22 Settembre 2019
di Gianluca Zappa
La Settimana Santa, con gli eventi della passione, morte e resurrezione di Cristo, fu nel medioevo la principale fonte d’ispirazione per la nascita di una nuova forma di teatro. Come avvenuto già per la tragedia greca, la rappresentazione teatrale si sviluppava a partire da un altare. La lettura dei Vangeli della passione, il canto gregoriano (vedi la bellissima sequenza del Victimae Paschali risalente al sec. XI) portavano a rappresentare in modo dialogico e teatrale i fatti narrati.
Ne nacquero i drammi liturgici, le sacre rappresentazioni, i morality plays, i tableau vivant (grandi quadri statici che rappresentano i momenti salienti della storia sacra o della vita di un santo, come i Misteri di Santa Cristina ancor oggi inscenati a Bolsena). La rievocazione del presepio a Greccio fatta da S. Francesco è figlia di questa cultura, che desidera rivivere, riattualizzare gli eventi della propria fede e diffonderne la conoscenza e il messaggio.
E così dall’interno delle chiese ci si spostò sui sagrati, poi nelle piazze, poi in tutta la città, con carretti che trasportavano le scene o con scene disseminate in “luoghi deputati” scelti all’interno del tessuto cittadino. Il teatro era il frutto della collaborazione tra il popolo illetterato e gli uomini di cultura.
Nacquero spettacoli di massa, capaci di coinvolgere a vario titolo tutta la comunità. Una cosa nuova nella storia, originale, molto diversa dal teatro classico, e allo stesso tempo simile nel suo essere religiosa e comunitaria. Una forma di spettacolo che durerà almeno fino a tutto il Seicento e che cercherà di essere in qualche modo ripresa da certa regia del Novecento.
Roba da Medioevo!