La Verità mercoledì 4 Settembre 2024
La società moderna vuole realizzare il Paradiso in Terra attraverso la «morte» di Dio. Questa tragedia richiami Chiesa, scuola e cerchia parentale ai propri doveri formativi
di Gianfranco Amato
L’assurda strage familiare di Paderno Dugnano accende i riflettori su un aspetto inquietante della società postmoderna. Un diciassettenne ha sterminato i propri cari – padre, madre e fratellino – senza dare alcuna giustificazione. Il giovane ha parlato solo di un proprio personale «malessere» Apparentemente sembra capace di intendere e di volere e se una perizia psichiatrica confermerà la sua sanità mentale forse non ci sarà neppure da stupirsi. Semmai, occorrerebbe indagare su quel «malessere» esistenziale invocato dall’adolescente assassino e comprendere quanto, in realtà, esso sia diffuso fra i coetanei che appartengano alla cosiddetta generazione di cristallo.
Giuridicamente il delitto appare privo di un movente. Sociologicamente, forse, un movente esiste: l’assenza di senso. Quando la propria vita, l’esistenza degli altri, la realtà, il mondo, la storia sono privi di significato, allora a prevalere è la reattività istintiva. Una società che non è più capace Dio offrire alle giovaai generazioni ideali, principi, valori per cui valga la pena vivere, li lascia in balia di una mortale deriva nichilista, il cui tragico epilogo può tradursi nel suicidio o nell’omicidio. Oggi i giovani fanno fatica, nel mondo, a trovare un’autentica e appagante risposta a quella esigenza di verità, di giustizia, di amore, di felicità, il compimento che sentono dentro di sé, nonostante i numerosi tentativi di censurarla. Nessun maestro spiega più ai ragazzi che una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine, quel «malessere» di cui ha parlato Riccardo, il giovane omicida di Paderno.
Ecco perché questa strage dovrebbe far interrogare molte istituzioni. A cominciare dalla famiglia. Che tipo di educazione hanno dato al proprio figlio i genitori vittime della strage? Probabilmente non sapremo mai se sono riusciti a offrirgli un valido motivo per cui valesse la pena vivere e rispettare la vita degli altri. Segue la scuola: a parte le nozioni necessarie per superare gli esami, gli insegnanti di questo ragazzo sono stati in grado di spiegare che una vita priva di un significato non può essere vissuta?
E , infine, la Chiesa. Dove sono finiti i pastori, i testimoni i cristiani che per secoli hanno proposto la soluzione ai grandi dilemmi esistenziali dell’uomo, riuscendo a indicare la via per dare un senso pieno ed esaustivo alla vita terrena?
Queste tre istituzioni sembrano aver dimenticato che una delle funzioni fondamentali nella stessa educazione sia proprio quella di introdurre alla realtà nella totalità dei suoi fattori, proprio perché è insita nel cuore dell’uomo la domanda di senso totale, che non potrà mai trovare risposta in una ragione dimostrativa e scientifica. Educare davvero significa insegnare che la realtà non si può ridurre solo a ciò che è misurabile, dimostrabile, a razionalità scientifica, come avviene nella prospettiva positivista e materialista. La società moderna ha pensato di liberarsi e progredire eliminando la stessa idea di Dio. Ma il sogno di realizzare il paradiso sulla terra, semplicemente attraverso la «morte di Dio» , sì è, in realtà, trasformato in un incubo.
Lo dimostra proprio l’inquietante strage di Paderno. La vita senza Dio, in realtà, come ricorda un celebre verso di William Shakespeare sì riduce a una «favola raccontata da un idiota che grida in un attacco di furore e priva di qualunque significato» (Macbeth, atto V, scena V). La vita sarebbe «una favola», ovvero uno strano sogno, un discorso astratto, un’immaginazione esasperata; «raccontata da un’idiota»: perciò senza capacità di nessi, a segmenti spezzati senza un ordina vero, senza una possibilità di previsione; «in un accesso di furore»: dove, cioè, l’unica metodologia del rapporto è violenza, ossia illusione di possesso. E proprio qui si situa il nostro povero Riccardo di Paderno.
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