InFormazione cattolica 19 febbraio 2025
Franceschiello, servo di Dio, l’ultimo Re delle Due Sicilie
Anche le storie tristi aprono squarci di speranza e di fede. In questo articolo vogliamo proporvi la storia breve di Francesco II Borbone detto Franceschiello – deposto il 13 febbraio 1861 – e di sua moglie Maria Sofia di Baviera, due vittime della storia.
Il 16 gennaio del 1836 nasceva, a Napoli, Francesco II Borbone, (nome completo Francesco d’Assisi Maria Leopoldo di Borbone-Due Sicilie) soprannominato “Il Re Lasagna” per la sua golosità e “Franceschiello” per deridere una figura di sovrano che aveva regnato meno di un anno e che aveva perduto il Regno a opera del cugino traditore Vittorio Emanuele II. Era figlio di Ferdinando II Re delle Due Sicilie, e della sua prima moglie, la principessa Maria Cristina di Savoia, figlia del re di Sardegna Vittorio Emanuele I, sarebbe morto il 27 dicembre 1894 ad Arco, Trento, allora sotto il dominio dell’Impero di Austria-Ungheria, dove si recava spesso per sottoporsi a cure termali.
Sposò nel 1859 la duchessa Maria Sofia di Baviera (Castello di Possenhofen, 4 ottobre 1841 – Monaco di Baviera, 19 gennaio 1925), sorella dell’imperatrice Elisabetta d’Austria e moglie di Francesco Giuseppe d’Austria, la famosa Sissi, cugina del re Ludovico II di Baviera. Maria Sofia di Baviera era più giovane di lui di cinque anni, e un temperamento opposto al suo. Francesco II, che soffriva di fimosi, ed era di natura schiva e riservata, ritardò la consumazione del matrimonio per ben nove anni, fin quando non ricorse a un intervento chirurgico per rimediare all’incresciosa situazione.
In quel tragico tempo dell’esilio a Roma, la moglie non poteva stare sempre con le mani in mano, e s’innamorò di uno zuavo pontificio parigino, parente di Jules Verne, e rimase incinta e, per nascondere la gravidanza, si recò dai genitori a Possenhofen, dove, su consiglio della sua famiglia, partorì in segreto una bambina, Daisy, per evitare lo scandalo. Si pentì e rivelò, su consiglio dei genitori, la relazione al marito, e in seguito il loro rapporto migliorò. Ebbero, Francesco II e Maria Sofia, una sola figlia, Maria Cristina Pia di Borbone-Due Sicilie, che purtroppo morì a soli tre mesi d’età.
Maria Sofia di Baviera, tuttavia, non passò alla storia solo per questo (comprensibile) tradimento, ma soprattutto perché, già eroina durante l’assedio della piazzaforte di Gaeta, nell’esilio di Parigi e anche dopo la morte del marito, non cessò di lottare per la riconquista del suo Regno, di cui fu regina per nemmeno due anni, e pare che si sia avvicinata ai socialisti e agli anarchici per destabilizzare, anche con attentati, il Regno d’Italia. Durante la sua vita, Maria Sofia ebbe l’ammirazione anche dai suoi accaniti nemici politici. Gabriele D’Annunzio la soprannominò, infatti, Aquiletta Bavara e Marcel Proust disse di lei che fu regina soldato sui bastioni di Gaeta.
Non la amarono, ovviamente, i Piemontesi, che nel febbraio 1862, con quello che passò alla storia come il primo sporco fotomontaggio, fecero circolare di lei alcune foto che la ritraevano senza veli e che furono diffuse in tutte le corti d’Europa. Le foto, infatti, in seguito a indagini accurate della polizia pontificia, si rivelarono essere abili manipolazioni nelle quali il capo della regina era stato montato su un corpo di una giovane prostituta romana, ritratta in pose sessuali lascive. Non facciamo i nomi della prostituta e del fotografo per non dare loro pubblicità. Anche questo obbrobrio seppero compiere i liberali piemontesi. Maria Sofia di Baviera, anche lei una vittima della storia.
Ma torniamo all’ultimo Re delle Due Sicilie. Francesco II salì sul trono il 22 maggio 1859 e fu deposto il 13 febbraio 1861, dopo l’annessione del suo Regno al Regno d’Italia, e andò in esilio con la moglie prima a Roma e poi a Parigi, in difficoltà economiche, perché non rinunciò mai ai suoi diritti sul trono delle Due Sicilie e dunque non gli furono restituiti i suoi beni (non aveva nemmeno ritirato i suoi soldi dalle banche, quando si rifugiò nella fortezza di Gaeta, in seguito all’avanzata dell’esercito mercenario di Garibaldi).
Affascinato sempre dalla sorte dei vinti più che da quella dei vincitori, mi ha sempre colpito la vicenda di un uomo che io ritengo una vittima della storia. Uomo di grande e vera religiosità, che vedeva nel Papa un faro di civiltà, morì in odore di santità, a tal punto che è divenuto Servo di Dio il 16 dicembre 2020 dopo l’apertura della causa di canonizzazione annunciata dal Cardinale Crescenzo Pepe. Disse di sé: ‘Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altr’aria, non ho veduti altri Paesi, non conosco altro suolo, che il suolo natio. Tutte le mie affezioni sono dentro il Regno: i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni mie ambizioni’.
Fu una vittima della storia perché pagò le colpe di suo padre Ferdinando II, che si era inimicato i nobili e gli aristocratici siciliani, ma anche il popolo di Sicilia, tradito più volte, e che isolò il suo Regno sul piano internazionale, e soprattutto si lasciò sfuggire l’occasione di mettersi a capo del processo risorgimentale e di proiettare il suo Regno in una dimensione europea.
Ferdinando II, questa la sua colpa maggiore, si lasciò travolgere da politici intelligentissimi e cinici come Cavour e da avventurieri senza scrupoli come Giuseppe Garibaldi, che con un esercito di mercenari europei, con torbidi e tradimenti degli alti ufficiali borbonici, con l’aiuto dell’Inghilterra e della massoneria europea, con il beneplacito delle Cancellerie europee per quella che in realtà fu una vera e propria aggressione internazionale contro uno Stato sovrano e pacifico, consegnò il Regno delle Due Sicilie al quasi fallito Regno di Sardegna dei piemontesi.
Voglio ricordare questo Re buono, timido, educato con rigida educazione religiosa e morale dai Padri Scolopi come vittima di una storia più grande di lui, di un processo di cui fu responsabile, come dicevo, suo padre Ferdinando II, perché Francesco II, per quel poco che poté fare nel brevissimo periodo in cui fu Re, governò bene, realizzando riforme amministrative, commerciali e agricole a favore dei contadini, e progetti ferroviari e stradali.
Ma ormai la storia andava in un’altra direzione, quella che suo padre non seppe cogliere, e fu così che lo Stato più popoloso, moderno e ricco d’Italia, con i suoi dieci milioni di abitanti, con uno degli eserciti più potenti d’Europa, a causa dei tradimenti di generali e di complotti internazionali, fu annesso da un Regno di Sardegna fortemente indebitato che risolse così i suoi problemi a danno del Sud con conseguenze nefaste che si avvertono ancora oggi.
Uomo onesto e probo, che rifiutò di espandere i propri domini con la spartizione (insieme con il Piemonte) dello Stato Pontificio, “Chella è robba d’ ‘o Papa!”, pare abbia detto al nefando cugino Vittorio Emanuele II, che gli aveva proposto di spartirsi lo Stato Pontificio.
Francesco II Borbone denunciò agli Stati d’Europa l’ingiustizia di un atto di pirateria ordito dal Piemonte e dall’Inghilterra contro un Regno che era in pace con tutti, profetizzando che lì cominciava il declino dell’Italia e dell’Europa. Non ebbe tutti i torti, ma in fondo egli ebbe solo una colpa, quella di chi perde, di chi non può far nulla per non lasciarsi travolgere dagli eventi. Divenuto, come dicevamo, Servo di Dio il 16 dicembre 2020, ebbe per la sua fede – e continuerà ad avere – in Cielo manzonianamente quello che non poté avere sulla terra. Dove ebbe in sorte solo quella di trovarsi dalla parte sbagliata della storia.