di Gino Ragazzina
CAP V e CAP VI
1. Favori divini
Nel vocabolario religioso islamico il nome baraka indica un “favore speciale” che Dio, con assoluta libertà, concede ad alcuni dei suoi fedeli.
Ora, il numero dei favori speciali che Iddio riservò a Maria è certamente straordinario. E ciò perché Maria si colloca nel progetto di Dio di farla madre di un Profeta il quale a sua volta riceverà dall’Onnipotente favori speciali. Infatti, come dice l’angelo dell’annunciazione, Gesù «Sarà illustre in questo mondo e nell’altro, sarà uno degli Intimi di Dio» e avrà il dono di operare prodigi (karàmat) «Parlerà agli uomini dalla culla e da uomo maturo» (3,45), guarirà il cieco dalla nascita e il lebbroso, risusciterà i morti (cf. 3,49).
I favori concessi da Dio a Maria sono inizialmente tutti impliciti nella “buona accoglienza” (3, 37) che Egli fa all’offerta della moglie di ‘Imràn del frutto del proprio seno. E sono tanti. Preserva Maria dagli attacchi di Satana il Lapidato, la fa crescere “come pianta fiorente”, la fornisce di cibo prelibato nel suo ritiro nella cella del Tempio, la provvede d’ogni bene “senza far conti”.
Fra tutti i favori divini il meno appariscente e tuttavia il più eccezionale è la preservazione dal tocco di Satana. I dottori musulmani infatti concordano nel dire che tale baraka fu riservata soltanto a due esseri umani, a Maria e al suo figlio Gesù. Bukhàri (98) tramanda il seguente detto (hàdif) del Profeta: «Nessun discendente di Adamo nasce senza che Satana lo tocchi, sì che il primo grido che l’uomo emette (dopo la nascita) è un grido provocato dal tocco di Satana. Salvi Maria e suo figlio, che fanno eccezione a questa regola» (99). L’eccezione è assoluta; tanto che Maometto tra i preservati non comprende se stesso.
Altri favori concessi da Dio a Maria sono l’elezione e la purezza. Il Corano infatti proclama: «Ricorda quando gli Angeli dissero: “O Maria, Iddio ti ha eletta e purificata: ti ha eletta sulle donne dell’universo intero. O Maria, prega umilmente il tuo Signore e prosternati e inchinati fra coloro che s’inchinano» (3,42-43).
Non sappiamo in quale momento della vita di Maria si collochi questo angelico messaggio. Esso, comunque, precede l’Annunciazione che nella stessa sura, viene ricordata due versetti dopo. E ci dice che speciali doni fatti da Dio a Maria sono l’elezione e la purezza; doni ai quali, per ulteriore favore di Dio, Maria risponderà con umiltà e devozione
La purezza di Maria, dichiarata dal Corano, richiede qualche delucidazione, perché il lettore cristiano facilmente può immaginare che si tratti di una purezza di natura spirituale, ad un’immacolatezza interiore, consistente nella libertà originaria, totale e perenne dal peccato. E, in verità, avendo Maria in comune con suo figlio il privilegio d’essere stata preservata dal tocco di Satana, nulla vieta di pensare che lei e suo figlio non abbiano mai peccato. Ma questa è una problematica che non ha mai interessato il pensiero musulmano (100).
Come allora vanno intese le parole degli angeli: «O Maria, Iddio ti ha purificata»? Vanno intese, tenendo presente il concetto islamico di purezza, che, lo diciamo subito, implica una purezza semplicemente “rituale” e, come tale, nulla ha a che vedere con l’assenza di peccato. Partendo dal concetto che ciascun musulmano è perennemente alla presenza di Dio, la legge islamica prescrive che egli abbia cura di essere sempre decente e pulito. Secondo la legge islamica la purezza si perde col contatto con cose e persone impure o anche soltanto con il soddisfacimento di bisogni fisiologici. La si riacquista con abluzioni di acqua o, nel deserto, di sabbia.
Quando dunque proclama che Maria è stata resa pura da Dio, il Corano è le mille miglia lontano dal dire che ella è l’Immacolata. Cosa che, con incredibile ingenuità, è stata sostenuta da qualche autore cristiano. In ottica islamica Maria non può essere l’Immacolata, per il semplice fatto che, come abbiamo visto, il Corano ignora il concetto di peccato originale.
Quando dunque il Corano parla di purezza di Maria, vuole dire che per favore specialissimo di Dio non vi fu mai cosa, azione o persona che potesse renderla indegna di stare alla Sua presenza. Questo privilegio fu concesso soltanto a Maria e suo figlio: a lei, resa perennemente pura, viene dato «un bambino puro» (19, 19).
L’invito all’umiltà viene dagli angeli a Maria subito dopo la rivelazione che ella è stata eletta da Dio al di sopra di tutte le donne. Secondo il Corano, l’elezione di Dio non deve essere motivo di orgoglio; anzi nel vero musulmano la consapevolezza dell’elezione genera devota umiltà, giacché, come è stato dettato al Profeta, «II più onorato di voi è per Dio il più devoto di voi» (49,13). L’umiltà si esprime in modo eccellente nella devozione, secondo il detto angelico: «O Maria, prega umilmente il tuo Signore, e prosternati e inchinati fra coloro che s’inchinano» (3, 43).
Il prosternarsi a Dio fino a toccare con la fronte il suolo è segno distintivo del musulmano. Per definizione egli è colui che si prosterna». È così che il muslim manifesta e testimonia il suo islàm, ovvero la sua remissione totale a Dio. Ciò vale innanzi tutto per Maria, eletta da Dio a madre di Gesù.
2. La eletta sopra tutte le donne
Nel Corano il fondamentale primo attributo di Maria è la sua speciale elezione: «O Maria, Iddio ti ha eletta e purificata: ti ha eletta sulle donne dell’universo intero» (3,42). Essendo fatta fra tutte le donne dell’universo, l’elezione di Maria è unica. È un’elezione – così spiegano gli angeli – motivata dalla volontà di Dio di dare a Maria un figlio, che sarà uno dei più prossimi a Lui (101): «O Maria. Iddio ti da la lieta novella di un Verbo da Lui. Il suo nome sarà Gesù figlio di Maria. Sarà illustre in questo mondo e nell’altro, e sarà uno degli Approssimati».
Qui Ali Merad giustamente sottolinea che l’eccellenza della madre è strettamente connessa con l’eccellenza del figlio, al quale viene dato l’appellativo misterioso di Verbo (Kalimd) e la dignità altissima di “intimo” di Dio (102).
Avendola eletta a madre di “un figlio puro”, Iddio ha purificato Maria, poiché solo da una madre pura può nascere un figlio puro. Quella di Maria è una maternità singolarissima, che il voto della moglie di ‘Imràn («La metto, con la sua discendenza, sotto la tua protezione») e la gelosia di Dio sottraggono ad ogni contatto d’uomo. In Maria le leggi della natura vengono piegate alla volontà del Creatore: «Come potrò avere un bambino, quando nessun uomo mi ha toccata?» domanda Maria. E, quando le vien detto che è decreto dell’Onnipotente, ella si rimette e si prosterna.
Tirmidhì commenta: «Ella si sottomise al decreto del suo Signore. Meritò, per questo, gli elogi del Signore dell’universo, il quale di lei disse: «Ella credette nelle parole del suo Signore» (103). Come non avvertire in queste parole dell’autore musulmano un’eco, almeno formale, dell’elogio di Elisabetta: «Beata colei che ha creduto»? (Le 1,45). E ancora Tirmidhi sottolinea: «Credere nella Parola è la più eminente delle virtù» (104).
Secondo i dottori del kalàm, la fede (ìmàri) e la sottomissione fiduciosa a Dio (islàm) rampollano soprattutto dall’umiltà (dhill). E, nella prospettiva della sapienza di Dio, l’umiltà del servo si converte in vicinanza a Lui, e crea così una gerarchia dei credenti (105). Sì che la più umile delle serve di Dio diventa la più eccelsa delle creature.
A questo punto i dottori musulmani si sono domandati quali sono le donne più eccelse e più vicine a Dio. E Tha’labì sentenzia: «Di tutte le donne dell’universo, quattro sono le preminenti: Maria, figlia di ‘Imràn, Asiya moglie di Faraone (106), Khadija figlia di Khuwaylid e prima moglie di Maometto, e Fàtima (107) figlia del Profeta» (108), Invece Ibn Hazm ritiene, che le donne eminenti siano soltanto due: «Molti uomini — egli scrive – hanno raggiunto la perfezione. Tra le donne, soltanto Maria e Asìya moglie di Faraone hanno raggiunto una perfezione senza pari: esse hanno beneficiato del privilegio riservato agli uomini, che è la profezia» (109).
Infine Damln, tagliando corto, afferma che Maria è la donna e-minente in assoluto: «La più onorevole creatura presso Dio è Adamo, che Dio Creò con le proprie mani e al quale Egli insegnò tutti i nomi (110); e la più onorevole delle serve presso di Lui è Maria, che ha conservato la sua verginità e in cui Egli soffiò del proprio Spirito» (111). E con Damiri concorda Tabarì, che esalta Maria, sentenziando: «Dio l’ha proclamata Signora su tutte le sue serve» (112).
Sono appunto le opinioni di Damirì e di Tabarì quelle che trovano maggiore risonanza con l’atteggiamento popolare musulmano nei riguardi di Maria madre di Gesù. Atteggiamento che spesso travalica liberamente le sottigliezze e le riserve dottrinali dei cultori del kalàm.
VI – IL MUSULMANO E MARIA
1. Sittinà Maryam
Generalmente il musulmano comune, pur conoscendo Maria madre di Gesù, di lei sa ben poco. Non potrebbe non conoscerla, perché il Corano ne parla, ed egli la sente nominare spesso nelle citazioni e recitazioni del Corano che per mille vie gli arrivano quotidianamente nel corso della giornata. Ma non ha alcun interesse ad informarsi di lei e ancor meno ad erudirsi sulla problematica religiosa che la sua persona suscita.
Il musulmano comune vede Maria come persona amabile, venerabile, giusta (siddìqah); sa che è una “eletta da Dio” (mukhtàrah min Aliali), ma si guarda bene dall’attribuirle il nome di “santa” (qiddìs), usato dai cristiani di lingua araba (113)
Quando parlano di lei, i musulmani la chiamano “la Signora Vergine” (as-Sitt al- ‘Adrd) oppure “la Madre del Salvatore” (Umm al-Mukhallis), soprattutto quando fanno giuramento rivolgendosi a un cristiano. Ma il nome più ricorrente è quello di “Nostra Signora Maria” (Sittinà Maryam).
Com’è facile notare, si tratta di nomi e titoli che scavalcano senza troppi scrupoli gli insegnamenti del kalàm. Più prudenti sono la radio e la televisione, che generalmente si attengono all’appellativo coranico “Maria l’Eletta” (Maryam al-Mustafàt o Maryam al-Mukhtdrah).
Nel mondo musulmano v’è grande rispetto per Maria. Mai nessuno si sognerebbe di scherzare sulla sua persona e sul suo nome. Il rispetto si manifesta in diversi modi. Innanzi tutto, quando parlano di lei, fanno attenzione alla correttezza e all’onestà del linguaggio. Danno poi volentieri il nome di Maryam alle loro figlie, rispettano le sue immagini e non di rado le accettano come portatrici di benedizione. Nei loro scritti e nelle trasmissioni radio-televisive, se si pongono in polemica con i cristiani, evitano di chiamarla in causa.
E non di rado la invocano, specie le donne. Esse le chiedono favori e grazie, dicendo: «Per amore di Dio, o Vergine! (Shellàhyà ‘Adrd)». Qualcuna va in una chiesa dedicata alla Vergine e strofina il fazzoletto sulla balaustra, per chiedere la grazia d’un figlio maschio, oppure per non essere ripudiata dal marito. E, ottenuta la grazia invocata, ritorna nella stessa chiesa a ringraziare, lasciando in dono il fazzoletto o altra offerta.
Le donne musulmane credono fermamente che Maria possa fare miracoli. E se ne ricordano in tutti i momenti difficili della vita: l’andata in guerra d’un figlio, un’operazione chirurgica, un esame scolastico da superare… Benché i musulmani non indossino immagini sacre, facendo qualche eccezione solo per raffigurazioni della Ka’bah (114), le donne, in ringraziamento d’una guarigione chiesta e ottenuta, non disdegnano l’immagine della Vergine. Caso mai, la chiudono nel fazzoletto che portano in seno con il denaro. Generalmente l’immagine raffigura soltanto Maria e non anche Gesù. E, siccome i cristiani dell’Oriente non amano questa raffigurazione, preferendo quella della Madre col Figlio, vi sono tipografìe che ne stampano appositamente per le musulmane.
La corona mariana del rosario (sibhah) è gradita, forse anche perché in qualche modo ricorda la corona musulmana (tasbih) (115); ma non viene usata per pregare. Invece le statue della Vergine, usate solo dai cattolici, non vengono richieste mai.
2. Maria, modello di vita?
La Madre di Gesù è, dunque, oggetto di grande rispetto e devozione da parte dei musulmani. Ma Ella rappresenta specie per le donne, anche un modello da imitare?
Generalmente per i musulmani Maria è una donna perfetta, che ha compiuto la missione che Iddio le aveva affidata. E tuttavia, per essi, Maria non è modello di vita.
Del resto, essi la conoscono poco. Sanno troppo poco della vita e delle virtù che il Corano le riconosce. Perciò, concettualmente, la mettono sullo stesso livello di Khadija, la prima moglie di Maometto, e di Fàtima, sua figlia. Senza tener conto che di queste due donne il Corano non parla affatto. E tuttavia, in caso di bisogno, preferiscono invocare Maria.
Della scelta dello stato verginale da parte di Maria s’interessano poco o nulla. Quella scelta non entra nell’orizzonte della loro visione esistenziale. Ai loro occhi, di maschi e di femmine, è importante solo il matrimonio.
Che Maria sia diventata madre restando vergine, è un fatto che testimonia e proclama l’onnipotenza di Dio. Punto e basta. I musulmani non ne fanno oggetto di studio e di questioni.
3. Maria nella vita sociale del musulmano
Di tutto il Corano, forse la sùra intitolata “Maria” è la più conosciuta. La si recita infatti durante i funerali musulmani al momento delle condoglianze (ta’àzì), specialmente se tra i partecipanti vi sono dei cristiani, come gesto di riconoscente amicizia. Anche i ragazzi la conoscono, giacché essa spesso viene letta alla televisione. Nel 1985 in Irak la televisione trasmise una serie di trenta episodi in gran parte su Gesù e Maria. Le due figure erano perfettamente islamizzate, ma del tutto prive di spunti polemici.
In Egitto alcuni musulmani, specialmente donne anziane, usano associarsi al digiuno copto della Vigilia della dormitio Virginia, la festa del Transito di Maria Vergine. E lo praticano alla maniera copta, astenendosi dalla carne e dai latticini o anche secondo le severe regole del loro ramadàn (116). Nella stessa ricorrenza, in Irak non poche donne si recano in chiesa, prima dell’ufficio, quando non vi sono ancora molti cristiani, e pregano Nostra Signora Maria (Sittinà Maryanì).
Nel mondo musulmano capita abbastanza spesso che specialmente le donne facciano voti alla Vergine (al-‘Adrd). I voti sono di due specie: offerta (nadr) di una cosa e sacrifìcio (dabìhah) di un animale. Le cose offerte sono per lo più incenso, candele, denaro; ma anche drappi di raso col proprio nome ricamato sopra e tappeti e monili d’oro.
Il dabìhah consiste invece nella offerta di un montone o di una capra o di una pecora, d’un tacchino, d’un pollo, e simili. In tal caso gli animali non sono comprati al mercato. Vengono allevati appositamente in casa e portati alla chiesa nella data stabilita. L’animale viene poi ucciso e diviso così: un quarto va alla chiesa, il resto viene distribuito ai familiari e ai parenti come una benedizione.
