Risorgimento italiano: un dibattito da non chiudere

Trascrizione della conferenza tenuta a Marina di Pisa il 6 ottobre 2005
Risorgimento

testo riveduto dalla relatrice

Prof. Angela Pellicciari (Storica)

Ringrazio tutti voi per la presenza. Presumo siate un pubblico di conoscitori della materia e credo sia interessante fare un dibattito dopo il mio intervento.

Il Risorgimento è una questione ancora aperta, e quello che dirò lo documenta; questo perché è ancora aperta la domanda: chi siamo noi italiani? Nell’Ottocento si sapeva chi eravamo noi italiani, ma poi si è saputo poco. Secondo me l’origine di questa poca conoscenza, che spesso si è accompagnata ad un disprezzo per noi stessi, a una vera e propria “esteromania”, al rincorrere i cosiddetti popoli civili -anche se negli ultimi anni sta un po’ finendo- sta proprio nel Risorgimento.

La maggioranza di voi è abbastanza grande per ricordare che anche nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, dodici o tredici anni fa, dovevamo rincorrere i “popoli civili”. Adesso questa specie di propaganda negativa è un po’ meno presente sulla stampa, ma è stata martellante per decenni. Io credo che quello del Risorgimento sia un problema di verità e come noi, a livello privato, non possiamo risolvere i nostri problemi se non ci mettiamo di fronte alla verità della nostra vita, anche come nazione, se non ci mettiamo davanti al problema di chi siamo e della verità sulla nostra storia, possiamo andare solo verso la dissoluzione. Per di più siamo il popolo che fa meno figli al mondo e, pertanto, ci stiamo suicidando. Non credo che questo sia un risultato molto brillante.

Che cosa è stato il Risorgimento? Do’ qualche flash

Innanzitutto il mito del Risorgimento nasce perché importato; non è un mito autoctono. Ci venne instillato da Napoleone che ebbe un modo tutto suo di far risorgere l’Italia: la saccheggiò e la invase. Ne derubò tutte le opere più importanti e portò a Parigi l’Archivio Romano, l’archivio della Santa Sede -che costituisce la memoria storica dell’Occidente-, e lo fece in nome del risorgimento dei Bruti e degli Scipioni.

Già da questo particolare si capisce che tipo di risorgimento è stato quello che le autorità magnificano in ogni occasione. Il livornese Ciampi, ad esempio, è andato in pellegrinaggio in tutte le province d’Italia per lodare le sorti magnifiche e progressive del Risorgimento.

Leone XIII dirà che il Risorgimento è essenzialmente il risorgimento del paganesimo. Napoleone prima, e poi Palmerston -un altro che si dette molto da fare perché l’Italia finalmente risorgesse-, sono personaggi molto potenti. Sono padroni del mondo ma, strano a dirsi, sono molto affezionati a che in Italia si sviluppi il nazionalismo: è una delle contraddizioni infinite del Risorgimento.

E’ proprio questa la chiave iniziale: dovevamo risorgere perché alcuni signori (Napoleone, Palmerston e i poteri forti di allora), assieme a tutta la stampa e alla propaganda del tempo, andavano sostenendo che dovevamo risorgere dai “quindici secoli di schiavitù”. Dal 300 – ovvero da Costantino- all’Italia liberale ci sono proprio quindici secoli: in parole povere il Risorgimento, aveva ragione Leone XIII, consisteva nel puro e semplice ritorno al paganesimo. Questo però non si poteva dire.

Non si poteva dire che dovevamo risorgere in nome del paganesimo, perché –perlomeno in teoria- il Risorgimento doveva essere un moto di libertà e, in Italia, tutta la popolazione era cattolica e non voleva affatto essere liberata dal cattolicesimo.

Perché il Risorgimento è stato monopolizzato dai Savoia? Perché, a livello di propaganda, hanno dato di sé una bellissima immagine. Hanno detto e ribadito di essere moralmente i “migliori”. Il Risorgimento ha avuto questo ritornello, questo refrain: dobbiamo unificate l’Italia in nome della morale. Quale morale?

Quella della monarchia costituzionale e del rispetto per la libertà dei cittadini; i monarchi assoluti (chi potrebbe pensare il contrario!) questo rispetto non l’hanno. Noi Savoia siamo gli unici a garantire un governo costituzionale e liberale, hanno detto. “Dispotismo, assolutismo, oscurantismo, superstizione…”, tutta la tiritera di aggettivi che da sempre è stata riversata contro la Chiesa dal mondo protestante e massonico, è arrivata nel Bel Paese grazie ai Savoia, che hanno fatto da testa di ponte del protestantesimo in Italia.

Questa è la ragione per cui dovevano essere proprio i Savoia -per evidente, superiore, moralità!- ad unificare l’Italia. Detto tra parentesi l’idea di uno stato federale italiano è di un Borbone, di Ferdinando II, e risale al 1833. Pio IX e la chiesa non erano affatto contrari a realizzare una forma di unificazione nazionale, ma quando questo movimento viene egemonizzato da forze massoniche e protestanti -e quindi radicalmente e visceralmente anticattoliche- Pio IX e la Chiesa, come ovvio, se ne allontanano. Ma all’inizio non era così.

Il primo a concedere la Costituzione in Italia, nel 1848, ancora una volta, non è un Savoia, ma un Borbone; che però, poi, la ritira. I Savoia, invece, la mantengono e questo dà forza al loro schema propagandistico. Che cosa vuol dire “monarchia costituzionale”? Vuol dire una monarchia in cui tutti, a cominciare dal re, rispettano la carta fondamentale, che nel regno sardo si chiama Statuto Albertino.

