La Voce del Trentino 21 Dicembre 2021
di Francesco Agnoli
Tra gli ultimi per l’uso della stampa a fini culturali, gli inglesi furono i primi a comprendere la forza di questo nuovo strumento nella lotta politica. Sarebbero poi stati i primi a lanciare giornali quotidiani (nel Settecento), e, una volta “divenuti” americani, i primi a capire la potenza ideologica del cinema prima e poi dei social per mantenere, oltre al dominio economico, anche quello mediatico, culturale e politico.
Pensate al cinema di Hollywood: quante volte ha affiancato le decisioni politiche dei governi Usa con film, magari pseudo storici, capaci di suggerire furbescamente idee politiche collegabili al presente? Pensate ora al fatto che i social più forti del mondo, da Facebook a Twitter, sono in mani americane, cioè anglofone.
Inghilterra contro Spagna, per le colonie
Ma andiamo con ordine. Sono Enrico VIII ed Elisabetta I primi ad imporre rigida censura e controllo della stampa per presentare il papa come un nemico dell’Inghilterra e se stessi come legittimi capi di una chiesa da loro inventata. Subito dopo comincia lo scontro militare con la Spagna per il dominio coloniale.
Se oggi si chiede a qualcuno chi ha compiuto nefandezze nella colonizzazione delle Americhe, quasi tutti rispondono, d’instinto: “gli spagnoli”. Gli storici sanno che non è vero: senza dubbio gli spagnoli hanno fatto anche cose cattive, ma hanno anche civilizzato per molti aspetti quei popoli, impendendo i sacrifici umani di massa, il cannibalismo e tante altre atrocità presenti nelle feroci civiltà precolombiane (https://it.sputniknews.com/20200426/riti-sacrificali-cuori-strappati-e-cannibalismo–il-lato-oscuro-delle-culture-precolombiane-9009837.html ).
Oggi nei paesi conquistati dalla Spagna, dal Messico al Perù ecc. la gran parte della popolazione ha i caratteri somatici degli indigeni di un tempo.
Al contrario nelle terre conquistate dagli inglesi, gli indigeni sono pressoché spariti, o rinchiusi nelle riserve. Eppure gli inglesi sono riusciti a far credere il contrario: loro avventurieri coraggiosi, conquistatori del far west, gli spagnoli sempre e comunque malvagi.
Come? Con una guerra mediatica condotta per demonizzare con grande astuzia: stampando e ristampando la denuncia di Bartolomeo De Las Casas, uno dei tanti spagnoli che lottarono contro altri spagnoli per il rispetto degli indigeni, e aggiungendo immagini terrificanti. Capolavoro della propaganda: usare uno spagnolo, per demonizzare gli spagnoli!
Siamo nel Seicento, ma si è già capito che le immagini sono molto più forti della parola scritta. Fanno presa, rimangono in testa.
Generazioni di persone vedranno quelle immagini false, con spagnoli che squartano bambini e li danno da mangiare ai cani, mangiano gambe e braccia, aprono la panica delle donne indigene… Gli spagnoli, invece, non faranno mai altrettanto per raccontare la colonizzazione inglese.
La forza delle immagini è enorme: uno crede di aver visto con i suoi occhi. Magari sono del tutto false, oppure è la spiegazione ad esserlo: riguardano altri luoghi, e persino altri tempi (non ci vuole molto a far vedere, per esempio, dei cadaveri, e a dire che ad uccidere sono stati dal nemico del momento, senza che sia possibile appurare se ciò è vero o meno?).
Quante volte in tv, sui giornali, sulla rete, vengono veicolate immagini shoccanti, il cui significato è deciso dalla didascalia in sovraimpressione?
Yellow journalism ed imperialismo americano
Alla fine dell’Ottocento, negli Usa, un editore famoso, Rundolph Hearst lanciò i suoi giornali riempiendoli di notizie sensazionali, manipolate, vignette a colori, caratteri cubitali, immagini a tutta pagina… (yellow journalism, o giornalismo scandalistico).
Nel 1895 a Cuba iniziò un’ insurrezione contro il dominio spagnolo. I giornali di Haerst pubblicavano ogni giorno presunte atrocità compiute dagli emissari di Madrid, bambini uccisi, donne stuprate… grandi vendite… grazie a forzature, esagerazioni, invenzioni, furono gettate le basi della febbre bellica che avrebbe portato Washington in guerra.
Nel dicembre 1896 Hearst mandò un noto illustratore di scene ambientate nel far west come corrispondente a l’Avana. “Tu fornisci le immagini, gli disse, io fornirò la Guerra”.
Il 15 febbraio 1898 una nave americana, il Maine, al largo di Cuba esplose misteriosamente.
Con immagini e titoloni fuorvianti i giornali di Haerst fecero credere che era stato Madrid, in realtà del tutto aliena dall’idea di coinvolgere gli Usa in una guerra contro di loro.
Tre giorni dopo l’esplosione il Journal di Haerst- che non aveva certo a cuore nè i cubani nè le 266 vittime del Maine- superava il milione di copie vendute e contribuiva in maniera determinante alla decisione degli Usa di entrare in Guerra (dando il via alla guerra ispano-americana) L’opinione pubblica statunitense- mobilitata al grido di “Remember the Maine! To Hell with Spain!“, pretese l’intervento a favore dei ribelli per vendicare il supposto “affronto” alla potenza nazionale. Secondo alcuni studiosi il conflitto segnò la nascita dell’imperialismo americano.
Con quella guerra gli Usa ottennero il riconoscimento dell’indipendenza di Cuba, che divenne una sorta di protettorato americano; la cessione agli USA di Porto Rico e dell’isola di Guam; l’accettazione dell’occupazione di Manila nelle Filippine.
Haerst aveva raggiunto i suoi scopi: vendere milioni di copie, dimostrare la sua forza mediatica, perseguire l’ideologia vigente allora nel partito democratico – di cui egli era un esponente- del “destino manifesto” per cui gli Usa dovevano intervenire nel continente per esportare il loro modello di democrazia e allargare i loro mercati.
La dottrina del manifest destiny democratica, sarebbe stata sposata, un secolo dopo, dai Bush e dai Clinton, quasi con lo stesso slogan: l’America ha la missione di esportare la democrazia, anche con presunte “guerre umanitarie”.
Per la lezione video: https://voce24news.it/fake-news-luso-delle-immagini/?series=2784
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