da Vatican news
marzo 2019
Mons. Auza, rappresentante vaticano all’Onu, è intervenuto sull’ideologia gender ricordando le parole del Papa: nessuna discriminazione, ma è un pericolo per l’umanità
Sergio Centofanti – Città del Vaticano
In un intervento molto forte, ieri alle Nazioni Unite, l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a New York, ha ribadito con chiarezza le parole di Papa Francesco sull’ideologia gender.
La confusione dell’ideologia gender
Il presule ha partecipato ad un incontro dal titolo “Uguaglianza di genere e ideologia gender: proteggere le donne e le ragazze”, promosso per fare il punto sulla condizione femminile nel mondo e per monitorare le questioni relative ai diritti politici, economici, civili, sociali ed educativi delle donne. Un tempo – ha detto mons. Auza – “c’era una chiara comprensione di cosa significasse essere una donna”: era una questione di cromosomi. Oggi tale chiarezza è stata scalfita dall’ideologia gender che ipotizza un’identità personale svincolata dal sesso.
Nessuna discriminazione ma chiarezza sui pericoli
Sostituire questa identità di genere al sesso biologico – ha affermato – ha forti ricadute “non solo in termini di diritto, educazione, economia, salute, sicurezza, sport, lingua e cultura”, ma anche in termini di antropologia, dignità umana, diritti umani, matrimonio e famiglia, maternità e paternità” nonché sulle sorti stesse delle donne, degli uomini “e soprattutto dei bambini”. Papa Francesco – ha ricordato mons. Auza – afferma con forza la dignità e il diritto a non essere discriminati di quanti non si sentono rappresentati dal loro sesso biologico, ma nello stesso tempo è molto chiaro sui pericoli per gli individui e la società derivanti dall’ideologia gender (Colloquio con i giornalisti al rientro dall’Azerbaigian, 2 ottobre 2016).
Dati oggettivi, non scelte soggettive
Il presule cita il paragrafo 56 dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, in cui il Papa sottolinea che l’ideologia gender, negando “la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna”, prospetta “una società senza differenze di sesso e svuota la base antropologica della famiglia”.
Il testo papale continua: “Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo. E’ inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini. Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare. D’altra parte, la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie. Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà”.
Il paragrafo conclude: “Siamo chiamati a custodire la nostra umanità, e ciò significa anzitutto accettarla e rispettarla come è stata creata”. Il nostro sesso, così come i nostri geni e altre caratteristiche naturali – ha osservato mons. Auza – “sono dati oggettivi, non scelte soggettive”.
Accettare il proprio corpo
Il rappresentante vaticano ha poi citato il paragrafo 155 dell’Enciclica Laudato sì’, dove il Papa afferma che l’accettazione del proprio corpo “è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono”, mentre “una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé”. Il testo continua: “Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”.
Ideologia gender non rende più giusta la società
Nel discorso ai vescovi di Porto Rico, l’8 giugno 2015, il Papa aveva sottolineato che la complementarietà dell’uomo e della donna “è messa in discussione dalla cosiddetta ideologia di genere in nome di una società più libera e giusta. Le differenze tra uomo e donna non sono per l’opposizione o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione”.
Invece è un “passo indietro” – aveva detto il Papa nell’udienza generale del 15 aprile 2015 – perché “la rimozione della differenza [sessuale] crea di fatto un problema, non una soluzione”.
Colonizzazioni ideologiche dei Paesi ricchi
Quando si mette in discussione la dualità naturale e complementare dell’uomo e della donna – ha osservato mons. Auza – la nozione stessa di essere umano viene minata. Il corpo non è più un elemento caratterizzante dell’umanità. La persona è ridotta a spirito e volontà e l’essere umano diventa quasi un’astrazione. Papa Francesco – ha ricordato ancora il presule – è particolarmente preoccupato per l’insegnamento dell’ideologia gender ai bambini, in modo che i ragazzi e le ragazze siano incoraggiati a mettere in discussione, fin dalla più tenera età della loro esistenza, se sono maschi o femmine suggerendo che “il sesso ognuno lo può scegliere”.
Sono le parole rivolte dal Papa a Cracovia ai vescovi polacchi il 27 luglio 2016, citate dal presule a conclusione del suo intervento: “E perché insegnano questo? Perché i libri sono quelli delle persone e delle istituzioni che ti danno i soldi. Sono le colonizzazioni ideologiche, sostenute anche da Paesi molto influenti”, anche in quei paesi e in quelle culture che si oppongono a questa nuova e radicale antropologia.