Dal sito Messa in latino 27 maggio 2017
di JOEL R. GALLAGHER [1]
(Crisis Magazine)
Ringraziamo per la traduzione gli amici Fabio e Maurizio.
Naturalmente padre Antonio Spadaro S.J. non ha pronunciato la frase che compare nel titolo, ma avrebbe potuto benissimo farlo. Nel gennaio scorso, padre Spadaro, stretto confidente di Papa Francesco e da taluni considerato «portavoce» del Papa, ha pubblicato il tweet che segue: «La Teologia non è Matematica. 2+2 in #Teologia può far 5 perché ha a che fare con Dio e la storia…». Se ciò fosse vero, nessuno potrebbe negare che Bertrand Russell sia stato Papa.
Secondo quanto si racconta, nel corso di una lezione Bertrand Russell sostenne che, accettata per vera una qualunque affermazione falsa, sarebbe stato in grado di dimostrare che era vera qualunque altra affermazione falsa, perché da un enunciato contradditorio si può dedurre qualsiasi altro enunciato. Subito uno studente lo interruppe dicendo: «2+2=5. Ora dimostri di essere il Papa».
Russell restò in silenzio a riflettere per qualche istante, poi replicò: «Se 2+2=5 allora 4=5. Sottragga 3 ad entrambi i numeri e otterrà 1=2. Io e il Papa siamo 2 persone, ma se 2=1, allora io e il Papa siamo la stessa persona». Naturalmente Russell non era il Papa, ma la sua conclusione era una logica conseguenza di una premessa che si può dimostrare essere falsa, nonché una violazione prestabilita della ragione.
Anche di quest’aneddoto esistono varie versioni, nessuna delle quali, a quanto pare, può essere confermata. Ma che importa, visto che 2+2 può fare 5? Un aspetto interessante riguardante il tweet di padre Spadaro è che la sua implicazione non si basa su una falsa premessa, come quella di Russell.
Padre Spadaro ha scritto: «La Teologia non è Matematica», che è un’affermazione vera. Immediatamente dopo, tuttavia, utilizza un esempio non pertinente e completamente falso utilizzando la matematica stessa per dimostrare la sostanza della sua tesi. Se la teologia NON è matematica, allora padre Spadaro non può logicamente corroborare la sua affermazione ricorrendo a un enunciato di tipo matematico «nella #Teologia» (pur violando, questo, i principi della matematica al fine di provare il suo asserto).
A valle delle molte critiche ricevute in risposta al suo tweet, padre Spadaro se n’è uscito con un’altra affermazione illogica e inesplicabile offrendo la prova matematica che 4=5 per dimostrare veridicità della sua tesi. Così facendo, ha commesso almeno due errori fondamentali. Il primo: l’eventuale dimostrazione che, in matematica, 4 possa essere uguale a 5, non rafforza la sua affermazione originaria, cioé che 4 (cioè 2+2) possa fare 5 «in Teologia».
Lungo questa via, si arriva eventualmente alla conclusione che la ragione, e non la fede, possa contraddire la ragione. Il secondo errore è di carattere strettamente matematico. Infatti la sua dimostrazione matematica è inaccurata (in breve: è vero che la radice quadrata di 4 è sia – 2 che 2, ma ciò non vuol dire che 2 sia uguale a – 2 [2]).
In realtà nel suo primo tweet, padre Spadaro offre, sebbene involontariamente, uno spunto valido. Immagino che siano molti i docenti che, dopo aver provato a illustrare il mistero della Trinità, abbiano sperimentato la prevedibile reazione dello studente scettico e importuno di turno: «Se il Padre è uno, il Figlio è uno e lo Spirito Santo è uno e ognuno di loro è Dio e c’è un unico Dio, allora 1+1+1 è uguale sia a 1 che a 3, e ciò non ha senso, viola la ragione».
Naturalmente ciò non ha alcun senso matematicamente. Ma il «problema» non è di natura matematica. Come ha scritto padre Spadaro, la teologia non è matematica! Lo studente è partito da una falsa premessa.
Fede e ragione sono compatibili, dice la Chiesa, ma non sono la stessa cosa. In ogni caso non possono contraddirsi l’un l’altra. La fede non può mai essere contraria alla ragione. Non solo: la ragione stessa gioca un ruolo assolutamente necessario in teologia. Nel corso della storia della Chiesa, ciò è stato spiegato in molte occasioni e, in tempi recenti, segnatamente nell’Enciclica Fides et Ratio di san Giovanni Paolo II (1998) e nel famoso discorso di Regensburg di Benedetto XVI (2006). Magari erano queste idee il punto d’approdo cui padre Spadaro intendeva giungere in qualche modo, sebbene, all’apparenza, l’intento sembrasse piuttosto quella di esprimere il suo disgusto per una Chiesa «rigida» e la sua preferenza per una risposta «pastorale» e adeguata alle situazioni difficili e concrete della vita.
Se davvero un problema matematico viene evocato come metafora della ragione, allora persino in teologia, contrariamente al tweet di padre Spadaro, 2+2 deve sempre fare 4. Ma, come già detto, il tweet di padre Spadaro non è del tutto erroneo perché certamente la teologia non è sempre matematica e non esclusivamente esercizio di ragione. Per esempio, nessuna affermazione matematica può rappresentare in modo appropriato la fede, la questione della Trinità o il dualismo delle nature di Cristo.
