Salute riproduttiva. “L’Osservatore” tace, “Avvenire” canta

Onu_coverwww.chiesa.it, 8 agosto 2015

di Sandro Magister

Sulla prima pagina dell’edizione del 5 agosto, “L’Osservatore Romano” ha dato notizia dei diciassette obiettivi del millennio “per lo sviluppo sostenibile” del pianeta, in procinto di essere approvati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e da attuare da qui al 2030. Assieme alla lotta alla povertà, alla fame, al degrado climatico, il giornale vaticano riferisce che tra questi obiettivi ci sono anche quelli di assicurare la “buona salute” e la “parità di genere”.

Non una parola di più. Ma se si va a leggere il documento dell’ONU nel suo testo integrale, si scopre che nel paragrafo 3.7 c’è l’esplicito riferimento alla necessità di “assicurare l’accesso universale ai servizi di salute sessuale e riproduttiva” e nel paragrafo 5.6 si specifica che i “diritti riproduttivi” sono quelli “stabiliti in accordo con il programma di azione della conferenza internazionale su popolazione e sviluppo [del Cairo] e con la piattaforma di azione di Pechino”: Transforming Our World. The 2030 Agenda for Sustainable Development

Un linguaggio cifrato, questo usato dell’ONU, che in Vaticano – dopo tante battaglie e anche dopo alcune recenti polemiche – sanno benissimo cosa vuol dire, ma su cui “L’Osservatore” ha scelto di sorvolare. Ma a decrittare tale linguaggio ha provveduto negli stessi giorni l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha pubblicato le sue nuove linee guida per gli operatori impegnati nel campo, appunto, della “salute riproduttiva”: WHO recommendations on health promotion interventions for maternal and newborn health 2015

Ed è stato non il quotidiano della Santa Sede, ma quello della conferenza episcopale italiana “Avvenire” a sollevare il velo sabato 8 agosto, con una nota di Lorenzo Schoepflin chiarissima fin dal titolo (quello stampato su carta): Aborto e contraccezione, l’OMS aumenta il pressing

Schoepflin riferisce che secondo l’OMS “sarebbero quasi 13 milioni i professionisti dell’aborto mancanti rispetto all’effettiva necessità globale, che riguarda soprattutto i paesi in via di sviluppo”.

Tra i motivi che ostacolerebbero il ricorso all’aborto vengono citati nel documento anche le politiche e i regolamenti di molti Stati e l’esercizio dell’obiezione di coscienza da parte di tanti operatori sanitari. A proposito dei quali l’OMS sollecita di potenziare la formazione, per “aiutare i soggetti coinvolti a superare le proprie convinzioni personali, al fine di assicurare comunque aborto e contraccezione come servizi minimi garantiti”.

Conclude Schoepflin: “Le linee guida dell’OMS sono infarcite di ogni possibile dettaglio circa tutto ciò che riguarda la sfera della ’salute riproduttiva’, divenuta ormai un dogma per l’ONU: dall’aborto chirurgico e con pillola RU-486 alla cura delle infezioni e delle emorragie causate dall’interruzione di gravidanza, dall’uso della spirale fino alla chiusura delle tube e all’uso di contraccettivi iniettabili. Per ognuno degli interventi viene definita la necessità di coinvolgere personale medico addestrato. Le linee guida sono destinate anche ai legislatori, che dovrebbero impegnarsi quindi affinché quanto suggerito dall’OMS venga recepito dalle leggi nazionali, soprattutto in quei paesi nei quali la strada per l’aborto non è spianata come l’ONU auspica”.