Dal blog “Amici del Timone di Ferrara”
lunedì 6 marzo 2017
di padre Paolo Siano
Esattamente vent’anni fa, sul quotidiano «Il Messaggero», un paio di articoli («Sesso, droga, violenze. Nel cuore di Roma», mercoledì 19 febbraio 1997, p. 31; e «“Così Satana mi rubò l’anima”», 20 febbraio 1997) rivela l’esistenza di un gruppo satanista operante da circa un ventennio intorno alla zona di San Giovanni in Laterano (Roma). Il primo articolo offre maggiori informazioni. Una donna, A.T., racconta che dal 1987 il marito E.I. è stato invischiato in quella setta satanica dedita a orge, ipnotismo, pedofilia, droga, ricatti, reclutamenti. Dal 1990 E.I. non parla d’altro che della «setta gnostica» che frequenta.
A.T. finge di assecondare il marito e riesce a procurarsi i nomi dei 32 membri, tra cui «ci sono avvocati, prostitute di alto bordo, professionisti, artigiani, sparsi tra il centro storico e i quartieri residenziali» di Roma.
A.T. spedisce un memoriale e documenti alla Procura di Roma, un memoriale anche al GRIS di Bologna. La donna contatta anche qualche strano sacerdote e fa perdere le sue tracce. Per telefono A.T. sostiene tra l’altro: «Dietro questa setta ci sono alcune frange della massoneria, ci sono uomini potenti, complicità innominabili» (p. 31). A.T. è sfuggente; le sue dichiarazioni vanno ben accertate dato che la verità giudiziaria esige solidi riscontri; data la materia insidiosa, le indagini sono ovviamente difficili. Sembra che la denuncia di A.T. non abbia avuto un gran seguito e così il “caso Laterano” è finito forse già prima di cominciare.
Molto più interessante appare invece il libro-inchiesta della giornalista Elena Testi, collaboratrice del Corriere dell’Umbria: «Il Satanismo in Umbria. La trama nera e il mostro di Foligno», Intermedia Edizioni, Orvieto 2012. L’autrice ha anche contattato vari satanisti.
Nel libro si parla, tra l’altro, della morte di Cecilia Gatto Trocchi (1939-2005), studiosa anti-sette, anti-satanista e anti-massonica, docente di Antropologia culturale alle Università di Chieti, Roma e Perugia. Secondo la versione ufficiale, la studiosa si è tolta la vita gettandosi l’11 luglio dal 5° piano (lei che abitava al 1°) poiché depressa dalla morte del figlio Massimiliano, dapprima sfuggito a un pesante incidente d’auto, e poi deceduto nel giugno 2003 per leucemia.
Seguace del metodo dell’ “osservazione partecipante”, la prof. Gatto Trocchi si era affiliata a decine di sette magico-esoteriche (per poi smascherarle) e aveva ricevuto anche minacce di morte con telefonate, gatti neri morti e bamboline voodoo rinvenuti in giardino… (cf. Massimo Lugli, «Suicida l’antropologa Gatto Trocchi», in «Repubblica», 13 luglio 2005).
La giornalista Testi scrive nel suo libro:
«C’è però qualcosa che non convince, una vicenda che ha dell’irreale. All’interno del mondo settario si vocifera che la Gatto Trocchi in realtà sia stata uccisa; troppi nomi, troppe verità nascoste che ben presto sarebbero state sbattute sulle più importanti testate nazionali. La sua ultima apparizione alla TV risale al 27 febbraio del 2004; sembra tranquilla e combattiva come sempre nella trasmissione “Enigmi” mandata in onda da Rai 3. Parla in maniera lucida e razionale, fino a quando il conduttore la prega di non fare nomi e di tacere l’identità dei politici e delle persone di potere che fanno parte di tali sette. Annuisce Cecilia, e di quelle persone non ne descrive neanche l’ambiente preciso, ma lei quei soggetti sembra conoscerli. Dei suoi appunti, dopo la morte, neanche l’ombra. I suoi collaboratori brancolano nel buio più assoluto. In tanti, ricercatori e giornalisti in particolare, sono andati alla ricerca di quei testi mai più ritrovati. Che si siano dissolti nel nulla? E se in realtà quei nomi avessero rivelato un fenomeno molto più importante rispetto a quello che si pensa? E perché chi milita nelle sette sataniche è fermamente convinto che non si sia trattato di un semplice suicidio? C’è chi parla di Massoneria Nera, la più potente e crudele che esista» [1]. [Testi non precisa che in quella puntata di “Enigma”, Gatto Trocchi parlò apertamente di Massoneria & satanismo].
Testi riferisce un’«intervista segreta» rilasciata da un satanista in un locale di Perugia; il personaggio ammette che a Perugia i satanisti «sono in molti», «non pochi e sono uniti alla Toscana» (p. 56). Alla domanda (su riti satanici) «[…] è vero che uccidono anche le persone?», la risposta del satanista è: «Sì, ma non sono prettamente satanisti, quello è il gradino più alto. Quello in cui devi arrivare tu se ti giochi le carte giuste. Entrare a far parte della Massoneria Nera, la più potente che c’è. Quella che ha fatto fuori la Gatto Trocchi, sapeva troppe cose e certa gente si dovrebbe fare le sue. Tanto puoi parlarne quanto vuoi ma la gente ha paura e volta la testa da un’altra parte» (p. 57).
Alla domanda: «Ma chi sono questi» [cioè i membri della «Massoneria Nera»], quel satanista risponde.
«Mica ti posso fare i nomi. Non voglio morire. Comunque gente potente ed in vista anche nella nostra città. Mica come quelli del Grande Oriente, di loro non sospetterebbe nessuno. Hanno delle tenute anche fuori dalla città dove possono fare i loro comodi. È gente pericolosa però. Un giorno puoi essere nelle loro grazie. Il giorno dopo all’inferno. Rimane il fatto che ti spalancano qualsiasi porta» (p. 57).
Testi riporta anche le seguenti dichiarazioni di una satanista:
«Anche da me sono venuti spesso esponenti della massoneria, a volte persone ottime, altre volte molto invadenti che quasi sembrava volessero costringermi a far parte della massoneria, arrivando persino a minacciare. Ora, non so se siano casi isolati o se questo sia un modus operandi massonico, nella massoneria c’è chiunque e non sapendo con certezza se chi è dietro ad uno schermo è realmente parte di quel qualcosa, non posso dare giudizi in merito, anche se la cosa mi ha fatto pensare» (p. 71).
Ovviamente nelle testimonianze qui citate non compaiono affatto i nomi di quei presunti o sedicenti massoni, logge o grandi logge. Tutto resta nella nebbia del vago e del mistero.
Più avanti, la Testi afferma che l’Umbria sembra essere «terreno fertile» di satanismo e che vari satanisti le hanno confermato il compimento di «abusi e sacrifici» nei loro riti (cf. pp. 113-115). Circa la gerarchia delle sette sataniche, Testi scrive:
«Alcuni adepti hanno confermato un legame con la massoneria nera, sottolineando la sua assoluta potenza in Umbria e confermando l’uccisione di persone scomode o sacrifici umani» (pp. 115-116). Nei riti satanici «si registrano numerosi casi di omosessualità e pedofilia» (p. 116). L’autrice afferma: «l’Umbria vanta un consistente numero di persone scomparse» (p. 116).
Insomma, in Umbria, terra luminosa di Santi (San Francesco, Santa Chiara, S. Veronica Giuliani, ecc.), esistono anche ambienti oscuri.
Vien da chiedersi: che cos’è la cosiddetta “Massoneria nera”? Anni fa alcuni “bloggers” come l’Avv. Paolo Franceschetti e Fabio Piselli (ex parà Folgore, ex consulente di sicurezza e di polizia giudiziaria) hanno descritto in modo vago la “Massoneria nera” come una massoneria deviata, oscura, satanica (http://paolofranceschetti.blogspot.it/2008/08/la-massoneria-nera.html).
Ma lo studioso (forse anche l’inquirente) vorrebbe saperne di più: denominazione ufficiale, gerarchia, riti, gradi, simbologia, ubicazioni, ecc., di tale presunta “Massoneria nera”. Lo studioso non può pretendere che Maestri o Adepti vengano a dirglielo e – a mio parere – è bene non arrischiarsi ad un’“osservazione partecipante”… Forse potrebbe essere una missione per agenti infiltrati dei Servizi o delle Forze dell’Ordine? Sarebbe una missione moralmente e fisicamente pericolosissima, dagli esiti investigativi e giudiziari molto incerti.
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1) Elena Testi, Il Satanismo in Umbria. La trama nera e il mostro di Foligno, Intermedia Edizioni, Orvieto 2012, p. 48.
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