Intervista al genetista, celebre per aver demolito la teoria evoluzionista, il quale denuncia la pretesa della scienza di volersi sostituire a Dio
di Gloria Sabatini
«Nulla di nuovo, comunque, rispetto agli annunci degli scorsi anni. Saranno almeno sei volte che si grida alla clonazione umana». In un’intervista al “Secolo d’Italia” Giuseppe Sermonti, genetista e biologo di fama internazionale, demolitore delle teorie evoluzioniste, con il rigore che gli è proprio mette in guardia dalla tentazione da parte di alcuni settori del gotha scientifico di sostituirsi a Dio nel mistero della creazione umana.
Professore, cominciamo a fare un po’ di chiarezza. L’Iter seguito per la cosiddetta “clonazione terapeutica” è Io stesso che si utilizzerebbe per riprodurre l’uomo?
Non c’è dubbio. Nel primo caso – dopo aver introdotto nella cellula uovo il patrimonio genetico della cellula adulta – ci si è arrestati alle cellule staminali e non si è impiantato l’embrione. Ma il punto è un altro. Queste operazioni rese pubbliche nelle ultime ore non differiscono da quelle già annunciate. Non è successe niente di eclatante, solo un piccolo miglioramento tecnico nella procedura Quello che giudico insopportabile è la retorica umanitaria, l’annuncio del salvataggio di non so quante vite umane: a sentire questi signori con certi esperimenti si risolverebbero i morbi più tremendi.
E invece…
È un’operazione eticamente ignobile, non si può vendere ciò che è nella mente di Dio.
Lo dice da genetista, da cattolico o da padre di famiglia?
Lo dico perché è deontologicamente scorretto, tanto più che questi enormi benefici per l’umanità servono a giustificare comportamenti pericolosi, Il problema morale esiste comunque, indipendentemente dai vantaggi che ne conseguono. Non posso uccidere un uomo per salvarne un milione, su questa china arriveremmo a sostenere la possibilità di uccidere migliaia di uomini per salvarne altrettanti. La mia sensazione è che ci sia da parte di alcuni ambienti scientifici un tentativo sistematico di desacralizzare la vita umana, di impossessarsi di ambiti sempre più vasti della realtà umana, fino a scacciare il mistero della vita. È lo scopo dichiarato di persone che vogliono sostituire la scienza all’etica, considerando il mondo morale come un universo oscurantista e retrogrado da sconfiggere.
Quale dovrebbe essere, invece, il rapporto tra scienza ed etica?
Dovrebbero convergere. Oggi, invece, tra la scienza positiva e l’etica umana esiste una reale contrapposizione. Per gli scienziati la morale dev’essere messa da parte in attesa di costruirne una nuova attraverso la scienza. In definitiva si pensa di poter eliminare la dimensione morale attraverso precetti biometrici.
La medicina al possto dell’etica. Una prospettiva allarmante… Come per la clonazione.
La scienza è scoperta continua È ricerca. Ma facciamo attenzione: se si vuole donare l’uomo è un discorso, se si vogliono ottenere esclusivamente delle cellule staminali, il discorso è diverso.
Nell’ambito della seconda ipotesi, lei sarebbe favorevole a una clonazione per ridurre o curare alcune patologie?
E tutto il discorso che non mi piace per i motivi che ho detto. Gridare alla clonazione umana è sicuramente un errore: nessuno l’ha mai progettata. La clonazione umana non ha indicazioni cliniche e poi, oggi come oggi, risulterebbe pericolosissima
Insomma, non è una prospettiva dietro l’angolo?
Assolutamente no. Non credo si arriverà mai agli uomini in serie. La mia riserva è un’altra: in questo modo si rafforza sempre di più la contrapposizione tra scienza ed etica che, invece, dovrebbero convergere in una prospettiva comune. Lo scienziato deve avere una visione generale della vita e della realtà e non un’interpretazione specifica, se si pone su un piano generale finisce per incontrarsi con la dimensione etica. Percorrendo la strada della manipolazione genetica, invece, le due sfere si allontanano sempre di più.
Anche nell’ambito della legittima sperimentazione scientiflca, quindi, esistono dei paletti insuperabili?
Certo. Penso alla pretesa di dare vita a “una seconda creazione” cioè di sostituirsi a Dio, come certi studiosi hanno dichiarato di voler fare. È aberrante. A questi maghi della tecnologia dico: “se volete aiutare la generazione fatelo, e cercate di farlo in maniera pulita, ma se volete sostituirvi a Dio, via da questa porta!
Quale disciplina, quale corrente dl pensiero, quale scienza “illuminata” potranno evitare questa deriva?
Una «scienza del simbolo», come auspica Pavel Florenski, «una scienza dei significati» e non solo di procedimenti tecnici. È l’unica strada possibile.