Ebbene, il primo articolo dello Statuto di Carlo Alberto dice: «La religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione di Stato». Senonché, subito dopo l’approvazione dello Statuto,  immediatamente – come testimoniano i dibattiti del Parlamento subalpino – c’è un argomento che ritorna martellante e che è l’unico che veramente interessi deputati e senatori: come sopprimere i gesuiti e gli ordini definiti “gesuitanti”. Ma come? Il primo articolo dello Statuto dichiara che la Chiesa cattolica, apostolica e romana, è l’unica religione di stato, e in nome della monarchia costituzionale si cerca di sopprimere i gesuiti? E con quali motivazioni?

Se si va a leggere, le motivazioni dei parlamentari sardi sono stupefacenti. E d’altronde molti di coloro che siedono in Parlamento sono ex rivoluzionari, mazziniani, carbonari e via elencando; pertanto il linguaggio è rivoluzionario. Le motivazioni sono, alla lettera, le seguenti: i gesuiti hanno la lue, la sifilide, e sono appestati: sono quindi contagiosi e pericolosi e, pertanto, vanno soppressi.

Io ho avuto qualche difficoltà a leggere questi dibattiti che, talvolta, sono veramente stomachevoli. La violenza e il pregiudizio anticattolici sono talmente radicati, che si fa fatica a leggere prese di posizione che sono distanti anni luce dalla realtà. Sembra di stare in un mondo di sogno. Meglio: da incubo.

Ho origini sessantottine -anche se per grazia di Dio da molto tempo ho cambiato strada- e anche nel ’68 c’era la follia al potere, anziché l’immaginazione, come allora si diceva! Nel 1848 era la stessa cosa: analizzando questi dibattiti, traspare una specie di follia.

I gesuiti vengono soppressi e privati di tutti i loro beni, comprese le case che abitavano, e c’è una vera e propria caccia all’uomo in tutto il regno. I padri sono sottoposti a domicilio coatto perché rei di chiamarsi gesuiti. Questo stato “liberale” mette i gesuiti a domicilio coatto per il nome che portano! Devo dire che la motivazione che scatena la persecuzione contro i gesuiti è lungimirante. Perché è chiaro che se io sono un’appestata contagio chi mi sta vicino.

Così, dal momento che i gesuiti avevano contatti con gli altri membri degli ordini religiosi cattolici, era come una catena di sant’Antonio: andavano soppressi tutti. Infatti durante Risorgimento sono stati soppressi, uno dopo l’altro, tutti gli ordini religiosi della Chiesa di Stato!

Nonostante Napoleone e nonostante il Risorgimento, ancora oggi l’Italia ha in assoluto il più grande patrimonio di beni culturali e artistici del mondo. Pensate cosa doveva essere prima. Prima che espropriassero tutti i religiosi di tutti gli archivi, le biblioteche, le statue, i dipinti, gli edifici storici –trasformati in stalle, caserme, manicomi e carceri- che possedevano! Io sono di Fabriano e davanti casa mia c’è un caseggiato, che conosco col nome di “Caserma Spacca”, che da alcuni anni è diventato sede del museo della carta e della filigrana.

Questo edificio originariamente era un convento dei domenicani: dal momento che era stato trasformato in caserma, immaginate che fine hanno fatto i dipinti, le statue, l’archivio, la biblioteca e gli oggetti di culto! Questa devastazione è stata capillare su tutto il territorio nazionale. E’ stata una dispersione senza uguali della nostra memoria storica e del nostro patrimonio artistico e culturale.

Gli affreschi e gli archivi sono spariti, mentre molte delle tele, delle statue e dei libri sono andati ad abbellire come un trofeo le case dell’1% della popolazione italiana di fede liberale. Quanto ai turiboli, alle pissidi, ai calici d’oro e d’argento, alle gemme che incastonavano icone e paramenti, sono stati fusi per diventare collane e monili delle varie signore Rattazzi.

Nel 1848 l’attacco alla chiesa e alla costituzione è feroce e tutti i principali articoli dello Statuto sono infranti, a cominciare da quello che garantisce la proprietà privata. E’ infatti evidente che i gesuiti, le dame del Sacro Cuore di Gesù, come, più tardi, i francescani e tutti gli altri ordini religiosi, sono dotati di personalità giuridica e sono pertanto legittimi proprietari dei beni che la popolazione cattolica, nel corso dei secoli, ha loro donato.

Pertanto l’attacco contro le proprietà dei religiosi è un attacco a testa bassa contro la proprietà privata. Da questo punto di vista il liberalismo è l’anticamera del comunismo, come Pio IX fin dal 1846, nella prima enciclica che scrive, profetizza. Due anni prima che Marx scriva il Manifesto del partito comunista, Pio IX mette i cattolici in guardia contro la propaganda liberale dicendo: attenzione, adesso attaccano i beni della Chiesa, dopo sarà la volta dei beni vostri. Non poteva che essere così: una volta infranti i principi dello Stato di diritto e della legge naturale, era nelle logica delle cose che accadesse.

Nel 1855 la persecuzione prosegue e questa volta tocca agli ordini mendicanti e di clausura. In testa francescani e domenicani. Durante il Risorgimento c’è un vero e proprio odio per i francescani. Ancora una volta prendo come esempio Fabriano, che è una città molto bella, piena di chiese e di conventi. La chiesa più bella di tutte era quella di San Francesco: proprio la chiesa che hanno demolito! A ricordo della magnificenza dell’edificio, alcuni dei reperti provenienti dalle sue macerie sono conservati al Metropolitan e in un gran numero di musei americani. Fa impressione la forza di quell’odio.

