Tradizione Famiglia Proprietà Newsletter 2 Luglio 2021
di John Horvat II
La vittoria del 2020 sul filo del rasoio alla Camera e al Senato USA ha costretto alcuni funzionari del Partito Democratico a farsi un esame di coscienza e a chiedersi cosa è andato storta in un’elezione che hanno definito come una vittoria. Troppo fragile questa vittoria per essere chiamata un chiaro mandato popolare.
Pertanto, diversi gruppi dell’area democratica hanno ordinato uno studio delle elezioni 2020 in modo da dare un serio sguardo allo stato del Partito. Ciò che hanno trovato è stato inquietante per una corrente politica che pensa che le sue idee siano sulla cresta dell’onda popolare. Il rapporto di 73 pagine ha rilevato che il Partito Democratico sta perdendo terreno tra coloro su cui ha sempre contato per ottenere il voto: elettori neri, ispanici e asiatico-americani.
Questi blocchi di voto non sono monolitici e stanno comparendo delle crepe. Molti americani liberali hanno paura delle idee socialiste del Partito. Temono giustamente che la chiamata dell’estrema sinistra a “de-finanziare” (defund) la polizia porterà la nazione al caos e all’anarchia.
Un problema di comunicazione o una comunicazione sbagliata?
La conclusione del rapporto è chiara. Dice che i Democratici hanno un problema di comunicazione, ma sarebbe più accurato dire che il Partito ha un problema ideologico. In effetti, i Democratici dovrebbero disfarsi dell’ideologia di sinistra che sta trascinando il Partito alla rovina. Senza questo cambiamento di rotta il Partito non ripeterà la vittoria del 2020 alle prossime elezioni.
Tre grandi gruppi di area democratica, Third Way, Collective PAC e Latino Victory Fund, hanno commissionato il rapporto che è risultato zeppo di autocritiche e lamentele. Tuttavia, il linguaggio dello studio non è stato così schietto da riconoscere che le posizioni di sinistra dei candidati sono state sbagliate. Invece, lo studio accusa il successo repubblicano di false dichiarazioni, disinformazione e di sviluppo deformato di tematiche di discussione.
L’intero studio ha richiesto sei mesi per essere completato e analizza tre dozzine di elezioni per la Camera e il Senato, intervistando 143 persone ritenute chiave, tra legislatori, candidati e sondaggisti. Il rapporto ha esaminato le elezioni del Senato e della Camera sia negli stati rossi (repubblicani) che in quelli blu (democratici).
Il programma radicale è diventato il messaggio
Il rapporto demolisce il mito di un Partito Democratico unito e dimostra che la direzione del Partito ha perso il contatto con la sua base. Inoltre, c’è poco consenso tra i democratici su come affrontare le carenze. La prima delle quali è che la sinistra radicale ha dominato il dibattito all’interno del Partito nel 2020. Le loro tematiche sono state poi martellate ripetutamente sul pubblico americano, senza alcuna opposizione interna.
Di conseguenza, l’agenda radicale è diventata l’agenda del Partito nonostante le preoccupazioni dell’elettorato. “Vincere o perdere, autodefinirsi progressisti o moderati, così i Democratici hanno costantemente sottolineato la mancanza di una forte identità del Partito Democratico come una preoccupazione significativa nel 2020″, conclude il rapporto. “In assenza di una forte identità di partito, la discussione si è concentrata sulle tematiche del G.O.P. (Partito Repubblicano). Finendo per suggerire che i nostri candidati avrebbero ‘bruciato la tua casa e cancellato la polizia’”.
Questa impostazione è servita come munizione ai repubblicani al fine di avvertire l’elettorato dei disastri che si sarebbero presentati. I repubblicani non hanno dovuto travisare la linea del Partito Democratico; hanno solo dovuto ripeterla a una nazione inquieta. I Democratici moderati, se esistono, non hanno condannato la tossica retorica dei radicali. In assenza di un programma coerente, il grido di rivoluzione dei radicali è diventato il messaggio sostitutivo del Partito.
Di conseguenza, gli elettori hanno respinto molti dei suoi candidati anche se poi hanno votato per il leggermente più “moderato” signor Biden. Anche la vittoria presidenziale non è stata un mandato per il messaggio centrale del Partito, ma il risultato naturale di un amaro sentimento anti-Trump, proprio come il malessere anti-Hillary aveva catapultato alla vittoria il candidato repubblicano quattro anni prima. Tali sentimenti non saranno presenti nelle elezioni del 2022 quando i democratici dovranno correre su qualcosa che fa parte tangibilmente del mondo reale.
Due vulnerabilità democratiche
Lo studio mette in evidenza due questioni che non sono di buon auspicio per i Democratici. Questi problemi sono legati al programma del Partito ed è improbabile che cambino. Lo studio non raccomanda che vengano abbandonati. Tuttavia, esorta vivamente il Partito a riformularli in modo da renderli più appetibili per il pubblico americano.
Il primo problema è il socialismo. Agli americani il socialismo non piace. I democratici cercano di evitare la parola. Tuttavia, questo non impedisce loro di proporre programmi massicci d’intervento di un governo enorme, nuovi diritti e progetti di legge immorali. Di conseguenza, indipendentemente da ciò che dicono, ciò che i Democratici fanno riflette le dottrine socialiste. Non c’è modo di evitare questa conclusione.
La mentalità socialista spinge un programma anticristiano, anti-proprietà e anti-moralità che divide il popolo americano, inquadrandolo in una falsa narrativa marxista della lotta di classe. Pertanto, il rapporto dice che l’etichetta socialista si è rivelata particolarmente ripugnante per i lavoratori ispanici che lavorano duramente per accumulare guadagni o che sono fuggiti da paesi socialisti. Molti altri si risentono del tono anti-impresa libera dai blocchi COVID che hanno stoppato l’economia senza mostrare nessuna fretta di riaprire.
Il secondo problema che a danneggiare il marchio democratico è la pressione per “de-finanziare” la polizia. Questo non è un travisamento della posizione del Partito. Al contrario, funzionari eletti del Partito l’hanno fatto con vanto. Al culmine delle rivolte la scorsa estate, le città controllate dai democratici hanno tagliato i budget della polizia per sottolineare in modo drammatico la “violenza” dell’istituzione.
Da allora, una corrispondente ondata di criminalità ha costretto sindaci e consigli comunali a ridare i fondi tolti alla polizia. Lo studio ha scoperto che il termine “de-finanziare” (defund) è altamente impopolare, specialmente nelle comunità nere che presumibilmente sarebbero le vittime della brutalità della polizia. La richiesta di de-finanziare può piacere ai militanti di Black Lives Matter ma non certo ai neri poveri che vivono in aree infestate dalla criminalità. Il rapporto invita i Democratici a cambiare il loro pacchetto di de-finanziamento.
Chiamatelo re-immaginazione, ri-allocazione o ri-qualsiasi altra cosa, ma state lontani dalla parola tossica “defund” (de-finanziare”). Il rispetto dell’America per la legge e l’ordine fa che il de-finanziamento della polizia sia un filo di alta tensione.
Gelida ricezione alla auto-critica
La reazione al rapporto non è stata del tutto positiva. I Democratici della sinistra radicale, specialmente quelli delle coste orientale e occidentale, non hanno ammorbidito la loro retorica, rendendo problematico per il Partito modificare il proprio messaggio.
Tale riluttanza è un regalo ai repubblicani che devono solo ripetere i messaggi radicali della sinistra per segnare punti. In effetti, alcuni esponenti della sinistra si lamentano del fatto che non c’è nulla di sbagliato nel messaggio e che il Partito stia usando le critiche ai suoi attivisti come capro espiatorio per i propri fallimenti. Così, essi pensano che la soluzione sia introdurre ancora più socialismo, non meno. I democratici “moderati”, dal canto loro, si comportano da radicali.
Quasi tutti hanno votato per le proposte più radicali, come il disegno di legge federale sul controllo del voto, i progetti di “infrastruttura” e l’Equality Act. D’altra parte, nessuno denuncia a gran voce l’ideologia socialista o anti-polizia del Partito. La raccomandazione urgente al cambiamento è allarmante perché non mira a cambiare le cattive idee dei democratici ma solo il modo di presentarle.
Il rapporto sembra allenare i candidati: “Non dire che vogliamo il socialismo o de-finanziare la polizia… anche quando lo facciamo”. Del resto, chiedere ai democratici di rinunciare al socialismo e all’ideologia anti-polizia è quasi come chiedere loro di smettere di essere democratici.