“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
Questo s. Romolo è passato alla storia col nome di s. Remo (nulla a che vedere con i mitologici fratelli figli della Lupa fondatori di Roma). Infatti, la città dei fiori e del festival canzonettistico è intitolata proprio a lui. Il santo odierno era vescovo di Genova e succedette in carica ai gloriosi s. Felice e s. Siro (quest’ultimo ha, invece, tutto a che vedere col famoso quartiere milanese provvisto di stadio). Romolo era, sì, un signore altomedievale, ma per il suo popolo era più che altro un padre.
Rinomatissimo come compositore di dissidi, era chiamato dappertutto per pacificare litigi. Un giorno, mentre si trovava in tali faccende affaccendato in un luogo avente nome Matuta, nell’estrema Liguria occidentale, venne a morte e fu sepolto lì, nella chiesa di San Siro. Poiché sulla sua tomba cominciarono a verificarsi miracoli d’ogni sorta, in breve la cittadina prese il suo nome: San Romolo. Solo che «Romolo» da quelle partì si diceva «Rörnu». E fu così che, dal XV secolo in poi, San Romolo divenne Sanremo.
Si dice che il santo fosse originario proprio di quella zona, e che sempre colà si sarebbe ritirato, forse per sfuggire agli invasori longobardi (che erano ariani), in una grotta. Quest’ultima, detta dagli autoctoni bauma, si trovava nell’entroterra, in una località che ancora oggi viene chiamata San Romolo.
Il posto è sempre meta di pellegrinaggi. Nel secolo X, a causa delle incursioni dei pirati saraceni, il vescovo genovese Sabatino traslò le reliquie del santo, via mare, a Genova. Romolo, protettore di Sanremo, è raffigurato con la spada in mano (per via dei soliti saraceni).
il Giornale – 13 ottobre 1999