Nel 1855 le motivazioni sono diverse; non si parla più di peste e di lue; si tratta di applicare i principi del buon governo e della modernità. Rattazzi, che era ministro di grazia e giustizia oltre che ministro del culto, fa in Parlamento una affermazione strabiliante: questi ordini sono inutili, quindi dannosi. Applicando lo stesso metro di giudizio qualcuno potrebbe definire questa conferenza inutile, quindi dannosa, quindi potrebbe proibirla! Se un governo può definire cosa è utile e cosa inutile, e proibire tutto ciò che ritiene inutile, capite bene che razza di libertà regna in uno stato siffatto.

E’ sempre Rattazzi a fornire una seconda buona ragione per cui gli ordini vanno soppressi: si tratta di fare giustizia all’interno della chiesa. «E’ forse giusto –si domanda- è forse consentaneo” che all’interno della Chiesa ci siano degli ordini religiosi ricchi e altri meno ricchi? No, è la risposta. Quindi – sempre a modo di vedere di Rattazzi – si tratta di togliere a chi ha di più, per dare a chi ha di meno. Questa motivazione sarà la stessa utilizzata da Lenin: non è giusto che i borghesi abbiano più dei proletari; aboliamo la proprietà privata e facciamo giustizia.

La vera motivazione, quella strategica, era però legata ad un concetto che anche oggi va tanto di moda: «libera Chiesa in libero Stato». Frase ad effetto che non inventa Cavour ma il conte di Montalambert, di cui Cavour si appropria. Cavour era un politico geniale -se per geniale s’intende una persona che non ha nessuna remora morale e che può fare tutto ciò che vuole. E’ interessante la definizione che del principio del separatismo dà Carlo Cadorna, che è il relatore della commissione parlamentare incaricata di riferire in parlamento sul progetto di legge relativo alla soppressione degli ordini religiosi (1854-55).

Cadorna definisce così il potere spirituale: il potere spirituale è quello più nobile e più importante, perché riguarda “l’anima”. Il Papa ha potere sull’anima; ha potere su “aspirazioni, pensieri e credenze”. Dunque il potere spirituale riguarderebbe le mie aspirazioni, i miei pensieri, e le mie convinzioni! le mie e le vostre! pertanto il potere spirituale, avendo a che fare con l’anima, ovvero con qualcosa che non si vede, non ha nulla a che fare col potere materiale, che invece appartiene al potere temporale.

Tutto quello che si vede cade sotto l’autorità del potere temporale. Definiti così la Chiesa e lo Stato è chiaro che quest’ultimo ha potere su tutto ciò che non è anima, cioè su tutte le case dei cittadini, su tutti i beni, su tutto! Pertanto, in base al principio del separatismo, come definito da Cadorna e dai liberali, gli uomini del Risorgimento si sono potuti appropriare legalmente di tutte le proprietà della Chiesa, perché, come dice Cadorna, i beni della Chiesa non diventano spirituali per il fatto che appartengono ad una autorità di tipo spirituale, ma rimangono materiali e pertanto ricadono sotto l’influenza del potere temporale.

Questa definizione di separatismo consentirà ai liberali di invadere lo Stato della Chiesa, perché è ovvio che se la chiesa non può possedere i conventi in cui vivono i religiosi, a maggior ragione non può possedere uno Stato. Un amico francescano mi ha detto che, grazie a questo tipo di separatismo, molte monache di clausura sono morte di fame. In tutta Italia l’insieme dei membri degli ordini religiosi maschili e femminili ammontava a più di 57 mila persone. Ebbene, ci furono 57 mila persone private di tutto e buttate per strada. Come costituzionalità e come rispetto per la libertà non c’è male!

Tutti i principali articoli dello Statuto, dalla difesa della proprietà privata alla libertà personale, sono sistematicamente infranti. L’articolo 28 stabilisce, ad esempio, che la stampa è libera, una libertà però che riguarda solo la stampa liberale, ovvero l’1% della popolazione favorevole al progetto neopagano. La stampa cattolica, al contrario, è così libera, che Cavour vieta la circolazione in Piemonte delle encicliche del Papa!

Siccome le cose stanno così – e stanno così perché questi sono i fatti – ci si chiede come mai è potuto succedere quello che è successo. Quali ragioni profonde avevano i liberali per avere questa furia distruttiva nei confronti del patrimonio identitario italiano? Innanzitutto avevano un serissimo motivo materiale, perché non so se vi rendete conto quante migliaia di conventi, romitori, cappelle, ciascuno con i propri annessi, siano finiti contemporaneamente sul mercato assieme a due milioni e mezzo di ettari di terra.

Il prezzo di tutto questo ben di Dio è ovviamente crollato anche perché poteva concorrere all’acquisto di quei beni solo chi era liberale: per i cattolici c’era la scomunica. Potevano legittimamente acquistare i beni della chiesa solo quanti –e furono molti- li compravano con l’intenzione di restituirli ai legittimi proprietari.

Durante il Risorgimento c’è stato un passaggio di ricchezza enorme che ha arricchito l’1% e depauperato il restante 99% della popolazione.

Se la prima motivazione era di tipo materiale, la seconda era di carattere spirituale. I liberali, che hanno fatto forsennata propaganda per il protestantesimo, non è che fossero protestanti. Sapete che, dopo la breccia di Porta Pia, il primo ad entrare a Roma fu un carretto di bibbie protestanti trainato da un cane chiamato Pio IX.  

Purtroppo non ho pensato a portare da casa alcune pubblicazioni degli anni fra il 1860 e il ‘70, opuscoletti in cui si scrive che il Papa è l’Anticristo, che i parroci non fanno leggere la Bibbia… Di questi ce n’erano una infinità. La carta oggi costa, figuratevi nell’Ottocento! perciò quanti soldi sono stati buttati in Italia perché la popolazione abbandonasse il cattolicesimo e si facesse protestante! Questa propaganda fa anche capire chi fu ad aiutare i Savoia a diventare i re d’Italia…

I Savoia erano sovrani di una nazione periferica, mezza italiana e mezza francese – in Parlamento si parlava spesso in francese – e pertanto non erano certo i più italiani fra gli italiani. Il Regno di Sardegna non era paragonabile per importanza storica e culturale al Regno delle due Sicilie, al Granducato di Toscana o a Venezia. Erano periferici in tutti i sensi, anche culturalmente; eppure sono riusciti a unificare l’Italia sotto di sé.

