppo Pritzker ha sede a Chicago e possiede centinaia di aziende, tra cui il gruppo alberghiero Hyatt e altri nei settori dei dati, dell’intelligenza artificiale e della farmaceutica” racconta il magazine tedesco Emma.
“Finanzia la facoltà di medicina dell’Università di Chicago, la Pritzker School of Medicine, che conduce ricerche sul genere. I partner di ricerca della scuola includono AbbVie, produttore del bloccante della pubertà Lupron. La famiglia Pritzker è uno dei principali investitori in cliniche per bambini con disforia di genere e ‘cliniche LGBTQ’. Il gruppo Pritzker ha anche dotato l’università di cattedre per ‘studi trans’. I suoi investimenti includono diverse cliniche per il trattamento di riassegnazione del sesso per ‘bambini con non corrispondenza di genere’ e 6,5 milioni di dollari per il ‘Programma sulla sessualità umana’ presso l’Università del Minnesota; 5,9 milioni di dollari al Palm Center, un think tank LGBTQ, per uno studio sulle persone trans nell’esercito; 2 milioni di dollari per la prima cattedra al mondo di studi sui transgender presso l’Università di Victoria nella Columbia Britannica; 1 milione di dollari al Lurie Children’s Hospital di Chicago per un programma di sviluppo sessuale e di genere e 50.000 dollari per il primo programma di laurea trans dell’Università di Toronto. Il confine tra industria e attivismo si è offuscato e improvvisamente l’industria è diventata l’eroina dei diritti umani”.
Perché una famiglia mecenate del transgender dovrebbe finanziare le proteste pro Hamas?
Basta chiederlo a Fergie Chambers, miliardario americano comunista e uno degli uomini più ricchi d’America. Quando un giornalista gli ha chiesto se sostenesse Hamas, Fergie ha risposto: “Sì, Hamas è un gruppo indigeno di resistenza anticoloniale”.
“Non sorprende che Neville Roy Singham, un cittadino americano marxista legato al Partito Comunista Cinese, stia finanziando gruppi ed eventi pro-Hamas” ha appena denunciato il senatore repubblicano Marco Rubio.
Per lo stesso motivo per cui Goldman Sachs finanzia a suon di milioni di dollari una organizzazione, il People’s Forum, i cui dirigenti invocano la “completa distruzione di Israele” e sostenuto da miliardari americani di sinistra, come Neville Roy Singham. In un profilo su Fortune, Singham ha affermato che il Venezuela sotto Hugo Chavez era un “luogo fenomenale democratico” e che le politiche economiche della Cina dovrebbero servire da modello per le economie capitaliste occidentali. Rivela la Free Press di Bari Weiss che Singham ha sposato Jodie Evans, ex attivista politica democratica, in una cerimonia sulla spiaggia a Runaway Bay, in Giamaica. “Figure di spicco della sinistra, tra cui la scrittrice di ‘Monologhi della Vagina’ Eve Ensler e Ben Cohen del gelato Ben & Jerry’s, hanno partecipato all’evento di tre giorni, che prevedeva un codice di abbigliamento ‘festivo radical chic’ e una tavola rotonda di tre ore su ‘Il futuro della sinistra’”.
Black Lives Matter non è solo filo Hamas, è anche vicino al dittatore venezuelano Nicolas Maduro e le fondatrici di BLM gli hanno fatto anche visita per omaggiarlo. “Attualmente in Venezuela, un tale sollievo trovarsi in un luogo in cui c’è un discorso politico intelligente”, scrisse Opal Tometi, fondatrice di Black Lives Matter.
“Qual era la posizione di Karl Marx sulle case di lusso di Patricia Cullors?”, si è domandato, divertito, il Chicago Tribune. La fondatrice marxista di Black Lives Matter Patrisse Cullors ne possiede tre nell’area di Los Angeles, una in Georgia con un ranch e un hangar privato e l’Associated Press ha rivelato anche una proprietà alle Bahamas vicino alla villa di Tiger Woods.
I fondatori di Black Lives Matter ammettono di essere marxisti, affermano di voler abolire non solo la famiglia, ma anche il capitalismo. “Noi abbiamo una struttura ideologica. Siamo marxisti indottrinati. Abbiamo una profonda conoscenza delle teorie ideologiche”, ha detto la Cullors. Shaun King, altra star del movimento che ha fondato con Cullors “Real Justice”, ha acquistato una villa del valore di 842.000 dollari. Si tratta del leader di Black Lives Matter che ha invitato “a distruggere le statue di Gesù” poiché rappresentano “una forma di supremazia bianca”. Ora Shaun King si è convertito all’Islam “in solidarietà con i palestinesi”.
Racconta un’inchiesta strepitosa di Unherd: “A pochi isolati da Piazza Tiananmen, una schiera di alti funzionari del Partito Comunista si è riunita per proclamare un messaggio chiaro: ‘La Cina promuoverà lo sviluppo verde’”. L’assemblea generale del Consiglio cinese per la cooperazione internazionale sull’ambiente e lo sviluppo (CCICED) era in pieno svolgimento. “Mentre la stanza ribolliva di ottimistica eco-retorica, si potrebbe quasi dimenticare che la Cina è la più grande fonte mondiale di gas serra e che le nuove centrali elettriche a carbone nel suo gasdotto da sole hanno una capacità maggiore dell’intera Gran Bretagna”.
Ciò che è stato notevole di questo incontro, rivela Unherd, è stata la sorprendente presenza di una folta delegazione di occidentali. “Secondo il rapporto ufficiale della conferenza, ‘membri e partner del comitato estero hanno elogiato la costruzione della civiltà ecologica cinese’”. C’era il professor Lord Nicholas Stern, presidente del Grantham Centre on Climate Change alla London School of Economics, ex capo economista della Banca Mondiale, consigliere di governi inglesi sulla necessità di diventare ecologici e che il Corriere della sera definisce “guru del clima”.
All’incontro a Pechino, Stern ha elogiato “la visione della Cina di una società ecologica”. C’era Kate Hampton, amministratore delegato della Children’s Investment Fund Foundation, che è finanziata dal miliardario Christopher Hohn, uno dei principali filantropi degli ambientalisti di Extinction Rebellion e una delle maggiori fonti di generosità verde al mondo. C’era Laurence Tubiana, ex ambasciatore francese per il clima e ora amministratore delegato della European Climate Foundation, che dona milioni alle campagne verdi. C’era il Fondo mondiale per la natura, il cui presidente è il principe Carlo. E altri.
Ecologisti radicali, transumanisti, amici di Pechino, ammiratori del 7 ottobre, terzomondisti: stupidi, illusi o venduti? Forse Greta e corifei non lo sanno, ma tutte le kefiah sono prodotte, naturalmente, dagli schiavi in Cina
___________________________________________________
Leggi anche: