Corriere del Sud 21 Dicembre 2020
Andrea Bartelloni
15 agosto 1920, il padre domenicano Antonin-Dalmace Sertillanges (1863-1948) dà alle stampe La vie intellectuelle che verrà pubblicata in Italia nel 1945. Il filosofo e teologo francese è uno dei massimi esponenti del neotomismo che lo vede affiancarsi ad altri illustri personaggi (Garrigou Lagrange, Etienne Gilson, Luigi Taparelli D’Azeglio, Romano Amerio, Cornelio Fabro, Thomas Tyn, Sofia Vanni Rovighi, fra gli altri) di questa corrente filosofica sviluppatasi nei primi sessanta anni del 1900.
La vita intellettuale, ripubblicata da Studium nel 1998, ha sempre la sua attualità anche a cento anni di distanza dalla prima uscita: insegna a costruire un ordine intellettuale quanto mai utile e necessario specialmente nella nostra epoca nella quale siamo sopraffatti da continui imput esterni che ci distolgono dalla riflessione e ci portano a distrarci continuamente. I media ci circondano e ci inglobano e Sertillages ci invita al distacco dal quotidiano, alla pazienza, alla costanza e ancora ad evitare l’isolamento, senza disprezzare la solitudine (ma “troppa solitudine impoverisce”, “anche nei contatti ordinari c’è da raccogliere”) e invita a cercare momenti di riposo.
È anche un trattato sulla spiritualità dello studioso che deve essere umile e fermo, consapevole dei suoi limiti, avvolto da una gioia intellettuale e dal senso del mistero. Una esortazione ad esercitare l’intelligenza aiutando lo studioso con consigli pratici e organizzativi nella scelta delle letture, sull’esercizio della memoria e sul come prendere appunti. Oggi, nell’era digitale, questi consigli sono ancora più utili perché si rischia di essere sovraccaricati da informazioni e stimoli difficili da discernere e la guida di Sertillages è quanto mai opportuna. Ovviamente tenendo conto, come suggerisce Armando Rigobello nell’introduzione, del mutato contesto storico fatto di tempi e velocità impensabili cento anni fa. Ecco allora che recuperare la lentezza, il raccoglimento resta un insegnamento essenziale anche davanti ad un computer iperveloce.
Sertillages invita a pensare alla salute perché la malattia cambia il carattere e questo influisce sui pensieri. «Se Leopardi non avesse avuto un fisico così malato, potremmo annoverarlo tra i pessimisti?». Curare l’alimentazione, organizzare la vita cercando di semplificare le cose: «Religiosa o laica, scientifica, artistica, letteraria, la contemplazione non armonizza con le comodità esagerate e con le complicazioni». «Per dare ospitalità alla scienza (…) molta pace, un po’ di bellezza, alcune comodità, che risparmiano il tempo, rappresentano il massimo necessario». E oggi di comodità ne abbiamo!
Con la vita frenetica che facciamo leggere che lo spirito di silenzio è essenziale riporta a quella ginnastica ignaziana, difficile, ma importante, del silenzio, anche esteriore, interrotto dalla preghiera. Un altro capitolo “scandaloso” è quello che tratta della lettura preparatoria ad un lavoro intellettuale: leggere poco. Ma cosa intendeva il filosofo francese?
«Saper leggere e utilizzare le proprie letture è fondamentale. Ma molte letture servono per avere uno spirito ampio, una ampia scienza comparata; molto e poco si oppongono sullo stesso terreno, occorre molto in senso assoluto perché l’opera è vasta, ma poco relativamente al diluvio di scritti di cui la minima specialità ingombra oggi le biblioteche». Commentava così p. Tito S. Centi (1915-2011) in una conferenza sui rapporti tra studio e vita interiore.
«Proscritta è la mania, la pigrizia mascherata, la passione della lettura è un difetto come le altre passioni che turbano l’anima. Bisogna andare ai libri – ancora il p. Centi – come una massaia al mercato dopo aver stabilito i cibi del giorno secondo igiene e prudente economia». Sertillages descrive poi i tipi di lettura: quelle di fondo, sulle quali basare la propria formazione. Alcuni autori per formarsi una cultura generale, altrettanti per una specializzazione. Poi ci sono le letture stimolanti da utilizzare nei momenti di depressione spirituale o intellettuale, infine quelle di distensione che danno gioia perché «distrarsi annoiandosi, è un’illusione».
Il volume è ricco di consigli anche sulla vita spirituale per chi vuole vivere una vera vita intellettuale con la promessa che «il vero intellettuale (…) è giovane fino alla fine. Sembra partecipare alla giovinezza eterna del vero». Al lettore di questo volume si addicono le parole di San Tommaso: «Se segui questa via porterai, nella vigna del Signore, foglie e frutti utili per tutta la durata della tua vita. Se pratichi questi consigli, raggiungerai ciò che desideri. Addio».