Come mai? Perché si è trattato di una campagna internazionale molto ben orchestrata. Come dicevo all’inizio, è Napoleone che inizia il Risorgimento, ma poi è stato reso possibile dalle potenze protestanti che lo hanno finanziato. C’è stata una specie di internazionale protestante, con la partecipazione di Stati Uniti, Svezia, Danimarca, che faceva collette per finanziare i liberali italiani nel tentativo di esportare il protestantesimo anche in Italia.

Hanno vinto i Savoia perché sono stati gli unici che si sono prestati a fare da cavallo di Troia, facendosi paladini degli interessi economici ed ideologici dell’Inghilterra e della Francia in Italia. L’Italia è sempre stata un paese ricchissimo e all’avanguardia – abbiamo questo privilegio –, viviamo in un paese unico al mondo, con Roma che è simbolo del potere universale, ereditato dalla Chiesa cattolica, chiesa, come dice la parola, universale. Ebbene, Roma da città del mondo è stata degradata a capitale di uno Stato feudo di Francia e Inghilterra.

Personalmente, ma come molti di voi credo, ero molto affezionata a quella figura eroica che è stato Giovanni Paolo II. Ai suoi funerali la nazione più potente del mondo era rappresentata da tre presidenti, nessuno dei quali cattolico, ma che ugualmente si sono inginocchiati davanti al feretro del papa; con loro c’erano i maggiori leaders della terra, appartenenti a tutte le religioni.

Di sicuro non sono venuti perché a Roma c’è Ciampi. Roma era davvero la capitale del mondo: i liberali hanno barattato questo essere sede di un potere universale per trasformare l’urbe nella capitale di un piccolo e debole stato nazionale. Stato che ci ha trasformati in un popolo di mendicanti e di emigranti. L’Italia ha subito questa metamorfosi grazie a quella vera e propria invasione coloniale, perché tale è stata, che ha portato i Savoia a regnare su tutta la penisola.

Invasione che per di più ha creato un vulnus, una ferita profonda nella nostra identità.  “L’Italia è fatta dobbiamo fare gli italiani”: così pensava la classe dirigente risorgimentale. Gli italiani che c’erano non andavano bene. Andavano rifatti ad immagine e somiglianza dei popoli protestanti e massonici, definiti civili. E’ da allora che abbiamo imparato a disprezzare noi stessi avendo scelto di stare dalla parte dei nostri nemici: le potenze anticattoliche che dominavano il mondo in nome del progresso e della libertà.

Eppure basta fare un giro per l’Italia per vedere se la propaganda protestante e massonica aveva ragione di definire l’Italia una nazione di schiavi! Quanto a civiltà, di certo non abbiamo da imparare dai tedeschi, dagli inglesi e tanto meno dagli americani, eppure siamo diventati mendicanti ed ultimi. Questo ha provocato il Risorgimento.

Sto saltando un po’ di palo in frasca, perché ho lasciato lo schema che seguo normalmente accalorandomi alquanto. Ad ogni modo, il ’55 è una sorta di prova generale perché Cavour doveva dimostrare, con la soppressione degli ordini religiosi, che era davvero disposto a farla finita col cattolicesimo. Doveva dimostrare di essere pronto a vendere l’anima della nazione. Dal momento che gli unici che lo potevano sostenere, nel progetto definito da una parola tanto bella come Risorgimento, erano i nemici degli italiani, cioè i protestanti e i massoni del mondo, lui era costretto ad attaccare la Chiesa.

Tutto sommato, rispetto a Mazzini e Garibaldi, Cavour era un moderato e non voleva suscitare nel paese una spaccatura profondissima, e pertanto il suo attacco alla Chiesa è avvenuto nel nome della Chiesa. I liberali hanno attuato la stessa politica a suo tempo fatta propria dagli Stati protestanti. Quando Lutero sconvolge la Germania, quando Enrico VIII sconvolge l’Inghilterra, cosa fanno?

Per prima cosa si appropriano dei beni della Chiesa cattolica. Lo stesso fanno i Savoia con la differenza che, mentre i protestanti lo fanno per odio pubblico e dichiarato verso la Chiesa, i sovrani piemontesi continuano a protestarsi cattolici. Ma com’è possibile che siano cattolici se sono tutti scomunicati e se fanno le stesse cose dei protestanti? se riducono la Chiesa sul lastrico e desiderano che finisca non solo il potere temporale dei papi, ma lo stesso potere spirituale?

Nell’Ottocento i liberali sono costretti a questa menzogna: sono anticattolici ma si devono dichiarare cattolici perché sono vincolati allo Statuto e fanno risiedere la loro superiorità morale nell’essere fautori di uno stato costituzionale. In pratica hanno fatto una guerra di religione contro la Chiesa, in nome della Chiesa. Quel gigantesco papa che è stato Pio IX lo ha scritto in decine di encicliche, di cui nessuno sa più niente.

Il Papa dice: cos’è il liberalismo? E’ un movimento che prende il nome dalla libertà –la libertà differenzia l’uomo dall’animale: la creazione culmina nell’uomo perché è libero – per realizzare, nei fatti, uno stato totalitario. Si domanda il papa: com’è possibile chiedere che la Chiesa si concili con il progresso e con il liberalismo? Si chiamino le cose con il loro nome, e la Chiesa, che è sempre stata dalla parte del progresso vero e della libertà, starà, ancora una volta, da quella parte.

