Tradizione Famiglia Proprietà newsletter 8 Febbraio 2024
di John Horvat
Forse il modo migliore per descrivere una società cristiana organica è prendere esempio da una società del passato, che è esistita nella cristianità di un tempo.
In quella società il più vivace di tutti gli elementi era la famiglia. Infatti, sebbene lo Stato e gli altri gruppi sociali inferiori nascano dall’ordine naturale delle cose, nessuna società è più irresistibilmente e, per così dire, urgentemente creata dalla natura come la famiglia. Possiamo concepire una società che vive in embrione all’interno della struttura familiare, prima dell’esistenza dello Stato. Tuttavia, non possiamo concepire che lo Stato esista prima o senza la famiglia.
Allo stesso tempo, non esiste un’altra società alla quale siamo così naturalmente proclivi. Tutte le disposizioni necessarie al buon funzionamento della famiglia esistono in noi in qualche misura spontaneamente: il rispetto dei figli per i genitori, la comprensione, l’amore e l’aiuto reciproco tra i membri. Al confronto con la famiglia, qualsiasi altra società sembra rigida, ingessata e, per certi versi, artificiale.
Uno dei tratti caratteristici creati dalla civiltà cristiana in Occidente dopo le invasioni barbariche, fu quello di trasformare la famiglia in qualcosa di più di una semplice istituzione di vita domestica e privata come la conosciamo oggi, ma nel motore di quasi tutte le attività politiche, sociali e professionali.
I beni immobili, ad esempio, il più delle volte appartenevano alla famiglia piuttosto che all’individuo. Una casa, un terreno o un feudo erano considerati più come patrimonio della famiglia che dell’individuo. Lo stesso accadeva per l’artigianato e i mestieri, in quanto vi era una forte tendenza a tramandare la professione di padre in figlio per diverse generazioni. Se esaminiamo i campi delle scienze e delle arti, vediamo anche lì come i membri della famiglia seguissero spesso la stessa linea.
Ritroviamo questa stessa tendenza a tutti i livelli amministrativi: feudale, comunale e reale. In tutti i settori, che si tratti di finanza, diplomazia o guerra, notiamo che la famiglia, così come esisteva allora, era una grande unità di azione e di impulso nella misura più ampia possibile. Nulla sfuggiva alla penetrazione dell’influenza della famiglia; la si ritrova nei feudi, nelle corporazioni, nelle università e nei comuni. Di conseguenza, lo Stato – ad esempio un regno – era in realtà una famiglia di famiglie governata da una famiglia. La famiglia reale.
Pur dovendo usare con cautela le metafore organiche, possiamo dire che la famiglia penetrava in tutte le parti del corpo sociale proprio come le vene penetrano e alimentano tutte le membra del corpo umano. In questo modo la famiglia comunicava qualcosa di particolarmente vivace, duttile e organico a tutte le istituzioni politiche, sociali ed economiche. (1)
Considerando la struttura e la vita di queste istituzioni, siano esse corporazioni, università o comuni, non possiamo che rimanere colpiti dalla loro “naturalezza”. Il modo in cui queste istituzioni sono state organizzate non è stato predeterminato da qualche teorico burocratico e accademico. Al contrario, queste istituzioni sono nate gradualmente da un adattamento quotidiano alle esigenze e ai problemi che si presentavano. Per questo motivo, c’era in esse qualcosa di profondamente autentico; c’era qualcosa di vivace e agile allo stesso tempo, stabile e solido.
E lo Stato? Anch’esso era qualcosa di molto meno rigido, impersonale e meccanico dello Stato moderno nato dopo il 1789. Ad esempio, grazie all’intreccio del sistema feudale, un re – in quanto incarnazione dello Stato – poteva possedere terre feudali in territorio straniero. Così le sovranità si intrecciavano l’una con l’altra, le nazioni si compenetravano. Vi erano alcune zone di confine in cui era particolarmente difficile stabilire con chiarezza dove iniziava un Paese e dove finiva un altro. È qualcosa di simile alla complessità dei tessuti di un corpo, e non è affatto semplice come le linee di un progetto meccanico.
L‘impressione di vita organica diventa ancora più marcata se consideriamo il rapporto tra il tutto e le parti. Questo si può vedere chiaramente nello Stato e negli organi di governo che costituivano una società cristiana organica. Ogni organo sociale costituiva un piccolo insieme, come un regno in miniatura, dotato di determinate funzioni governative, legislative, esecutive o giudiziarie nel proprio ambito. Nella famiglia, ad esempio, il padre era davvero un re in miniatura per il potere che esercitava sulla moglie, una regina in miniatura, e sui figli. Da qui nasce un assioma caratteristico di quei tempi: Il padre è il re dei suoi figli e il re è il padre dei padri.
Questa autonomia delle unità sociali è visibile ovunque. In alcune famiglie, persino le leggi sull’eredità erano uniche e diverse dalle altre. Nei feudi, il signore feudale era come una miniatura del re, con il ruolo di legislatore, governatore e giudice all’interno del proprio ambito di competenza.
Per quanto riguarda le corporazioni di mestiere, questi artigiani e artigiane esercitavano le funzioni degli “operai” (per usare il termine moderno), ma lo facevano in modo autonomo. A differenza delle pratiche lavorative dei moderni “operai”, non si affidavano ai regolamenti e alle norme degli organi legislativi, esecutivi o giudiziari dello Stato.
Per semplificare molto, il ruolo del re era solo la funzione supplementare di fare ciò che le varie unità sociali sotto di lui non erano in grado di fare da sole. In altre parole, proteggeva gli interessi comuni e supremi che andavano oltre l’ambito proprio degli organi sociali inferiori. Manteneva un equilibrio appropriato tra di loro ed esercitava una vigilanza per impedire che qualsiasi unità sociale violasse i principi fondamentali della morale e della civiltà cristiana.
Considerando questo quadro molto sommario nel suo complesso, vediamo quanto fosse organica questa società. Ogni elemento cellulare aveva funzioni uniche. Ognuno di essi aveva gli attributi necessari per svolgere le proprie funzioni da solo. Tutte le unità sociali sussidiarie erano mosse da un’energia e da un’intelligenza che operavano dall’interno verso l’esterno, non dall’esterno verso l’interno. Il buon funzionamento dell’insieme dipendeva molto di più dalla buona condotta di ogni parte che dalla semplice azione dell’organo centralizzato.
Questo esempio storico dà un’idea molto elementare di ciò che si intende per società cristiana organica.
Note
(1) Il paragone della società con l’organismo del corpo umano deve essere applicato con cautela. Tuttavia, è ancora molto istruttivo. Come tutte le analogie, non è perfetta e presenta alcuni difetti. Dal fatto che le cellule hanno ruoli definiti e inalterabili nel corpo o nei suoi organi, non possiamo concludere che il posto dell’uomo sia altrettanto inalterabile nella società. Dobbiamo quindi riconoscere che qualsiasi modello di questo tipo deve avere come premessa il fatto che, grazie al nostro libero arbitrio e al nostro atteggiamento verso la responsabilità, possiamo migliorare o peggiorare la nostra vita.
Fonte: Return to Order, 11 Dicembre 2012. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.
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L’idea di una società cristiana – libro