Radio Vaticana, 17 Ottobre 2014
Di fronte alle mentalità corrente che tende a banalizzare la sessualità umana e alla teoria del gender che punta a distruggere il concetto di famiglia naturale, la Chiesa è chiamata a promuovere un’educazione all’affettività fondata sul Vangelo. E’ questa una delle sfide affrontate in questi giorni dal Sinodo dei vescovi, sulla quale si sofferma il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, al microfono di Paolo Ondarza:
R. – E’ un momento di grazia per la Chiesa, perché – insieme al Santo Padre – tutti noi, padri sinodali, gli osservatori, gli uditori e i vari invitati, abbiamo aperto lo sguardo e il cuore con grande chiarezza, con grande semplicità e con grande passione di pastori, sul tema della famiglia, che è la realtà fondamentale della società e della Chiesa. Ho ricordato in modo particolare la necessità dell’educazione affettiva, perché l’amore non è soltanto sentimento, ma è quello che la cultura presente non dice: l’amore è dono, è dono di se stesso ed è decidere di donarsi ad una altra persona per sempre, per tutta la vita. Questo grandissimo e splendido ideale, che oggi sembra impossibile nel mondo occidentale perlomeno, è possibile se si fa appello alla grazia di Dio.
D. – Educare all’amore è oggi una sfida particolarmente difficile, se pensiamo alle forti correnti di pensiero, a quello che anche qui in Aula è stato definito anche “pensiero unico”, che si vuole imporre e che spesso va a snaturare proprio la famiglia e così ad indebolire un nucleo fondante della società…
R. – Il “pensiero unico” è ormai una dittatura, che si vuole imporre dall’Occidente a tutte le altre parti del mondo. Ma l’Occidente – e in particolare l’Europa, come ho detto diverse volte – non è più assolutamente il centro del mondo: quindi l’arroganza della cultura europea dovrebbe fare i conti con questa realtà. Purtroppo gli organismi internazionali, che sono tanto importanti – pur essendo rappresentativi di tutti i Paesi del mondo – ragionano con una cultura, con una antropologia sostanzialmente occidentalista, che ormai ruota attorno alla cosiddetta teoria del genere…
D. – Una teoria che si sta diffondendo in vari Paesi d’Europa sui banchi di scuola, dove si tenta di introdurre contenuti che vanno un po’ a snaturare quella che è la struttura naturale della famiglia…
R. – E’ un’offesa gravissima, che le istituzioni tentano di fare, al diritto sacrosanto, al diritto naturale dei genitori di offrire ai propri figli la visione culturale – una visione antropologica e valoriale – in cui loro credano e che sia la migliore per sé e per i propri figli. Questo diritto non può essere assolutamente scavalcato da alcuna autorità! Quindi questi tentativi di immettere, in modo quasi nascosto, questo tipo di visione che nasce dal genere, sotto la scusa di fare educazione affettiva o educazione sessuale, è un grave errore e non soltanto: è una grave violenza autoritaria rispetto ai genitori. I genitori devono essere non solamente informati su un progetto o su una intenzione delle autorità dello Stato o scolastiche che siano, ma devono dare – i genitori – l’autorizzazione esplicita e concorde perché queste cose vengano rappresentate ai propri figli.
D. – In Italia c’è il rischio che la situazione vada nella stessa direzione in cui è andata in altri Paesi europei?
R. – Certamente c’è questo rischio, perché lo abbiamo già visto l’anno scorso attraverso la diffusione di questi libretti, che poi sono stati – dicono – ritirati dalle scuole dopo un intervento dei vescovi che ha richiamato l’attenzione sul fatto. Non è un’ingerenza! E’ un dato, è una registrazione di un fatto, di cui però nessuno parlava. Già mi dicono altri che ancora circolano in qualche scuola… Bisogna che i genitori siano molto attenti: si tratta del bene fondamentale dei loro figli, perché vedere l’affettività, vedere la sessualità in genere, vedere la persona umana e la famiglia in un certo modo o in un altro, questo cambia radicalmente.
D. – I genitori chiedono di non essere lasciati soli dalle parrocchie e dai loro pastori…
R. – Assolutamente! La Chiesa non può lasciare solo il genitore: questo appartiene alla sua missione. Si affianca alla famiglia, ai genitori, non si sostituisce; si affianca con tutto il suo patrimonio di sapienza umana e cristiana, di operatori, di dedizione, che sono le nostre parrocchie, le associazioni e i movimenti.