Cavour deve poter dare alle potenze europee la prova che lui fa sul serio e che finalmente anche in Italia è arrivata la rivoluzione protestante e massonica. Scatena allora la guerra di religione contro la Chiesa e può partecipare al Congresso di Parigi, mandando anche cinquemila disgraziati a morire in Crimea, per inserire il piccolissimo e insignificante stato piemontese nel gioco delle grandi potenze.

A Parigi realizza un colpo da maestro, mettendosi d’accordo col rappresentante inglese, per mettere la questione italiana nell’agenda mondiale e farne una questione umanitaria. Qual è questa questione umanitaria? Negli stati italiani la popolazione “geme” ed anela ad essere liberata dal dispotismo pontificio e borbonico.

Attenzione all’espressione usata: «gli italiani gemono». Si diceva così, alla lettera, anche nelle logge massoniche. Il linguaggio è una spia abbastanza significativa della realtà.

Così lord Clarendon, d’accordo con Cavour, denuncia che gli italiani «gemono nelle carceri». Quello che sto per dire è una inezia, ma è carina. In realtà chi geme nelle carceri, nel 1856, sono i poveri sardi. Nel Regno di Sardegna le prigioni sono piene. Le stesse pene capitali, in un quinquennio di governo liberale, aumentano in modo esponenziale. Se c’è un regno violento, nell’Italia preunitaria, questo è il Regno di Sardegna.

L’esatto contrario di quello che accade a Roma e a Napoli. Quando Pio IX sale al trono nel 1846, decreta l’amnistia per i reati politici facendo uscire dal carcere i rivoluzionari incalliti dietro semplice promessa che non  avrebbero più fatto la rivoluzione. Tra l’altro fu politicamente un gesto suicida. Nel Regno delle Due Sicilie Ferdinando II, dopo la rivoluzione del ’48, non condanna a morte nessuno e condona numerose pene – peccato, ho dimenticato i libri e non ho portato i dati esatti – . Se c’è qualcuno, in Italia, che geme nelle carceri, questo qualcuno sta proprio in Piemonte.

Dopo aver portato la questione italiana all’attenzione delle altre potenze nel 1856, Cavour passa ad incassare il credito accumulato e organizza la conquista della Penisola. Nel mio libro I panni sporchi dei Mille ho ristampato le fonti liberali, ovvero le testimonianze dei protagonisti. Garibaldi non ha liberato nessuno: sono stati La Farina e Cavour che dal 1856 al ’59, per quatto anni, si sono incontrati tutte le mattine, alle quattro o alle cinque, prima di giorno, perché nessuno doveva sapere niente, a palazzo Cavour.

La Farina doveva passare per una scala interna collegata con la camera da letto del presidente del Consiglio. Insieme hanno programmato l’invasione del Regno delle due Sicilie che hanno realizzato –anche- ricorrendo ad un’opera di corruzione sistematica, come documenta il Diario dell’ammiraglio Persano.

Persano è inviato in Sicilia col compito di tallonare Garibaldi –di lui Cavour, giustamente, poco si fidava-, e corrompere i vertici della marina militare borbonica. Deve inoltre presiedere allo sbarco di uomini, munizioni ed armi. Altro che la leggenda dei Mille! Pensate che belle favole ci hanno raccontato: Mille eroi scamiciati che, senza nessuna preparazione, nessuna organizzazione, nessun finanziamento, fanno crollare uno Stato di nove milioni di persone (il più antico regno d’Italia, dopo lo Stato della Chiesa), che possiede per di più la più potente marina militare del Mediterraneo.

Hanno cercato di fare la stessa cosa -un’opera di corruzione generalizzata- anche con i generali pontifici, ma non ci sono riusciti. Da un punto di vista storiografico sarebbe molto interessante capire il perché: perché i generali borbonici si sono lasciati corrompere e quelli pontifici no? E’ una questione aperta. Di fatto, quando la popolazione meridionale si è accorta di quello che è successo, è insorta e si è trasformata in un brigante.

C’è voluto un esercito di centoventimila uomini per combattere i briganti! il che vuol dire che tanto pochi non dovevano essere… E cioè, che non erano briganti: si trattava di un tentativo di resistenza generalizzato. Il Sud è stato massacrato, con villaggi incendiati e fucilazioni in massa. Francesco II lo racconta in manifesti che commuovono; lo stesso Papa lo denuncia.

In una corrispondenza de La Civiltà Cattolica del 14 settembre 1861 si legge il seguente reportage: «In Italia, o meglio, negli stati sardi, esiste la tratta dei napoletani. Si arrestano soldati napoletani in gran quantità, si stipano nei bastimenti peggio di come si farebbe con gli animali e poi si mandano in Genova. Trovandomi testè in quella città ho dovuto assistere ad uno di quegli spettacoli che lacerano l’anima.

Ho visto giungere bastimenti carichi di quegli infelici laceri, affamati, piangenti e sbarcati vennero distesi sulla pubblica strada come cosa da mercato. Spettacolo doloroso che si rinnova ogni giorno in via Assarotti, dove è un deposito di questi sventurati». Questa è la “liberazione” del Sud.

E’ tardi e concludo dicendo che il disprezzo per l’Italia cattolica resiste anche ai nostri giorni. E’ di poco tempo fa la polemica del governatore del Piemonte contro il ministro della salute. La diessina Mercedes Bresso ha fatto questa strabiliante dichiarazione: «Non sono credente e mai lo sarò ma se per caso lo dovessi diventare mai mi farò cattolica; piuttosto diventerei valdese». Il disprezzo per l’Italia cattolica va contro la verità dei fatti. Il patrimonio artistico che abbiamo -e lo abbiamo in quanto cattolici- basta da solo a smentire questa menzogna.

