1 Novembre 2020
La guerra al contante ha raggiunto il punto di non ritorno. Non siamo più liberi di disporre dei nostri soldi come vogliamo. Pagare ormai tutto con carte di credito equivale a raddoppiare la tassazione sulle nostre spese.
Luciano Garibaldi
Da mesi, ormai, viviamo in una sorta di dittatura economico-monetaria che ci impedisce di disporre dei nostri soldi come vogliamo. Lo sconvolgimento che ha apportato al nostro stile di vita l’epidemia virale in corso, ha avuto per conseguenza anche la rassegnazione alla perdita della libertà in tema di spese, acquisti e pagamenti.
Cercherò di sintetizzare il problema rifacendomi alla sintesi pubblicata dal sito “laleggepertutti.it”: «Ogni volta che si preleva dal proprio conto in banca la somma totale di 10 mila euro nell’arco dello stesso mese, la Banca è tenuta a chiedere chiarimenti al proprio cliente sull’uso del denaro e, in ogni caso, a comunicare tale giustificazione alla sede centrale dello stesso Istituto di credito. Quest’ultima invia una segnalazione all’Unità di Informazione (UIF) istituita presso la Banca d’Italia. A sua volta, la UIF valuta se vi sono sospetti di commissione di reato. Se così dovesse essere, ne dà comunicazione alla Procura della Repubblica che, in ultimo, giudicherà se aprire un procedimento penale e avviare le indagini contro il correntista».
Lo scorso anno, ai primi di ottobre, il nostro direttore Paolo Deotto denunciò già senza mezzi termini la inaccettabilità delle restrizioni al nostro contante volute dal “regime” e attuate dalle banche (vedi su https://www.ilnuovoarengario.it/la-guerra-al-contante-i-vari-volti-della-dittatura/). Rileggiamolo: «Nella visione di lorsignori, il contante dovrebbe sparire e tutti, disciplinatamente, dovremmo avere in tasca bancomat, carta di credito, carte prepagate et similia. Andate a prendere il caffè? (euro 1,00). Pagate con la carta (anzi, la card, essendo l’italiano una lingua estinta). Andate a comprare il giornale? (euro 1,50). Pagate con la card. Eccetera. Facilitazioni per chi si allinea, gravami fiscali per gli indisciplinati».
Leggiamo ancora Deotto: «Anzitutto, è bene spazzare via subito la fanfaluca della lotta all’evasione fiscale. La grande evasione non ha mai viaggiato con valigie di banconote, bensì con movimenti bancari intrecciati e il più delle volte inestricabili verso i soliti “paradisi” fiscali. Anche se Svizzera e Liechtenstein non sono più “paradisi” come un tempo, la scelta è ancora ampia, da Andorra, al Libano, a Grenada e via viaggiando (in modo telematico, si intende)».
A conclusione del suo editoriale-denuncia, il nostro direttore definiva quella frenesia per i pagamenti elettronici come «una delle vecchie ossessioni della sinistra, italiana e non solo: il controllo totale di ciò che fa ogni cittadino, per renderlo sempre meno cittadino e sempre più suddito».
Ma c’è un altro fattore che rende sempre più inaccettabili queste limitazioni alla nostra libertà economica. «Se pago il conto al ristorante con la card», denunciava Deotto, «e poi il ristoratore paga con lo stesso sistema il fornitore, che paga con lo stesso sistema il benzinaio, eccetera, eccetera, ognuno di quei passaggi si traduce in una commissione incassata dalle banche che intervengono nel movimento di denaro, l’una addebitando il debitore, l’altra accreditando il creditore. Tante commissioni, piccole certamente, se prese una a una, ma che diventano montagne di denaro (creato dal nulla) sul gran numero di operazioni».
«Per cancellare il delirio dell’uso obbligatorio dei pagamenti elettronici», concludeva il nostro Direttore, «basterebbe ricordare una banale verità: del mio denaro sono padrone io, e posso farne ciò che voglio. Se lo Stato presume che io disponga di danaro ricavato da attività illecite, lo dimostri e mi sanzioni, sequestrandomi anche il frutto dell’illecito. Altrimenti, mi lasci in pace».
Monito e denuncia più che mai attuali, visto che le forze politiche al potere non fanno che insistere nella loro inaccettabile guerra al contante, il cui obiettivo finale è trasformare i cittadini di una Repubblica democratica in sudditi di un regime delinquenziale.
In proposito, c’è da segnalare un’altra valida e coraggiosa denuncia di questa colossale rapina in corso, scritta da Cosimo Massaro nel suo libro, appena pubblicato dalla Gingko Edizioni, «Signoraggio bancario. Usurocrazia svelata. Attacco alla civiltà cristiana». L’Autore identifica, in questa frenesia per i pagamenti elettronici, una delle vecchie ossessioni della sinistra, italiana e non solo: il controllo totale di ciò che fa ogni cittadino, per renderlo sempre meno cittadino e sempre più suddito.
Questa accozzaglia, al momento al vertice delle istituzioni, erede di quel radicalume-chic che dal Sessantotto fa la rivoluzione dal salotto, ha sempre avuto un altezzoso schifo per il popolaccio, per quelle decine di milioni di persone che lavorano onestamente, cercano di arrivare a fine mese, cercano insomma di campare.
Ezra Pound, il grande poeta statunitense che aveva evidenziato le vere ragioni della seconda guerra mondiale nell’eterna lotta del“sangue dei popoli contro l’oro dei banchieri”, aveva pienamente ragione. Sapeva bene che la prima forma di dominio da parte degli usurai internazionali è da sempre stato il debito. Il lavaggio del cervello imposto alle masse è arrivato al punto da far accettare quel debito eterno che sta schiacciando tutti, come fosse una cosa giusta, anziché essere considerato immorale, perché causato, per la maggior parte, dai profitti derivanti dal signoraggio bancario.
Per sottomettere al meglio i popoli, l’élite usuraia, plutocratica e apolide, ha messo in atto anche armi di psicologia di massa che mirano a sostituire tutti i valori fondanti della nostra società. Una vera e propria ingegneria sociale, simile a quella genetica, utilizzata per modificare quel naturale processo evolutivo insito nell’uomo.
Alla base della società europea, occidentale e in particolare di quella italiana, l’autore evidenzia i valori dell’antica Grecia, di Roma, e, in seguito, quelli del Cristianesimo. Una articolata e definitiva denuncia di quell’attacco portato dai poteri finanziari e sovversivi, finalizzato a frantumare, in ogni modo, il senso morale del nostro popolo, la coesione sociale e lo spirito di comunità solidale che il messaggio evangelico garantisce.