L’appello di Wilmut, «padre» della pecora Dolly: sono esseri con molte anomalie, meglio non toccare l’uomo
di Ennio Caretto
Il ricercatore scozzese ha anche invitato i colleghi alla massima cautela nell’uso delle cellule staminali degli embrioni, la base della donazione a fini terapeutici. Molti pensano che un giorno queste cellule possano fornire tessuti per i trapianti, ha detto, possano cioè consentire al pazienti di coltivare i propri tessuti per interventi sul cervello, sul cuore, sui muscoli. Ma l’instabilità delle cellule staminali delle varie cavie fa temere che anche quelle umane siano incontrollabili. Trapianti del genere, ha concluso lan Wilmut, potrebbero avere effetti imprevedibili, causare addirittura diversi tipi di cancro.
Il duplice monito di Wilmut ha fatto seguitò a quello di due scienziati americani, Rudolph Jaenisch dell’Istituto Whitehead di ricerche biomediche, e Ryuzo Yanaglmachi della università delle Hawal, pubblicato dalla rivista Science. I due hanno esposto i risultati dei loro studi sulla donazione dei topi tramite le cellule staminali. Sono inquietanti. I topi donati dalle stesse cellule, sebbene del tutto identici d’aspetto, tradiscono grosse differenze genetiche, per causa sinora sconosciute. In genere, ciascuno denuncia una o più gravi anomalie. «Ciò suggerisce che i cloni, sebbene in apparenza normali, sono soggetti a una serie di aberrazioni, spesso gravi – ha scritto Rudolph Jaenisch -. Questo fenomeno degenerativo va ulteriormente approfondito. Ne sappiamo ancora troppo poco e; nel frattempo, sarebbe rischioso se non disastroso procedere alla donazione umana«.
Jaenisch e Yanagimachi non si sono però pronunciati sull’uso terapeutico delle cellule staminali. Nel rapporto originario lo avevano sconsigliato, ma all’ultimo momento non hanno fatto alcun riferimento a questo filone di ricerca. il motivo è che in America è in corso una battaglia politica proprio sull’uso di cellule staminali a fini terapeutici, la cosiddetta «donazione terapeutica»: il presidente Bush intende proibire i finanziamenti pubblici sulle loro ricerche, e i due scienziati hanno affermato di non volere essere strumentalizzati. Bush medita anche di lanciare una copertura sanitaria dei feti per proteggere gli embrioni: secondo i suoi avversari, sarebbe il primo passo verso il divieto dell’aborto. Nessuno dei tre scienziati ha fatto i nomi dei fautori della donazione umana, che nella maggioranza dei Paesi è vietata dalla legge.
Ma in America c’è una società, la Clonaid, che vi sta lavorando. La sua direttrice, Brigitte Boisselier, ha dato per probabile il primo esperimento entro la fine dell’anno. Se la legge lo rendesse impossibile negli Stati Uniti (e su questo punto lo stesso Clinton, prima di Bush, era intervenuto imponendo un divieto assoluto), ha precisato, lo compirebbe all’estero, probabilmente nei Carabi. La Boisselier ha ignorato l’avvertimento dei due donatori Jaenisch e Yanagimachi che le aberrazioni genetiche dei cloni sono difficilmente individuabili, assicurando che «verrà usata ogni precauzione». Ed anche la moratoria mondiale chiesta da Wllmut non dovrebbe impressionarla più di tanto. Alle spalle della Clonaid sembra esservi una setta religiosa secondo cui la vita umana sulla terra è stata creata da extraterrestri secondo i principi della clonazione.