Penso ci convenga riappropriarci della nostra identità che è carica di gloria. Tutti coloro che conoscono la storia ed hanno un po’ di sensibilità artistica ce la invidiano. Se non lo facciamo, se non facciamo i conti con la realtà che, per di più, ci è favorevole, continueremo ad essere vittime di qualsiasi menzogna.

Grazie.

* * *

Domanda Sui libri di storia si legge che nel passare lo stretto di Messina i garibaldini arrancarono per ore ed ebbero anche la nave incagliata, con diecimila borbonici sulla costa che li aspettavano… E’ possibile?

Risposta Si, perché i generali davano ai soldati l’ordine di girarsi dall’altra parte. C’era stata una capillare corruzione dei vertici della marina e dell’esercito

Domanda Come lo sbarco indisturbato a Marsala?

Risposta Certo, tutto si spiega così. Ripeto, la maggiore marina del mediterraneo come ha fatto a non vedere?

Domanda Con le spoliazioni della Chiesa e con la politica fiscale il Regno d’Italia ha espropriato tutte le rendite agrarie. Noi oggi scontiamo il fatto che per mantenere un esercito sovrabbondante e mai all’altezza degli altri eserciti i Savoia attuarono questa economia.

Risposta. A questo proposito c’è una cosa interessante che riguarda i Savoia. Don Bosco, nel 1854-’55, ha fatto di tutto perché non fosse approvata la legge contro i conventi, la prima delle leggi eversive. Scrisse anche a Vittorio Emanuele. Don Bosco era noto per essere un profeta e le persone stavano molto attente a quello che diceva perché avevano paura. Egli fece un sogno e scrisse al re di aver visto un valletto con la livrea rossa che diceva: «Grande funerale a corte».

Dopo una settimana riscrive dicendo di aver sognato nuovamente il valletto con la livrea rossa che diceva: «Grandi funerali a corte». Don Bosco, sulla base di questi sogni,  esortava il sovrano a non firmare la legge. Ebbene, in un mese muoiono la madre del re, di cinquantatre anni, la moglie del re, di trentatre anni, il fratello, di ventisette anni, l’ultimogenito di quattro mesi. Vittorio Emanuele firma e Don Bosco manda alle stampe un libro che riporta sul frontespizio una frase di Sant’Ambrogio: «I beni di chi ruba alla Chiesa non arrivano alla quarta generazione». I Savoia non sono arrivati alla quarta generazione. Curioso, vero?

Questo mi è venuto in mente perché ho detto “rubano”. Don Bosco, che è santo, gli stampò questa cosetta, e sarà pure un caso, ma si è avverato.

Domanda. Poi però la maggior parte dei militari borbonici è passata all’Italia…

Risposta Certo, perché Cavour non era affatto ingenuo ed aveva assicurato all’ufficialità napoletana che avrebbe accolto, ovviamente dopo un congruo periodo di tempo, tutti loro nell’esercito e nella marina italiane.

Domanda. Come Liborio Romano?

Risposta Liborio Romano era il primo ministro di Franceschiello e, sotto Garibaldi, diventa ministro dell’interno. Ne parliamo così, ma fu un dramma. Francesco II aveva ventidue anni e tendenze mistiche; in ogni caso non si era mai occupato di governo. Salì al trono dopo la morte del padre, che a detta di molti, fu avvelenato. Liborio Romano scrisse al re delle Due Sicilie dicendo: Maestà, non si difenda, abbandoni Napoli perché se lei si difende Napoli subisce dei bombardamenti e questa città così bella avrà dei danni, ci saranno morti. Francesco II segue questo consiglio e abbandona Napoli senza combattere. Contemporaneamente Liborio scrive a Garibaldi dicendo che tutto è pronto per l’accoglienza del liberatore…

Domanda [incomprensibile nella registrazione n.d.r.]

Risposta Il mio è, semplicemente, un invito agli italiani a riconoscersi nella propria storia e a ricordare che la nostra storia non nasce col 1861, ma è un po’ più antica! Se noi abbiamo tanta ricchezza, ad esempio culturale, certo questa non deriva da ciò che è stato fatto durante il Risorgimento. Noi siamo il popolo delle cento città e ogni paesino, ogni frazione, è diversa dall’altra.

Tutto ciò durante il Risorgimento, in modo totalitario, è stato azzerato.  Dico che, in quanto italiani, ci converrebbe fare pace con la nostra storia che non nasce col 1861. Il riferimento che faceva all’Europa è però interessante, nel senso che vedo in questo progetto di uno stato europeo, lo stesso rischio, ovvero che si tratti di un progetto elitario –proprio come è successo durante il Risorgimento- e che sia portato avanti da élites che facciano strame dell’identità europea. Questo secondo me è un rischio serio.

Domanda Vorrei ci parlasse anche della Toscana, tanto per renderci conto di cosa è stato il Risorgimento anche da noi

Risposta Volentieri. Ricasoli è stato una specie di pasha turco, nel senso che governava con lo stesso rispetto per la popolazione che avrebbe avuto un pasha turco. Perlomeno così scrive Cavour a Vittorio Emanuele. Prendiamo per esempio il caso dei referendum organizzati per convalidare l’annessione. Pensate che ai referendum andò a votare una percentuale altissima di cittadini, quando nelle elezioni politiche che furono fatte immediatamente dopo non andò a votare praticamente nessuno.

Già questo fatto è molto curioso. Curletti, che era il capo della polizia politica di Cavour (e contemporaneamente il capo di una banda di assassini, tanto che alla morte di Cavour, persa la protezione politica, fu costretto a rifugiarsi in Svizzera per non essere arrestato), racconta in un memoriale come ha organizzato i plebisciti. Lui si è occupato di Parma, Modena e Reggio. In Toscana ci aveva pensato Ricasoli.