In Egitto numerosi musulmani si aggregano ai pellegrinaggi diretti ai santuari mariani. Siccome durante questi pellegrinaggi i cristiani, specie i copti, celebrano battesimi, capita che qualche pellegrino musulmano chieda che venga battezzato anche un suo bambino. Per soddisfare tali richieste, i preti copti si servono di speciali fonti battesimali riservate ai musulmani. Ciò accade in parecchi luoghi: ad Abwàn, a Mansafis, a Dayr Balayrah, a Dayr Dronkah, ecc.
In, tutto il Magreb il termine berbero lolla indica una donna vicina ad Allàh, accetta ad Allàh, piena della sua benedizione. E la latta per eccellenza è Maria madre di Gesù. Di fatto Latta Maryam (in dialetto Letta Meriem) è molto popolare in Algeria (117). Numerosi sono i musulmani che vanno a pregarla nella Chiesa di Notre-Dame d’Afrique in Algeri. Nella preesistente moschea di Ketchaoua il versetto coranico dell’Annunciazione (19, 17): «Io sono soltanto l’inviato del tuo Signore, per darti un bambino puro» adornava il Mihrab, la nicchia che indica la direzione della Mecca e dunque della preghiera. Fino al 1833 ad Algeri v’era perfino una moschea dedicata a Maria, la Masjid sayydat-ne Meriem.
A Gerusalemme alla Tomba di Maria nella chiesa dell’Assunzione, accanto agli altari dei Siriani e degli Armeni, si può vedere nell’angolo di Sud-Est una nicchia di fronte alla quale i musulmani si fermano a pregare.
Questa rassegna delle presenze mariane nella vita sociale del musulmano potrebbe continuare. Ma ci fermiamo, ritenendo che quelle segnalate possano bastare a dare un’idea della diffusione del fenomeno.
4. L’Islàm e Maria
II cristiano non può non rimanere impressionato e anche un po’ commosso dalle manifestazioni di devozione mariana nel mondo musulmano e particolar-mente dai titoli che la pietà popolare attribuisce a Maria. Appellativi come as-Sitt al- ‘Adra, “la Signora Vergine”, Umm al-Mukhallis, “Madre del Salvatore”, al-Sitt Umm al-Nùr, “la Signora Madre della Luce”, Sittinà Maryam, “Nostra Signora Maria”, possono far pensare che la pietà popolare islamica nutra una mariologia, se non identica, per lo meno assai simile a quella cristiana. Purtroppo non è così.
Perché ci si possa rendere conto realisticamente della situazione, ricordiamo un episodio testimoniato da Samir Khalil del Pontificio Istituto Orientale di Roma (118). Nel 1984 al Cairo corse voce che la Vergine Maria apparisse nella chiesa di Sitt Dimayànah. Vi fu un grande accorrere di cristiani e di musulmani. All’uscita dalla chiesa si udì più di un musulmano gridare: «Ya ‘Adra, unsuri, unsuri dì ai-Islàm», cioè “O Vergine, dona, dona vittoria all’Islàm»; o anche: «Allàhu akbar (119), «ya Adra!», “O Vergine, Iddio è grande!”. Ciò dimostrava che la Vergine invocata dai visitatori musulmani a gloria ed esaltazione dell’Islàm aveva ben poco a che vedere con la Maria Santissima che i fedeli cristiani erano corsi a venerare.
Non solo in quella occasione, ma sempre la Vergine Maria invocata dal musulmano è musulmana, e dunque fa trionfare l’Islàm.
In sintesi, l’atteggiamento islamico nei riguardi di Maria madre di Gesù si può enunciare così: sul piano della dottrina, della quale sono depositari e custodi i cultori del kalàm, v’è una rigidità di posizioni che sottolinea e difende le differenze dal Cristianesimo; nella religiosità musulmana, specie quella del popolo e delle donne, si manifestano idee e sentimenti che, senza mettere in discussione i princìpi dottrinali, sono certamente assai flessibili.
Per il musulmano comune, Maria è persona assai vicina a Dio, è Latta, come dicono i magrebini, e come tale può essere devotamente condivisa con i cristiani. E ciò si addice all’ortodossia islamica, giacché, secondo il dettato coranico, l’Islàm è la religione eterna, che ingloba in sé, superandolo, anche il Cristianesimo.