Riferendoci all’ultimo esempio, se X è la natura umana di Cristo, e Y è la natura divina di Cristo, allora X non è Y, ma Cristo è completamente sia X che Y. Ciò sembra contraddire la ragione. Ma noi possiamo stirare il tweet di padre Spadaro bancora un altro po’ e mettere alla prova il nostro intelletto portando la matematica «in #Teologia» sull’ala della fede. Consentiteci di aggiungere che la fede può essere rappresentata dall’equazione 2+X=Y, dove il problema consiste nell’individuare i valori da assegnare alle incognite.
Questa è un’equazione matematica indeterminata in quanto i valori di X e di Y non sono noti. Tuttavia il problema è anche infinitamente risolubile in quanto esiste un numero infinito di valori da assegnare a X e ad Y in modo che soddisfino l’equazione. L’equazione, perciò, è sia indeterminata, sia infinitamente risolubile senza che ciò violi la ragione. Sebbene X e Y rimangano in qualche modo un «mistero», quella relazione è comunque vera! In teologia possiamo crescere infinitamente nella conoscenza di Dio eppure non raggiungere mai una conoscenza esaustiva di Dio. Dio è un mistero sia in un certo senso decifrabile che indecifrabile!
Il tweet di padre Spadaro potrebbe anche essere inserito all’interno del più ampio contesto delle discussioni su Amoris Laetitia (nel seguito: AL). Il suo tweet è emblematico della crescente confusione in merito ad AL e alle reazioni alla sua promulgazione. Tale stato confusionale ha proprio a che fare con i problemi inerenti all’asserto che 2 + 2 possa fare 5. Ci sono quelli che, all’interno della Chiesa, credono che AL non consenta ai divorziati risposati l’accesso alla comunione e, allo stesso tempo, c’è chi enfaticamente asserisce che AL consente ai divorziati risposati l’accesso alla comunione[3].
Per chiunque non accetti che 2+2 possa fare 5, si tratta di due posizioni assolutamente contradditorie che non possono essere entrambe vere Chi invece accetta che 2+2 possa fare 5, può ugualmente ritenere che quelle due interpretazioni assolutamente contraddittorie possano essere entrambe vere allo stesso tempo. Ciò, naturalmente, è impossibile per chi fa propri i precetti della ragione; ecco perché attendiamo fiduciosamente che Papa Francesco faccia a un certo punto chiarezza sul punto.
Ugualmente inquietante è, in AL, la tesi secondo cui possa in qualche caso ricevere la comunione anche chi vive in uno stato oggettivo di peccato (se ciò è quello che l’Esortazione effettivamente insegna) mentre, allo stesso tempo, la Chiesa ha proclamato che solo chi è in stato di grazia può ricevere la comunione. Possono essere vere entrambe le cose? Se 2+2 fa 5, allora perché no?
Tutto ciò rende ragionevole la domanda: in quale misura padre Spadaro è stato coinvolto nella stesura di Amoris Laetitia? È proprio lui l’estensore materiale di alcuni suoi paragrafi? Il documento, o almeno la ricezione del documento, soffre per difficoltà analoghe a quelle inerenti all’assunto di padre Spadaro secondo cui 2+2 può fare 5. È ormai risaputo che l’arcivescovo Victor Fernandez sia stato il ghostwriter di AL e che alcuni paragrafi del controverso capitolo 8 siano citazioni letterali non esplicitate di lavori di Fernandez.
Qualcuno potrebbe lecitamente chiedersi se tali paragrafi possano o meno essere accettati come insegnamenti autorevoli del Papa visto che si tratta di frasi scritte anni fa dal ghostwriter e ora inserite in AL. Sicché, ci siamo impelagati nel tedioso e persistente interrogativo su ciò che all’interno dei documenti pontifici costituisce dottrina legittima e autorevole e se specifici paragrafi siano o meno parte del Magistero autentico visto che sono stati scritti da qualcuno che non è il Papa, pur avendo quest’ultimo firmato il documento.
Se dovessimo accettare l’autorevolezza dell’intero documento, non importa chi in realtà abbia scritto ciascun paragrafo; allora non solo potremmo dire che Bertrand Russell è il Papa, ma anche che Victor Fernandez è il Papa: se 2+2 può fare 5, allora padre Spadaro è il Papa, voi siete il Papa e, in fondo, lo sono anch’io. Provatemi che sto sbagliando!
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[1] trad. it. dell’articolo Antonio Spadaro, S.J.: “Bertrand Russell is the Pope!” pubblicato sul portale crisismagazine.com il 19-4- 2017
[2] In realtà, la radice quadrata algebrica di 4, a differenza di quella aritmetica, non è, a rigore, uno qualunque dei numeri che, una volta elevati al quadrato, danno 4, ma l’insieme contenente tali numeri. Dunque, anche la singola affermazione «2 che -2 sono entrambe radici quadrate di 4» è falsa [N.d.T].
[3] L’autore qui si riferisce, in entrambi i casi ai divorziati risposati che non intendono impegnarsi a una completa continenza, condizione necessaria per l’accesso alla Comunione eucaristica (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1650).