Curletti racconta che i liberali erano andati nelle parrocchie ed avevano preso i registri: in base a quelli, avevano compilato l’elenco dei votanti. Abbiamo fatto le cose così bene, commenta Curletti, che qualche volta i votanti erano addirittura più delle persone viventi. In Toscana, invece, avevano invaso le campagne di volantini in cui era scritto di andare a votare.

Siccome i contadini erano per lo più analfabeti, quando domandavano cosa fossero quelle carte, si sentivano rispondere di doverle consegnare dove si svolgevano i referendum se non volevano pagare una multa. Salvemini ha denunciato Giolitti come ‘ministro della malavita’. Aveva torto, perché in Italia, fin dall’inizio, le elezioni sono state una truffa.

Domanda A Lucca invece, che era stata proditoriamente annessa alla Toscana, dato che si doveva trattare semplicemente di una unione delle due corone, usarono questo slogan: «D’ora in avanti saremo Italiani si e toscani no», facendo credere alla gente di andare a votare contro il Granduca.

Risposta In Toscana siete speciali. Questa non la sapevo. Ha una fonte? Un documento ?

Domanda Questo fatto lo cita Augusto Mancini ne La storia di Lucca. In tutta la storia della Toscana si vede che la restaurazione non fu una restaurazione. L’assolutismo, molte volte cervellotico, dei Borbone Parma buttò in campo liberale gente che era semplicemente nostalgica delle vecchie istituzioni rappresentative della Repubblica.

Domanda Questa sera ho ascoltato cose che erano lontane dalla mia immaginazione. Perché non si insegnano a scuola?

Risposta Nelle scuole, per mia esperienza, si insegna quello che tutti sanno e cioè che i Savoia hanno liberato l’Italia. Io ho scritto quattro libri su questi argomenti e ho una qualche cultura su questo periodo. Sono mossa da un unico, profondo, interesse: quello per la verità.

Racconto quello che ho scoperto: sta ad ognuno di noi riflettere sui fatti -perché di fatti e di documenti si tratta: posso citare tutte le fonti di quello che ho detto –, per poterli poi giudicare con la propria cultura, sensibilità e con la propria ideologia. Io in quanto storica espongo dei fatti. Poi ciascuno li recepisce come vuole. La funzione della storia consiste nel raccontare come sono andati i fatti; la storia non è propaganda ideologica. I fatti sono diversi dall’idea che del Risorgimento per cent’anni ci è stata propagandata.

Domanda Perché questa rilettura?

Risposta L’ho detto e ripetuto: per amore della verità

Domanda: I Mille hanno sbaragliato un esercito tra i più organizzati d’Europa e ribaltato un regno. Il discorso che lei ha fatto sulla corruzione non mi torna. In secondo luogo il “ si dice” è un discorso che storicamente non si può fare…

Risposta Guardi che se c’è una persona che non usa il “si dice” sono io perché cito sempre letteralmente i dati ed dei fatti.

Domanda Secondo me si fa confusione tra il momento iniziale del Risorgimento e quello finale. Ad esempio mi è capitato di avere dei dati sui plebisciti e non mi è sembrato abbiano avuto la totalità dei votanti

Risposta Ci sono dei libri che hanno pubblicato i dati riguardanti questa circostanza e dunque non può essere un problema di opinioni.

Domanda Sono cresciuto nel mito di Garibaldi e di Mazzini e solo leggendo successivamente dei libri ho cominciato a conoscere le ragioni dell’altra parte. Come mai dopo centocinquant’anni non è possibile ancora fare luce in maniera esauriente sul Risorgimento?

Risposta Su questo non posso dare una risposta come storica, ma come una qualsiasi persona che ragiona. La risposta che io trovo è che evidentemente le élites di allora sono in continuità con le élites di oggi e impongono una certa versione dei fatti perché devono magnificare sé stesse.

Non fanno che dire che la Chiesa deve fare mea culpa, ma se anche loro facessero un minimo di autocritica non farebbe male a nessuno. Questo minimo di autocritica però non lo fanno e continuano a difendere a spada tratta il loro passato “glorioso”, e ce lo impongono. Questa è la mia risposta, ma ciascuno qui risponda come crede.

Domanda. Lo stesso avviene col comunismo…

Risposta Anche se il comunismo ormai è stato messo abbastanza in discussione, seppure in Cina ancora… Se io racconto delle favole ad un ragazzino, questo è contento. Il problema è di non essere eterni infanti da adulti. Evidentemente c’è una regia su quello che viene raccontato sul Risorgimento.

A proposito di regia, è uscito un articolo sul Corriere di qualche giorno fa su cui si affermava che è finita la monogamia e che non può non finire: non nel senso che quasi tutti hanno diversi matrimoni alle spalle, ma nel senso che potremmo avere, contemporaneamente, più relazioni. L’articolista, il francese Attali, sosteneva che, sicuramente, anche le chiese non potranno opporsi a questa evoluzione antropologica della famiglia.

Cosa voglio dire con questo? Come fa il Corriere a pubblicare in prima pagina un articolo del genere? Come fa La 7 ad aprire un proprio telegiornale con un servizio in cui si sostiene che essere omosessuali è normale, che essere lesbiche è normale e che pertanto, dopo aver mandato in onda un programma che aveva per protagonisti cinque omosessuali, manderà in onda uno sceneggiato che parla di due lesbiche?  Questo alle otto della sera, con sullo sfondo due lesbiche che si baciano, dal momento che essere omosessuali e lesbiche è normale…  Che vuol dire questa cosa?

Si tratta di una scelta editoriale, e una parte della proprietà editoriale, dei potentati italiani, ha deciso di fare un attacco serio alla Chiesa cattolica, e quindi alla famiglia. Anche allora miravano a disgregare la famiglia, perché, come ammonivano Pio IX e la Civiltà Cattolica, se si mira ad avere il potere bisogna, avere in pugno le persone e, per poterlo fare, bisogna togliere alle persone la sicurezza che hanno.

