2) La Sura contiene una breve preghiera di lode e d’invocazione a Dio Clemente e Misericordioso.
3) È una brevissima formula di rifugio in Dio contro le insidie di Satana.
4) II criterio era adottato dai filologi iracheni nelle loro raccolte di antica poesia araba.
5) Le Sure si iniziano costantemente “Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso”.
6) Notiamo di sfuggita che tra i coranici nomi di Dio non v’è quello di Padre.
7) Cf. L. GARDET, Dieu et la destinée de l’homme, Paris 1967, p. 153. L’impenetrabilità assoluta di Dio spiega l’assenza di una teologia nel pensiero religioso islamico.
8) L’imam non è sacerdote, è semplicemente una “guida”.
9) L’antico sacrificio espiatorio pre-islamico sopravvive in qualche modo nel pellegrinaggio a La Mecca. In questa occasione il musulmano uccide un capro o altro animale. Ma il sacrificio non ha carattere obbligatorio per i pellegrini. Ciascuno dovrebbe eseguire l’operazione da se stesso, ma per motivi pratici ordinariamente si ricorre ad un professionista. Anche in questa occasione il musulmano è solo, senza mediatori, di fronte alla maestà di Dio.
10) Genii o folletti, i ginn sono esseri intermedi tra gli uomini e gli angeli. Ve ne sono di buoni e di cattivi.
11) Cf. Corano 3,191-192; G. RAGOZZINO, Il giudizio dei morti. Dai papiri egizi al Corano, ed oltre, Napoli 2003.
12) Cf. A. TH. KROURY (a cura di), Dizionario delle religioni monoteistiche, Casale Monferrato 1991, s.v. Dio, p. 151.
13) Come nella Bibbia così anche nel Corano la creazione degli angeli è sottintesa. Il Libro non la descrive, né specifica in quale fase essa s’inserisca.
14) II Corano (38,27; 44,38-39) proclama che Dio creò il mondo per un motivo “serio”; ma qual sia questo motivo è un mistero che resterà chiuso in eterno alle creature.
15) L’espressione è di AL-GHÀZALÌ.
16) Se il monoteismo non fosse mai nato, il pensiero umano non sarebbe mai arrivato al concetto di persona umana e della dignità che a questa compete, nella sua interezza di anima e corpo. Cf. G. RAGOZZINO, Apologia del monoteismo, in Asprenas, 43 (1998), 391-398.
17) Cf. AL-GHAZALI, Le perle del Corano, introduzione, traduzione e note di M. Capanini, Milano 2000, p. 129
18) Secondo i dottori del kalàm, anche questa verità, come tante altre, è destinata a restare senza spiegazione (bila kayf).
19) Nella simbologia religiosa dell’Oriente antico la nudità è segno precipuo di miseria inerme. Cf. Discesa di Ishtar nel mondo infero, in G. RINALDI, Le letterature antiche del Vicino Oriente, Firenze 1968, p. 57.
20) In una sorta di seconda creazione, Iddio trarrà dalla terra gli uomini il Giorno del giudizio universale.
21) Cf. A. TH. KHOURY, Dizionario comparato delle religioni monoteistiche, o.e., voce Peccato originale, pp. 420-421.
22) Parole di preghiera? I comandamenti? Non si sa.
23) Recitando la Sùra I, la “Aprente il Libro”, più volte al giorno il musulmano invoca la grazia d’essere guidato “al retto sentiero”, al sentiero di coloro che “non sono fuorviati”. Nel deserto la guida al retto sentiero è indispensabile alla salvezza personale.
24) Cf. Corano 51,56: «Non ho creato gli uomini […] se non perché mi adorino».
25) L’apostolo (rasùl) è incaricato specificamente o preminentemente d’una missione; il profeta (nabì) è trasmettitore d’una rivelazione. L’uno e l’altro non attingono direttamente da Dio, ma soltanto da un angelo, che funge da intermediario.
26) Cf. Corano 3,19 «La religione presso Dio è l’Islàm».
27) Cf. L. GARDET, Dieu et la destinée de l’homme, o.e., p. 148.
28) Cf. J. QUEMENEUR – G. LETELLIER, Initiation a la pensée religieuse musulmane, Cours d’Islamologie de l’IBLA, 2 vol., La Manouba 1963, II, p. 31.
29) Cf. Corano 4,34: «Gli uomini hanno autorità sulle donne per la superiorità che Dio ha concesso agli uni sulle altre».
30) Cf. L. GARDET, Dieu et la destinée de l’homme, o.c., pp. 149, 167.
31) Eppure Al-Ghazali la comprende nel numero «dei profeti e dei santi». AL-GHAZALl, Le perle del Corano, o.e., p. 95.
32) Il Corano, a cura di M. M. Morene, Torino 1967
33) Nome attribuito dal Corano al padre di Maria.
34) La madre di Maria, Anna, secondo la tradizione cristiana
35) Satana, è chiamato così perché fu cacciato a colpi di pietre dal cielo mentre spiava i colloqui di Dio con gli Angeli; secondo altri, fu preso a pietrate da Abramo, perché aveva cercato di dissuaderlo dal sacrificio di Ismaele (sostituito ad Isacco dalla tradizione musulmana). La “lapidazione del diavolo” fa parte oggi dei riti che i pellegrini compiono a La Mecca.
36) Coloro che s’inchinano sono, per definizione, i musulmani.
37) II mondo che verrà dopo la risurrezione dei morti e il giudizio universale
38) Cioè gli Esseri che Iddio si tiene più vicini.
39) Questa ed altre sùre s’iniziano con lettere di cui né musulmani né orientalisti sono finora riusciti a spiegare con sicurezza il significato.
40) L’arcangelo Gabriele.
41) Precedentemente, dal versetto 74 al versetto 88, la sùra ha “ricordato” i profeti Lot, Noè, Davide, Salomone, Giobbe, Ismaele, Idris, Dhù I-Kifl e Giona, concludendo: «Così Noi salviamo i credenti».
42) La già citata eccezione di Al-Ghazàli (vedi sopra, p. 232 nota 31) non fa testo nel mondo islamico.
43) Qui e in seguito ci riportiamo ai Vangeli canonici, escludendo di proposito i Vangeli apocrifi.
44) L’udire di Dio nel Corano s’identifica con l’esaudire. Cf. G. CELENTANO, L’idea di Dio nel Corano, Pontificia Facultas Theologica S. Aloisii, Napoli 1967, p. 46.
45) Cf. M. HAYEK, Le Christ de l’Islàm, Paris 1959, pp. 67-68.
46) Per l’appellativo “il Lapidato” (vedi sopra p. 233 n. 35). Bisogna aggiungere che, secondo la tradizione musulmana, tutti gli uomini sono soggetti agli attacchi di Satana. E appunto al suo tocco che i neonati emettono il primo vagito. Solo Maria e il suo figlio Gesù furono, per grazia speciale di Dio, preservati dal tocco e dalle insidie del Maligno.
47) Cf. Ibn Athìr, Kàmil 1,212, in M. hayek, o.c., p. 68.
48) Più efficacemente L. BONELLI (Il Corano, Milano 1960) traduce: «senza alcuna misura».
49) Shu’ayb è il profeta mandato ai nomadi arabi della regione di Madyan con la missione, comune a tutti i profeti, di richiamarli all’adorazione dell’unico Dio. Cf. Corano 7,84-92; 11,83.
50) II Tempio di Gerusalemme viene equiparato alla Ka’ba, in quanto santuario dell’unico Dio.
51) Cosi l’Autore qualifica ‘Imràn, del quale il Corano dice soltanto il nome.
52) Dunque, la moglie di ‘Imràn, madre di Maria, e la moglie di Zaccaria sono sorelle.
53) IBN ATHÌR, Kdmil 212, in M. HAYEK, o.c., pp. 68-69.
54) IBN ATHÌR, KÀMIL 212, in M. IBN ATHIR, o.c., p. 69.
55) Anche questa preferenza di Dio resta insondabile.
56) Altrove il Corano specifica che Giovanni è «nome che non abbiamo mai fatto portare ad alcun altro» (19,7).
57) La storia coranica e la storia evangelica (Le 1,5-22) di Zaccaria. hanno in comune numerosi elementi formali; ma un confronto analitico dei due testi rileva agevolmente che lo spirito che anima i due racconti è assai diverso. È da notarsi poi che in Luca (1,59-79) il racconto ha un seguito che culmina nel sublime canto di lode al “Signore Dio d’Israele”.
58) Invece in Luca (1,20-22,63) il mutismo di Zaccaria dura a lungo, fino alla nascita di Giovanni.
59) «Iddio fa ciò che vuole» (3,40).
60) «Racconto della misericordia usata dal tuo Signore a Zaccaria» (19,2).
61) Il Corano. Nuova versione letterale italiana, di L. BONELLl, Milano 1929; 2 ed. 1937; varie ristampe successive. Nel versetto citato, con la traduzione del Bonelli concorda quella di Federico Peirone (Il Corano. Introduzione, traduzione e commento, 2 voli., Milano 1979) ma non quella di M. M. Moreno, che invece di “lembo del mantello” parla genericamente di “cortina”. L’uso di coprirsi il capo vale da epoca immemorabile per la donna d’una vasta area geografica che va dall’India al Mediterraneo. Nell’Odissea la stessa Penelope scende nel mègaron, occupato dai Proci, “chiusa nel morbido velo le gote” (XVIII, 208).
63) L’impurità della donna in mestruazione è largamente e lungamente documentata dalla storia delle religioni.
64) II Corano non fa cenno di Giuseppe. Tuttavia i commentatori musulmani spiegano che Giuseppe era cugino di Maria, e si prese cura di fornirla di cibo e di acqua durante il suo ritiro nella “località orientale”.
65) I filologi attribuiscono la Sùra III all’anno 6 dell’Egira e dunque al 628 dell’era cristiana, mentre fanno risalire la Sùra XIX al II periodo meccano (615-619 dell’era cristiana). Dunque la Sùra XIX sarebbe anteriore alla III di circa un decennio.
66) I dottori musulmani spiegano che le due espressioni, “Angeli” e “Spirito”, non discordano, anzi ribadiscono la natura angelica del messaggio.
67) Vedi sopra, p. 242 n. 64.
68) Cf. M. DUBOIS, Le regard d’un Chrétien qui vit en Israel sur la Mère de Jésus, in E. PERETTO (a cura di), Maria nell’Ebraismo e nell’Islàm oggi, Roma-Bologna 1987, pp. 52-54.
69) Cf. S. BALIO, voce Grazia, in A. th. KHOURY (a cura di), Dizionario delle religioni monoteistiche, o.e., pp. 268-269.
70) I mistici anacoreti musulmani. Cf. G. C. ANAWATI – L. GARDET, Mistica islamica, Torino 1960.
71) Sommissione che invece manca a Zaccaria, il quale ardisce chiedere un “segno” della veridicità dell’annunzio portato dall’angelo di Dio.
72) Cf. L. GARDET, Dieu et la destinée de l’homme, o.c., pp. 354-356.
73) Secondo la dottrina islamica, gli angeli sono fatti di luce. Perciò, se Gabriele si fosse presentato a Maria con il suo aspetto naturale, la Vergine ne sarebbe stata abbagliata. THA’LABÌ, Qisas, 381, in M. Hayek, o.c., pp. 72-73.
75) Si noti quanto ingannevole possa essere la lettura di testi isolati dal loro contesto religioso. Qui la mente ci potrebbe riportare a Rm 5,12 e a 1 Cor 15,22. Ma il “nuovo Adamo” dell’apostolo Paolo è tutt’altra cosa.
76) Cf. M.HAYEK, o.c., p. 78.
77) La notizia che, quando Maria partorì Gesù, v’erano pastori che “vegliavano e facevano di notte la guardia attorno al gregge” (Le 2,8) non aiuta in questo senso, se pensiamo alla Palestina di duemila anni fa
78) Cf. A. ROSMINI-SERBATI, Sul parto gaudioso di Maria Santissima (1844), in Alcuni Scritti sopra Maria Santissima, o.c., pp. 99-108; G. RAGOZZINO, Lettera di A. Rosmini sul parto gaudioso di Maria Santissima, in ARCHIDIOCESI DI CAPUA, Atti del XVI Centenario del Concilio di Capua: 392-1992, pp. 447-458.
79) È doveroso ricordare che però autori musulmani della corrente mistica e pertanto non riconosciuti dall’ortodossia, quali Ibn Atta, Kharraz, Ib Tahir, attribuiscono il lamento di Maria non ai dolori del parto ma a sofferenze interiori.
80) Tabari commenta: «Quando Maria partorì il figlio, gli idoli, che venivano adorati su tutta la terra al di fuori di Dio, furono rovesciati, a testa in giù. I demoni ebbero paura e furono presi dal terrore, senza saperne la ragione», TABARÌ, Annales I/II, 727, in M. Hayek, o.c.,pp. 81-82.
81) F. PEIRONE segnala che fino a non molti anni fa le donne musulmane dell’Atlante marocchino, subito dopo il parto del primogenito, ricevevano in dono una ciotola d’acqua fresca e due datteri; in Il Corano, o.c., p. 438.
82) L’appellativo “sorella di Aronne” ha indotto studiosi non musulmani a sostenere che qui il Corano farebbe confusione tra Maria, la madre di Gesù, e Maria sorella di Mosè e di Aronne; IBN ATHlR invece spiega: «In effetti, ella (i.e. la madre di Gesù) era dei figli di Aronne, fratello di Mosè. Ciò significa che ella era solamente sua parente, come quando si dice a qualcuno: “O fratello del tale!”, per dire “suo parente”», Kàmil 1,220-22, in M. HAYEK, o.c., p. 83.
83) Cf. M. HAYEK, o.c., pp. 83-84.
84) F. PEIRONE nota: «Fin da questo momento, in linea con la sua antropologia, il Corano si mette in posizione di contrasto sulla divinità del Messia», o.c., p. 439.
85) THIRMIDHÌ, Nawàdir, 357, in M. HAYEK, o.c., p. 74.
86) La datazione è di LUIGI BONELLI, o.c., p. 68, n. 2.
87) Queste puntualizzazioni vogliono essere una risposta ad Avital Wohlmann, il quale sostiene: «Faut-il comprendre la legende infamante sur la mère de Jesus comme un des critères de l’attitude generale et de l’esprit de la communauté juive envers le christianisme, qui la persécutait», A. WOHLMANN, Pourquoi le silence de l’hebraisme, in E. PERETTO (a cura di), Maria nell’Ebraismo e nell’Islàm oggi, o.c., p. 13.
88) ORIGENE, Contro Celso, I, 32.
89) Cf. R. DI SEGNI, Il Vangelo del Ghetto, Roma 1985, passim.
90) Cf. M. M. MORENO, o.c., p. 31, n.26
91) Per l’assoluta novità dei titoli mariani, cf. G. RAGOZZINO, Titoli mariani suggeriti da culti pre-cristiani?, in Asprenas, XXVI, 3 (settembre 1979), pp. 275-295.
92) Cf. A. WOHLMAN, o.c., pp. 18-22.
93) II diritto canonico musulmano.
94) L’effettiva crocifissione di Gesù viene negata e respinta dal Corano in un passo di difficile lettura, che dice: «(I Giudei) pretendono di aver ucciso il Messia, Gesù figlio di Maria, mentre non l’hanno ucciso né crocifisso, ma ne hanno avuto soltanto l’illusione, e coloro che disputano intorno a lui dubitano in proposito, senza alcuna certezza e, solo andando dietro alle congetture, e la verità è che non fu ucciso, ma Iddio, potente e sapiente lo elevò a sé» (4,157-158). È possibile che, come è stato ipotizzato da filologi occidentali, qui vi sia una influenza docetista, avvertibile specialmente nella proposizione: «ne hanno avuto soltanto l’illusione»; ma nel suo complesso il rifiuto coranico della effettiva crocifissione di Gesù si colloca nel rifiuto millenario della croce, “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (I Cor 1,23).
95) Secondo l’esegesi musulmana, l’appellativo Messia, attribuito dal Corano a Gesù, è titolo puramente onorifico.
96) Cf. M. M. MORENO, o.c.,p. 312, n. 9.
97) Fra tutti, emerge per autorevolezza il Rosmini, il quale argomenta: «Ora che è questo luogo, dove Gesù e Maria furono assunti? I commentatori musulmani dicono essere Gerusalemme, o il Tempio di questa città, o Damasco o la Palestina; e a qualche commentatore cristiano pare volersi alludere al paradiso terrestre. Ma più assai verosimile egli è che s’alluda qui all’assunzione di Maria Vergine al ciclo, quando si considera che l’autore del Corano descrive sempre il paradiso in forma di giardino ameno con acqua corrente», A. ROSMINI-SERBATI, Alcuni scritti sopra Maria Santissima, o.c., pp. 51-52. Al dotto roveretano sfuggiva però che, secondo la dottrina islamica, il paradiso esiste fin d’ora così come fin d’ora esiste l’inferno, ma l’uno e l’altro saranno aperti all’uomo solo dopo la risurrezione dei morti e il giudizio universale. Cf. G. RAGOZZINO, II giudizio dei morti. Dai papiri egizi al Corano ed oltre, Napoli 2003, passim.
98) Nato a Bukhàra (donde il nome) in Transilvania e morto nell’870 (256 dell’Egira), Bukhàri è il più famoso e venerato compilatore di tradizioni islamiche.
99) BUKHÀRÌ, Il libro dei profeti, in J. JOMIER, Bible et Coran, Paris 1959, pp. 105-106.
100) II concetto islamico d’impeccabilità non ha nulla a che vedere con quello cristiano di santità. Cf. L. GARDET, Dieu et la destinéede l’homme, o.c., p. 191.
101) II titolo di “Madre di Dio”, riconosciuto dalla Chiesa a Maria, è percepito dai musulmani come una bestemmia (kufr).
102) Cf. A. MERAD, Le Christ selon le Coran, in Revue de l’Occident Musulman et de la Mediterranee, Université d’Aix-en-Provence, 1969.
103) TIRMIDHÌ, Nawàdir 95, in M. HAYEK, o.c., p. 75.
104) Nawàdir-357, in M. HAYEK, o.c., p. 73.
105) Cf. L. GARDET, Dieu et la destinée de l’homme, o.c., p. 378.
106) II nome, che non compare nel Corano, le è attribuito dai commentatori. La moglie di Faraone eccelle per il merito d’essersi presa cura di Mosè, esposto bambino sulle acque del Nilo.
107) Di Khadija e di Fàtima non si fa cenno nel Corano.
108) THA’LABÌ, Qisas 372, in M. HAYEK, o.c., p. 77.
109) IBN HAZM, al Fasi-fi al Milal IV, 132, in M. HAYEK, o.c, p. 77. Effettivamente la moglie di Faraone e Maria si trovano affiancate in Corano 66,11-12. In che modo queste due donne, secondo Ibn Hazm, “hanno beneficiato del privilegio della profezia”? Forse perché l’una fu madre adottiva di Mosè e l’altra fu madre-vergine del Verbo insufflato in lei dall’angelo? Non sappiamo.
110) Cf. Corano 2,31-32: «Egli (i.e. Dio) insegnò ad Adamo i nomi di tutti gli esseri; poi li fece sfilare davanti agli Angeli, dicendo: “Ditemi i loro nomi, se sapete dir la verità”. Dissero: “Lode a Te. Noi non sappiamo altro che quello che ci hai insegnato tu, che sei l’Onnisciente e il Sapiente”». Sul rapporto religioso tra nome ed essenza delle cose, cf. G. VAN DER LEEUW, Fenomenologia della religione, tr. it., Torino I960,passim.
111) DAMÌRÌ, HAYÀT II, 374, in M. hayek, o.c., p. 77.
112) TABARÌ, ANNALES I/Il, 798, in M. HAYEK, o.c., p. 77.
113) Qui e appresso attingiamo preminentemente da SAMIR KHALIL, Queiques expressions de la pieté manale contemporaine chez les musulmans d’Egypte et d’Irak, in E. PERETTO (a cura di), Maria nell’Ebraismo e nell’Islàm oggi, o.e., pp. 141ss
114) Purtroppo, come tanti altri uomini religiosi, anche i musulmani indulgono alla superstizione, portando addosso amuleti (hamà ‘il), tra i quali predominano minuscoli libricini con formule o preghiere e la così detta “mano di Fàtima”, intagliata in lamierina d’argento o di oro. Cf. F. M. PAREJA, Islamologia, Roma 1951, p. 530.
115) Ci riferiamo alla corona di 33 grani, che serve come sostegno all’invocazione dei 99 nomi santi di Dio. Cf. S. DI SANDOLI, Il rosario dei musulmani, Jerusalem 198 J.
116) Cf.F. M. PAREJA, o.c., pp. 30, 263,410-411,603.
117) Cf. ‘ABD AL WAHID PALLAVICINI, Corrispondenze mariane nell’Islàm, in E. PERETTO (a cura di), o.c., p. 122.
118) Cf. S. KHALIL, o.c., p. 158.
119) Allàhu akbar è il grido tradizionale del gihàd, la così detta “guerra santa”.