di Riccardo Cascioli
C’è un dato che emerge chiarissimo dal dibattito parlamentare dello scorso 5 agosto, soprattutto da alcuni interventi, ed è quello che La Nuova BQ afferma da tempo. Ovvero che al fondo della legge sull’omofobia non c’è tanto il problema della violenza e della discriminazione contro le persone omosessuali, quanto il tentativo di affermare l’omosessualità come un dato naturale, come una delle opzioni possibili previste in natura. La pari dignità non risiederebbe dunque nel fatto di essere persone, ognuno fatto a immagine e somiglianza di Dio, ma nel riconoscimento delle diverse opzioni sessuali e affettive.
Magistero – questo punto. La lunga citazione è stata fatta dall’on. Ileana Piazzoni, di Sinistra Ecologia e Libertà, che dopo aver descritto il nostro quotidiano come “sito web legato ai più retrivi ambienti cattolici” ha di fatto etichettata come omofobica questa pretesa di affermare che l’omosessualità non è una opzione presente in natura, ma un disordine oggettivo, come dicono il Catechismo della Chiesa cattolica e anche tanti psicologi che mettono la verità prima del tornaconto professionale.
E’ per questo motivo che è stata fatta la scelta di incardinare le disposizioni contro l’omofobia nella Legge Mancino-Reale, perché parificando l’omofobia al razzismo si pone l’omosessualità sullo stesso piano di un dato naturale (la razza).
Ed è esattamente quello che il più volte citato documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, già nel 1992 condannava: “La «tendenza sessuale» non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all’origine etnica, ecc. rispetto alla non discriminazione.
Diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo e richiama una preoccupazione morale”. Prendiamo atto che invece per il professor Francesco D’Agostino – nell’editoriale del 6 agosto su Avvenire, cui dedica un commento ad hoc Mario Palmaro – omofobia e razzismo sono da considerare sullo stesso piano per via della comune “vaghezza concettuale” e “carica ideologica”.
Tesi legittima, per carità, ma scrivendo sul quotidiano ufficiale della Chiesa italiana si dovrebbe avere almeno la correttezza di avvertire il lettore che il Magistero si è finora espresso in tutt’altro modo. Non è questa una sottigliezza, perché proprio da questa premessa sulla natura discende la convinzione di D’Agostino che una legge sull’omofobia non solo sia accettabile ma addirittura opportuna.
Noi crediamo invece esattamente il contrario: lasciar passare l’idea che l’omosessualità sia una natura – al pari dell’eterosessualità, termine peraltro che ha senso solo all’interno di una cultura omosessualista – significa partecipare attivamente a quel progetto diabolico di distruzione del piano divino che papa Benedetto XVI ha chiaramente denunciato nel famoso discorso alla Curia Romana del 21 dicembre 2012, indicando l’ideologia del gender come una delle più gravi sfide che la Chiesa ha di fronte.
L’affermazione di una naturalità dell’omosessualità nega quel “Maschio e femmina lo creò” che è all’origine dell’avventura umana e nega l’identità propria della persona umana. L’ideologia del gender, diceva Benedetto XVI, nega l’uomo e nega Dio. E, come sottolineammo già allora, non si riferiva soltanto a un pensiero esterno alla Chiesa, ma a una ideologia che si è ormai radicata anche nel mondo cattolico, consapevolmente o meno.
Ciò che quindi una qualsiasi legge sull’omofobia colpirà è proprio la pretesa di affermare che l’omosessualità non è nella natura dell’uomo. Sarà proibito affermare la realtà. Forse, per qualche tempo, potrà essere tollerato chi si opporrà al riconoscimento del matrimonio fra persone dello stesso sesso, ma non ci sarà spazio alcuno per affermare che la natura prevede solo maschio e femmina.
Si potranno eventualmente tollerare – ma solo per un po’ di tempo – le intemperanze verbali di San Paolo, ma sarà proibita la Genesi. E’ per questo che non può essere accettabile nessuna legge che introduca il reato di omofobia.