di Pierangelo Giovanetti
Vinta la battaglia del referendum sulla fecondazione assistita, il Comitato «Scienza&vita» va avanti. «Nel Paese c’è una richiesta molto forte di continuare, e non può andare delusa», spiega l’onorevole Carlo Casini.
«Il comitato non va sciolto né a livello centrale, né sul territorio». «In questi mesi ci siamo resi conto di quanto bisogno di informazione e formazione ci sia in giro per l’Italia su questi temi», aggiunge il professor Bruno Dallapiccola, presidente del Comitato stesso. «Il patrimonio di saperi, di contatti, di esperienze accumulato non va assolutamente disperso, ma sostenuto proseguendo con forza. La mia idea sarebbe di arrivare ad una sorta di centro permanente dove ogni giorno si discutano i temi legati alla scienza e alla vita, e si forniscano al Paese informazioni, dati, valutazioni etiche, dibattito sulle questioni che la comunità nazionale sta affrontando».
Il Comitato «Scienza e Vita», quindi, come una sorta di «pensatoio etico» di alto livello, che raccoglie scienziati, medici, genetisti, giuristi, biologi -cattolici e laici-, e che funzioni come strumento di punta per un progetto culturale eticamente attento per il Paese. Ne è convinta Paola Binetti, direttore del Centro di educazione medica di Roma e copresidente di «Scienza&vita». «Trentacinque milioni di italiani hanno detto che sono d’accordo con noi – dice -. Siamo stati unto di riferimento etico trasversale fra le forze politiche, raccogliendo la fiducia del Paese.
Gli stessi movimenti cattolici, dalle Acli a Comunione e Liberazione si sono resi conto della forza di avere a disposizione un “pensatoio etico”: a livello popolare, abbiamo sperimentato la forza che ha avuto il Comitato nel rendere accessibili a tutti informazioni, scritti, pareri, contatti, che hanno permesso il formarsi di una opinione pubblica matura e sensibile ai temi dell’etica applicata alla scienza e alla medicina. Ecco perché dobbiamo continuare».
Che resti comitato o diventi fondazione, o assuma le forme di un think tank, come quelli che in America hanno la forza di elaborare idee che si trasformano in linee guida della politica nazionale, non è stato ancora deciso. Ma per Paola Binetti la direzione è quella. «In Italia il dibattito su questi temi si accende solo di fronte all’evento drammatico.
C’è il caso di Terry Schiavo, e sui giornali si apre la questione. Il nostro compito dovrebbe invece essere quello di un centro che raggruppi esperti di alto profilo scientifico, ma che elabori cultura rivolta non ad un pubblico elitario (o per lo meno non solo), bensì alla popolazione tutta del Paese. Creare una semplice accademia scientifica, chiusa e confinata nelle sue quattro pareti, non serve. Ci vuole un luogo dove si pensa la scienza alla luce della coscienza».
Quanti agli aspetti organizzativi, secondo il presidente Bruno Dallapiccola, «il modello vincente è stato quello di una testa che ha diramazioni sul territorio, un centro che affronti insieme all’autorità scientifica il dibattito sui problemi etici emergenti, é ne metta simultaneamente a disposizione i risultati al Paese».
«Ci potrebbero essere anche sottoscrizioni, finanziamenti da parte di enti e istituzioni che si iscrivono come soci se la forma scelta sarà una fondazione», afferma Paola Binetti. «Potremmo anche pensare a progetti di ricerca che vengono finanziati dai promotori e dalle regioni», aggiunge. Quanto ai temi a cui un domani il comitato potrebbe aprirsi, secondo Paola Binetti c’è tutto il pianeta vita e dintorni.
«Di fronte a politiche legislative che investono temi come l’eutanasia, l’aborto, ma anche il matrimonio dei gay, occorre tenere alta un’elaborazione etica e culturale. E il comitato può svolgere questo compito, favorendo anche una nuova cultura che spinga verso la clonazione del cordone ombelicale e la donazione degli organi».
La nascita del Comitato «Scienza e Vita» ha rappresentato qualcosa di nuovo nella società italiana. Ed è su questo che, secondo i membri del Comitato, occorre puntare. «Ci sono due connotazioni molto importanti che vanno mantenute», afferma il professor Antonio Baggio.
«La battaglia referendaria è stata affrontata dall’insieme del mondo cattolico, e non da uno specifico segmento, che sia il Movimento per la Vlta o il Forum delle famiglie. E questo è un insegnamento importante anche per il futuro. Un altro elemento è che questa battaglia è stata condotta da cattolici e non cattolici assieme». «Il salto di qualità – aggiunge Baggio – è che si è presentato alla società italiana un’antropologiacompleta in nome della vita, che va dalla difesa della vita nascente alla promozione della giustizia sociale».
Anche per Luisa Santolini, presidente del Forum famiglie e membro del Comitato, «la forza del Comitato è stato l’aver coinvolto tantissime realtà laicali, diventando preciso riferimento anche per molti parlamentari di destra e di sinistra. Abbiamo saputo mobilitare tante energie sul territorio e di questo dobbiamo tenerne conto anche per il futuro. Al Comitato spetta un’opera importante di inculturazione».
«Sarebbe un tradimento, terminare ora l’esperienza del Comitato», conclude Edo Patriarca presidente del Forum del Terzo Settore. «Credo che il Comitato nei prossimi anni possa essere non tanto quella falange fondamentalista che alcuni giornali hanno dipinto, ma un’associazione per promuovere lavita, uno strumento molto leggero che metta in rete tutte le conoscenze disponibili e che sia continuamente aggiornato su ogni novità scientifica per fornirne un approccio etico. È questa la sfida che ci aspetta».