Il Borghese n. 5maggio 2024
Come fare una campagna elettorale
di Giuseppe Brienza
«Chi fa politica e chi governa non segue i sondaggi». È questo il solito, classico leitmotiv che chi fa il giornalista politico si sente dire da segretari di partito, ministri, capigruppo, deputati, senatori, parlamentari europei, presidenti di regione e sindaci, quando si chiede loro un commento su un sondaggio, che sia sulle intenzioni di voto oppure, ad esempio, sulle principali priorità del paese.
Peccato che la verità sia esattamente l’opposto. Tutti i partiti, di destra e di sinistra, di governo e di opposizione, seguono costantemente i sondaggi demoscopici e orientano le proprie decisioni e scelte politiche in base a ciò che emerge dalle ricerche sull’opinione pubblica.
È un grande classico, in questo senso, ciò che accade nei quindici giorni prima delle elezioni, soprattutto se si tratta di elezioni politiche o europee, quando la pubblicazione dei risultati di sondaggi elettorali sulle intenzioni di voto è vietata per legge.
Sono infatti gli stessi parlamentari, o persino i leader di partito, a cercare i giornalisti per cercare di capire “che aria tira” o “come sta andando”. Addirittura, queste informazioni vengono spasmodicamente ricercate lo stesso giorno del voto, quando verso sera iniziano ad arrivare messaggi, da destra e da sinistra, per capire se il giornalista di turno ha in mano qualche primissimo exit poll.
D’altronde, si dice che Giuseppe Conte, quando era a Palazzo Chigi come premier del governo giallo-rosso, si faceva mandare tutte le settimane il famoso “Cruscotto” di Nando Pagnoncelli. Che, guarda caso, veniva poi diffuso ai giornalisti quando i dati per l’esecutivo erano positivi, e veniva invece lasciato riservato quando i risultati non erano brillanti per il governo e per il presidente del Consiglio.
Tutto questo per dire che nella società democratiche di oggi i sondaggi ormai sono una componente fondamentale del dibattito politico e mediatico. Tanto più che fra poche settimane si voterà per le elezioni europee oltre che per il rinnovo delle amministrazioni di non pochi enti locali, siamo già esposti al solito incessante profluvio di sondaggi, intenzioni di voto e forme varie di informazione/comunicazione/propaganda politica.
Per orientarsi in questa massa di contenuti è stato appena pubblicato da una casa editrice universitaria, la Celuc Libri, un breve ma efficace manuale del prof. Alessandro Amadori dal titolo: Sondaggi e comunicazione politica. Come fare una campagna elettorale.
Si tratta di un saggio sintetico ma completo che spiega l’interscambio esistente tra sondaggi di opinione, comunicazione politica e narrazione elettorale (storytelling) nelle moderne campagne elettorali. Rivolto principalmente, ma non solo, a politici (o aspiranti tali), giornalisti, esperti in comunicazione, operatori nei media e studenti universitari, il volume offre spunti sia teorici che pratici, nonché concrete strategie per decidere che tipo di sondaggio commissionare, oltre che per imparare a progettare correttamente un questionario.
La guida è anche quella ad interpretare i dati raccolti e opportunamente organizzati per poi creare, sulla base delle reali risultanze in termini di consensi, le narrazioni più avvincenti che possano intercettare i bisogni, i desideri e le emozioni degli elettori.
Il lavoro del prof. Amadori si rivolge anche alle persone seriamente interessate di politica, al fine di renderle capaci di scoprire i segreti del mestiere dello “spin doctor”. Ma anche per il cittadino attivo il libro Sondaggi e comunicazione politica può costituire un’utile lettura per imparare gli elementi essenziali del mestiere spiegati da un ricercatore di lunga e solida esperienza nel settore con dimestichezza con trasmissioni e sessioni formativo-informative indirizzate al largo pubblico.
Prima ancora che per l’opinione pubblica, che comunque li segue con costanza e interesse (e i dati sugli accessi dei siti Internet che riportano dati demoscopici lo dimostrano), per i politici in generale e per i leader di partito in particolare i sondaggi andrebbero utilizzati con coerenza competenza.
In questo senso è emblematico quanto successo alle ultime elezioni regionali in Sardegna, con la candidatura per il centrodestra del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, il quale com’è noto è stato sconfitto da Alessandra Todde (M5s), penalizzato proprio dal voto nella sua città nonostante i sondaggi in merito parlassero chiaro alla vigilia delle urne.
I sondaggi, comunque, dovrebbero essere utilizzati anche per capire quali scelte economiche realizzare. Se destinare, per esempio, i pochi soldi che lo Stato ha in legge di bilancio alle pensioni o al taglio delle tasse, piuttosto che se tagliare sulla sanità o sulla scuola.
Laureato in psicologia sperimentale all’università di Padova nella quale ha conseguito anche un Dottorato di ricerca sul pensiero creativo e sulle tecniche di formazione, Alessandro Amadori ha iniziato a lavorare nel campo della demoscopia e degli studi di marketing con Nicola Piepoli.
Attualmente partner dell’Istituto Piepoli S.p.A., nota azienda di ricerche di marketing e di opinione a capitale esclusivamente italiano, si è perfezionato in criminologia all’università degli Studi di Milano e in biostatistica al Polo Universitario di Asti.
Docente incaricato di Marketing politico all’Università Cattolica di Milano e al Master Publitalia, fa parte del Comitato Scientifico della Fondazione Edoardo Garrone di Genova ed è consulente del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Autore di una trentina di volumi sulle materie di specializzazione, è stato il primo ricercatore ad aver studiato scientificamente la comunicazione politica di Silvio Berlusconi.
Alessandro Amadori Sondaggi e comunicazione politica. Come fare una campagna elettorale – Celuc Libri Milano 2024 pp. 157, 22 €
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