Si sta diffondendo, dagli USA in Europa e in Italia, un’altra lucida follia della volontà totalitaria di distruzione della civiltà: il salutismo, teoria che in nome della “salute” fisica proibisce per legge il sale e le bevande gassate e favorisce l’uso di marijuana e cannabis
di Giuliano Guzzo
Senza che i più se ne accorgano, va diffondendosi, ormai anche in Italia, una nuova ideologia materialista, tanto invisibile quanto deleteria: il salutismo. Trattasi, in breve, di una concezione della corretta alimentazione dal sapore totalitario secondo cui i cittadini non debbono essere educati al valore – di per sé positivo – della salute, ma progressivamente “costretti” dallo Stato in questa direzione.
Come? Attraverso l’emanazione di appositi regolamenti e nuove imposte volte a generale un clima di sostanziale criminalizzazione di certo tipi di alimenti e di coloro che, ancorché occasionalmente, ne fanno uso. Alcuni esempi possono chiarire di che cosa stiamo parlando.
Prove tecniche di totalitarismo…
Partiamo con il caso americano, che ha nella città di New York un vero e proprio laboratorio mondiale del salutismo. Da quelle parti, infatti, dal 2005 è vietato il trans fat (forma di grasso non saturo), dal 2010 ogni menù presenta l’ammontare delle calorie e dal 2011 il fumo è vietato in tutti i luoghi pubblici, compresi quelli all’aperto: a Central Park, sulla High Line di Chelsea o sul lungomare di Brooklyn una sigaretta accesa può comportare un’ammenda di 50 dollari.
Come se non bastasse, recentemente il sindaco Bloomberg s’è scagliato contro le bibite gassate in formato maxi. Il dato curioso, che almeno in parte svela l’ipocrisia della dittatura salutista, sta nel fatto che lo stesso Bloomberg, da tempo, si batte anche per la depenalizzazione della marijuana, sostanza il cui consumo accresce la possibilità di ammalarsi di cancro, crea problemi cardiaci, alterazioni anomale delle zone del cervello e induce perdita di memoria e concentrazione, ideazioni di panico, paranoia e crisi depressive. Bella contraddizione, no?
Il punto è che gli Stati Uniti, incuranti di tutto ciò, non intendono affatto abbandonare la loro crociata salutista. Basti dire che tempo fa il deputato democratico Felix Ortiz – eletto, combinazione, a Brooklyn, nell’Assemblea legislativa dello Stato di New York – ha presentato una proposta di legge contenente il divieto assoluto, da parte degli chef, di utilizzare il sale, che però rimarrebbe ancora (per quanto?) collocato sulle tavole, in modo che tutti coloro che lo vorranno, possano scegliere di farne uso “consapevolmente”.
Un caso diverso ed europeo, che però ben riassume le folli conseguenze dell’ideologia della salute, riguarda quanto accadde in Francia qualche anno fa, con la condanna della compagnia Air France rea d’aver fatto pagare a un passeggero con problemi di obesità due posti su un viaggio aereo New Delhi-Parigi. Il tutto, va da sé, ignorando la storia personale del passeggero in questione, le origini e le cause della sua obesità. Sei grasso dunque paghi doppio, così hanno ragionato alla Air France.
Se la tendenza è questa, come ha rilevato anche Vittorio Messori, arriverà presto il giorno in cui all’ospedale, alla vista di determinati pazienti, i medici potrebbero obbiettare: «Malattie da obesità? Adesso anche i golosi, gli incontinenti, i bulimici vorrebbero gravare sulle spalle dei cittadini temperanti e farsi curare a spese loro?» (Il Timone n. 85, 2009). Un domani potremo così avere, paradossalmente, il divieto dei medici obbiettori per quanto riguarda l’aborto volontario – divieto già oggi, in parte, ventilato – ma porte spalancate ai medici obbiettori per l’obesità.
… anche in italia
Esagerazioni? Vedremo. Quel che è certo è che, nel frattempo, l’ideologia salutista sta prendendo piede pure nella nostra penisola. Sii esempi al riguardo sono diversi: si va dalla mortadella, bandita dalle mense scolastiche dell’Emilia Romagna in seguito ad apposita deliberazione regionale contro «i prodotti ad alto contenuto calorico», all’ipotesi, sempre più concreta, di introdurre una tassazione sulle bibite gassate. Il salutismo avanza, dunque.
Ed è quindi caso di porsi qualche domanda. Per esempio: giusto propagandare nelle modalità sopra ricordate una condotta salutare, oppure il problema è prima di tutto educativo? Ha senso prendersela con gli alimenti, e pertanto tassarli pesantemente, oppure le istituzioni farebbero meglio, per il bene dei suoi cittadini, ad agire diversamente?
Si tratta di quesiti che, senza nulla togliere all’importanza di un valore prioritario come quello della salute, dovrebbero divenire presto oggetto di riflessione. Perché il rischio — in un’ottica valoriale secolarizzata ma assai rigida quale è quella salutista ~ è quello di ritrovarsi a vivere in una società nella quale il sale da cucina sarà irreperibile ma non la cannabis; una società dove i cittadini fuori forma fìsica saranno penalizzati ma non quelli desiderosi, attraverso eutanasia o suicidio assistito, di farla finita; una società dove saremo tutti atletici ma depressi, incapaci di amarci ma ossessionati dalle calorie. Una società profondamente malata.