Pertanto bisogna privarle della famiglia. Quando non ci sono più famiglie ma singoli individui, senza nessuna protezione, questi diventano come tanti soldatini. E’ questo il dramma cui stiamo assistendo oggi. Si tratta di un tipo di propaganda così perverso, a mio modo di vedere, che veramente… Come mai non c’è stata una reazione a questa propaganda sfacciata e perversa? Perché le redazioni non sono state invase da poste elettroniche e da messaggi?

Ritornando al Risorgimento: la verità è ciò che mi serve a capire quello che succede. E’ ciò che mi fa evitare di essere trattata come un’idiota che accetta qualsiasi favola le sia raccontata. Come, purtroppo, mi è successo per anni; fino a quando non ho aperto gli occhi, studiando. Fino ad allora anch’io credevo alle favole sul Risorgimento. Ma il Risorgimento è sono un esempio delle tante favole che circolano.

Domanda  [incomprensibile nella cassetta N.d.r.]

Risposta C’è una realtà che è da sempre perseguitata ed è la Chiesa cattolica. Galli Della Loggia ha scritto una prefazione interessante ad un libro di Antonio Socci dicendo che nel Novecento centinaia di milioni di cattolici sono stati ammazzati e tuttora sono ammazzati senza che nessuno levi una voce. Si protesta per le foche, per le balene ma non per i cattolici che sono massacrati nei paesi mussulmani e comunisti.

Domanda incomprensibile nella cassetta

Risposta Conosco un po’ il mondo della scuola e tutte le mie esperienze, a cominciare dal mio liceo, vanno tutte in senso contrario. Ci sarà anche una piccola elité di colleghi che è intenta a rivalutare certi aspetti, ma insomma… I marxisti quarant’anni fa hanno fatto una rivisitazione della storia del Meridione, ma si sono limitato al Meridione e non hanno considerato il resto dell’Italia

Domanda [incomprensibile nella cassetta N.d.r.]

Risposta Quello sui cattolici liberali è un discorso che meriterebbe una conferenza a parte. Sinteticamente penso abbia ragione Pio IX quando che avverte: cattolici state attenti, perché dicono di essere cattolici e sono un’altra cosa. I cattolici liberali condividono tutte le posizioni della Massoneria.

Domanda Mi sembra di ricavare che la posizione che storicamente difende è del….

Risposta Non so come sia arrivato a questa conclusione. Io difendo la verità. L’Italia è stata unificata in nome della monarchia costituzionale e della libertà, ma è stato fatto il contrario. Non è stato fatto quello che hanno detto ma l’esatto opposto.

Domanda Io sono di formazione marxista-leninista e sono stato educato in una famiglia che per parte di madre era sardo-piemontese. Avevo un nonno cattolico, un cugino che si chiama Carlo Alberto, massone, monarchico e ateo, che ha aspettato i ventun anni per farsi battezzare. Quando qualcuno in casa mia si arrabbiava diceva “accidenti a Pio IX” e non ho mai capito, se non in ritardo, questo fatto.

Da parte invece di mio padre, modenese e partigiano, ho avuto una nonna rivoluzionaria, quarantottina. Insomma le mie esperienze e i miei ricordi sono assolutamente discordanti, per cui ho cercato di capire e mettere al loro posto i tasselli che lei ha fornito, ma secondo me bisognerebbe partire da ancora prima.

Nell’ambito di Alleanza Cattolica, che frequento, è circolato un libro di Plinio Corrêa de Oliveira intitolato Rivoluzione e controrivoluzione che dà una seria chiave di lettura. Invece di rivoluzione avrei parlato di sovversione che de Oliveira fa iniziare dal momento in cui inizia la rivolta di Lutero contro la Chiesa, cui seguirà la rivolta contro Dio che culminerà nella rivoluzione sovietica.

Nel carteggio del Lanteri, specialmente nella prima parte, si parla della battaglia in Piemonte tra i Savoia e la resistenza cattolica; le altre cose sono arrivate un po’ come dei flash; ad esempio che Garibaldi non era un eroe ma un brigante. Per il resto ho la stessa formazione di quel signore là: toglietemi Mazzini e Garibaldi e mi cade tutto. Evidentemente mi devo ricostruire qualcosa che mi riallaccia alla tradizione cattolica. Per quanto riguarda la tradizione cattolica nella Costituzione europea non si parla di radici cattoliche ma di ben altro: di radici giudaico-cristiane…

A.Pellicciari Posso chiederle come da questo retaggio familiare è approdato ad Alleanza Cattolica?

R. Sono stato vaccinato contro il marxismo leninismo. Sono stato nell’Azione Cattolica, negli Scout con capi comunisti, poi nella scuola media con professori marxisti e gli esami all’Università col professor Pesenti, ministro delle finanze di Togliatti, col professor Diaz, sindaco comunista di Livorno, professor Natoli, col fratello nel Comitato centrale del Pci… Ne so più io di marxismo che Berlinguer. Questo mi ha fatto pensare che qualcuno mi stava condizionando, così ho trovato il modo di leggere cose diverse, incontrando una persona che mi ha portato in un ambiente diverso e mi ha fornito di testi.

E’ così che ho cambiato il mio modo di vedere. Siccome ho cominciato a collezionare vecchi libri ho trovato anni fa una cosa a casa mia. Guglielmo Giannini, fondatore de L’Uomo Qualunque nel suo libro La folla scrive: «Ai … rossi che hanno sparato l’ultimo colpo di cannone rimane l’ultimo giornale su cui stampare l’ultimo articolo e su quello si scriverà la storia»