La Croce quotidiano 17 marzo 2018
È morto a Rho (Milano) il cantautore italiano di musica cristiana più conosciuto all’estero, vincitore di 5 Unity Award – Grammy statunitensi. Bignoli si era convertito a Medjugorje nel 1984 dopo una gioventù di eccessi. Oggi è conosciuto a livello internazionale per la sigla mondiale di Radio Maria
di Giuseppe Brienza
“Una luce irradia il mondo/
è la Madre di Nostro Signore/
che ci invita a pregare col cuore/
e con voce soave/
ci dona la Pace!»
Le avremo sicuramente riconosciute queste parole. Sono il ritornello ascoltato tante volte sulle frequenze di Radio Maria. Da “Ballata per Maria”, la colonna sonora mondiale dell’emittente diretta da padre Livio Fanzaga, il cantautore italiano di musica cristiana più conosciuto all’estero ne ha fatta di strada.
Si era convertito a Medjugorje dopo una vita di droga e di eccessi ma, già dall’età di 16 anni, aveva scoperto la sua passione per il canto decidendo di farne una professione. La conversione, avvenuta nel 1984 ha giocato un ruolo determinante nelle sue scelte di vita e nella sua carriera. Significative alcune tappe musicali nel percorso artistico di Bignoli: il 12 novembre 2005 con la canzone “Là c’è un posto” viene premiato negli Stati Uniti con il prestigioso premio internazionale della “United Catholic Music and Video Associaton” (UCMVA) “Unity Award” (per la miglior canzone dell’anno), mentre l’8 ottobre 2007 vince a Phoenix (Arizona) l’ Unity Award quale miglior artista internazionale dell’anno per la canzone “Dulcis Maria – Totus tuus” e come autore della miglior canzone internazionale.
Il 16 ottobre 2005 segna un’altra data indimenticabile per Bignoli che viene ufficialmente invitato dalla TVP, emittente della televisione nazionale polacca, a partecipare al Gran Galà-concerto dedicato a San Giovanni Paolo II, tenutosi nella piazza del Castello di Varsavia, alla presenza di ben 30mila persone. E proprio al Papa “venuto da lontano” Bignoli dedicherà poi una bellissima canzone, intitolata “Non temere”, frutto di ricordi commossi di alcuni incontri con Wojtyla.
Bignoli ha scritto recentemente un libro nel quale ha tentato di condensare la sua esperienza artistica e di Fede, “Il mio cuore canta”, nel quale ritornano spesso le tre parole che segnano la sua vita di credente e rimangono impresse nei suoi testi: «Gesù ti ama». In questa sorta di biografia la parte maggiore la ricopre Medjugorie, luogo in cui Bignoli ha vissuto un’esperienza di semplicità e allo stesso tempo di accoglienza.
Una Medjugorie diversa da quella attuale, ci tiene a dire, perché nel 1984 lui ne fu subito colpito per la genuinità dei luoghi di pellegrinaggio, nei quali poté ritrovare le sue origini contadine e rimanere ammirato dai tanti giovani che, come scrive nel suo libro, non erano né santi né bigotti «ma persone che scommettevano sulla loro esistenza, che cercavano di dare senso alla vita».
I ragazzi che vide in quel paesino slavo, racconta Bignoli, erano «giovani diversi da quelli cui ero abituato, accecati d’ideologia, persi nella droga, insofferenti, insoddisfatti, senza un fine e una meta, proprio come me. I segni che durante quel pellegrinaggio mi misero con le spalle al muro furono segni ordinari, non straordinari. Ero abituato ad una vita di inganni, bugie, tormenti, miserie, ero un ragazzo della Beat Generation e anche lì avevo incontrato solo fallimenti. Avevo bisogno di fermarmi, di fermare il tempo e il tempo me lo ha fermato il Buon Dio» (cit. in Silvia Lucchetti, Bignoli: “Non sono un #convertito”, in “La Croce quotidiano”, 16 giugno 2015, p. 4).
Fra le sue ultime apparizioni sul grande schermo ricordiamo la testimonianza per il film “In fondo alla salita”, regia di Simone Visentini, scritto e interpretato da Emanuele Marzani. La storia di questa pellicola, infatti, che speriamo possa presto giungere nelle sale italiane, parla del cambiamento interiore di vita di un gruppo di amici poco più che 20enni a seguito di un miracolo avvenuto a Medjugorje.
Bignoli, che si è convertito grazie alla Gospa a 28 anni, davanti alla telecamera racconta la sua storia di conversione del cuore e di vita completamente cambiata alla luce della Regina della Pace. La Gospa sembra infatti avere un occhio di riguardo per i musicisti! A parte i più noti al pubblico come Nek o Debora Vezzani, ce ne sono tanti altri, per lo più sconosciuti, tra cui Melinda Duietrescu, la violinista di fama internazionale che vive a Medjugorje o il giovane cantante vicentino Lorenzo Belluscio.
Morto proprio nel giorno del quinto anniversario del pontificato di Papa Francesco (13 marzo 2018), di Bignoli mi ha molto colpito una frase contenuta in una sua recente intervista. Alla domanda un po’ infingarda dell’intervistatrice, riguardo alla “sua opinione” su Bergoglio, il campione della christian music rispondeva con un’istruttiva testimonianza di fede e di amore per il Santo Padre e per la Chiesa: «Sicuramente si tratta di un uomo chiamato a un compito arduo: riprendere in mano le redini della Chiesa, in una congiuntura storico-politico sociale sfavorevole. Si tratta di un Papa molto diverso dai precedenti, talvolta può sconcertare, altre volte disarmare, ma lo fa con uno scopo ben chiaro: adempiere una missione, a noi ancora non rivelata. In tutta sincerità mi è rimasto indelebile il ricordo di Papa Giovanni Paolo II, che ho avuto l’onore di incontrare in quattro occasioni. Porto nel cuore ancora le sue parole e il suo incoraggiamento a diventare testimone del Vangelo tramite la musica. Con emozione rammento, quando sotto il suo Pontificato, ho inaugurato a Toronto la veglia della GMG. Papa Francesco, invece, lo vidi nel 2014, in compagnia della mia famiglia, per consegnargli in omaggio il mio ultimo libro “Il mio cuore conta” [edito da Piemme-Mondadori]. Lo avevo già incontrato a un mio concerto per la pastorale giovanile in Argentina, quando era ancora cardinale a Buenos Aires» (Rita Ricci, Un canto ininterrotto per Maria. Intervista a Roberto Bignoli, in agenzia Zenit, 8 ottobre 2016).
Grazie Roberto anche per questo insegnamento, tu che sei finalmente giunto alla fine della salita…