Libero 18 giugno 2011
Replica di Alfredo Mantovano: “E’ giusto suonare la sveglia ma si deve ripartire da quello che abbiamo realizzato
Da prospettive differenti, due osservatori di quella realtà ieri su Libero si sono calati nella parte della moglie che dà la sveglia; uno, il prof. Campi, senza riporre molta speranza in una reazione; l’altro, Camillo Langone, confidando che da questa parte qualcuno ci senta. In una fase di scoramento, quale è quella che viviamo, il punto di partenza non è – e non può essere – auto consolatorio; ma non può neanche far ignorare quello che finora ha fatto il centrodestra, e al suo interno chi ha una storia propriamente di destra.
Quando, tanti anni fa, ho iniziato a interessarmi di politica, sentivo parlare di “maggioranza silenziosa”, e del tradimento delle sue istanze a causa di un sistema politico bloccato. Uno dei risultati più significativi del berlusconismo è stato di aver dato voce, anche grazie all’ingresso della destra nell’area di governo, a una maggioranza rimasta in silenzio nei decenni precedenti, ponendo in sintonia, sia pure con mille limiti, la gran parte degli italiani e chi li rappresenta (come nella Prima Repubblica era accaduto solo alle elezioni del 1948).
Concordo con Langone che esistono tante ambiguità e disattenzioni; ma risponde o no alla destra del “legge e ordine” avere in questi anni contrastato nei fatti e con successo il crimine mafioso, averne colpito le infiltrazioni economiche, aver ridato fiducia a comunità prostrate indicando delle vie di uscita dal pizzo?
Si avvicina o no al solidarismo “di destra”, più che alla tutela dei privilegi propri di certa sinistra lavorista, quanto accaduto qualche mese fa a Pomigliano: col sostegno attivo dell’esecutivo, si è realizzata la sintesi fra gli sforzi di una grande azienda che prova a restare italiana e la responsabilità di una parte significativa di un sindacato che punta al lavoro vero.
È o non è nel proprio (pur se non in esclusiva) della destra la tutela della vita di fronte alla prospettiva eutanasica, con un governo che è arrivato alle soglie di una crisi istituzionale pur di salvare la vita di Eluana? E infine, nel lavoro svolto in sede europea, chi ha operato la difesa “laica” del Crocifisso, quale segno di civiltà, e la lotta contro l’eurocommissariamento delle politiche nazionali?
Poi ci sono le ambiguità. L’intervento in Libia non è solo questione di spreco di risorse in cambio di più immigrati; a più di tre mesi dal suo avvio, restano gravi perplessità sugli obiettivi della missione militare, sui tempi e sui modi per perseguirli, sul rispetto dei limiti contenuti nella risoluzione Onu, sui danni per la popolazione civile, sui contraccolpi negativi per gli interessi italiani.
E mentre permane quest’impegno in Libia, non hanno seguito le gravi violazioni dei diritti nell’intera area mediorientale, i costi umani pesanti che tanti civili pagano in Yemen, nel Barhein, in Siria, l’aggressione alle comunità cristiane sopravviventi in tali Paesi, il deterioramento dei rapporti col mondo arabo e con le comunità musulmane.
E ci sono pure le disattenzioni; prima fra tutte, quella sul futuro demografico dell’Italia, e sul di più che va fatto, senza ritardo, per invertire un trend di suicidio della nostra nazione per carenza di figli. Un trend che appare inarrestabile, e di cui il recente europride appare l’esaltazione più sgradevole e volgare.
Il padre distratto ha ancora il tempo per riaversi? Guai a dubitarne. Ma va ricondotto alla realtà. Fra i primi dati di realtà di cui convincersi è che c’è futuro per il centrodestra, perché il consenso nei suoi confronti non è scomparso né è passato dall’altra parte: nelle ultime settimane, fra Amministrative e referendum, è rimasto a casa, in attesa di tempi migliori e di maggiore credibilità.
Langone non ha torto; la gran parte degli italiani da tempo si chiede: ma noi che apparteniamo a famiglie normali, che non rivendichiamo i matrimoni per gli omosessuali, che vorremmo vivere in quartieri in cui la sicurezza non sia posta a rischio dai clandestini, noi che siamo cristiani, per lo meno quanto a tradizione, e che pensiamo che sulla vita non vadano operate sperimentazioni, che facciamo: chiediamo scusa? Dobbiamo sentirci in colpa?
È un po’ quello che lamenta da anni, rivolgendosi a chi fa politica, un Uomo anziano e vestito di bianco «l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più sé stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro». Proprio perché ha alle spalle un passato difficile e coraggioso, oggi la destra politica italiana è chiamata a metterci del suo perché il nostro mondo torni ad amare sé stesso. Continuate a suonare la sveglia: è necessario!