Articolo pubblicato su Il Corriere della Sera del 27 maggio 1995
Lenin, ammiratore dell’esoterico Bogdanov; Stalin influenzato da Gurdijeff e affascinato da Bulgakov. Gli strani messaggi di Gagarin. E una profezia: nel 1996, il marxismo tornerà al potere
di Cesare Medail
L’impero risorgerà nel ’96, grazie a un leader chiamato Gennadij, filosofo, non alto, calvo e con un solo ciuffo di capelli: l’identikit corrisponde a Gennadij Ziuganov, docente di filosofia, attuale leader del partito comunista russo e candidato alle presidenziali del ’96. A pronosticarlo, due anni fa, fu la veggente azera Malakat Nazarova molto ascoltata a Mosca per aver predetto la guerra e il terremoto in Armenia, la mote di Gamzakhurdia e così via. La notizia conclude il capitolo “Bolscevismo magico del volume La politica e i maghi (Rizzoli), dove il politologo Giorgio Galli prosegue il suo viaggio nelle “zone d’ombra” della storia. Il libro allarga l’orizzonte del precedente studio Hitler e il nazismo magico (Rizzoli 1989) ad altri intrecci fra politica ed essoterismo: dal rapporto fra Richelieu e i Rosacroce a quelli tra Churchill e i suoi medium, tra Peron e lo stregone Lopez Rega fino a Clinton che sarebbe influenzato dalla cultura new age (tiene sul comodino il romanzo–manifesto La profezia di Celestino).
Uno zibaldone di stravaganze occulte sui potenti della terra? Tutt’altro. Galli sostiene che politica ed essoterismo furono intrecciati dal tempo dei profeti d’Israele fino a quello delle corti e dei maghi rinascimentali; fu la rivoluzione scientifica del ‘600 a separarli ma il rapporto si manifesta ancora, periodicamente, in due atteggiamenti: quello dell’uomo di potere che si affida a pratiche di varia magia e quello di chi è solo attratto dalla cultura esoterica.
Alla prima categoria (si vedano i rituali magici praticati dalle SS) appartiene il «nazismo magico», alla seconda quello che Galli definisce «bolscevismo magico». Dopo aver combinato con il consueto, puntiglioso rigore un mosaico di indizi e coincidenze raccolte su libri, riviste e studi più disparati, Galli parla di «incontro tra la vulgata marxista mediata da Lenin con filoni autoctoni dell’esoterismo russo, dall’inizio del secolo sino ai primi anni dopo la Rivoluzione», incontro del quale si trovano segnali lungo i 70 anni di potere sovietico e che può far luce sui lati oscuri del postcomunismo.
Fin dalla Russia zarista varie correnti mistico-esoteriche avrebbero influenzato la formazione di alcuni intellettuali bolscevichi. Fra questi, per esempio, Aleksandr Bogdanov, anello di congiunzione fra “cosmismo” russo e bolscevismo. Galli cita in proposito un saggio di Aleksandr Dughin, teorico del Fronte di Salvezza Nazionale dove convergono, in opposizione a Eltsin, comunisti e nazionalisti.
Bogdanov predicava un comunismo utopico, la cui tesi centrale era la vittoria sociale sulla morte grazie alla nuova scienza proletaria; e nel romanzo “Stella Rossa” descriveva la realizzazione del comunismo su Marte, i cui abitanti vivevano in eterno scambiandosi continuamente il sangue: pratica vampiristica che Bogdanov tentò di attuare all’Istituto per la trasfusione da lui diretto fino al ’27, quando morì proprio per abuso di trasfusioni. Al filone dell’eternità in laboratorio apparterrebbe anche la vicenda del cervello di Lenin, conservato nella speranza di reimpiantarlo un giorno nel cranio del padrone con un rituale alla Frankestein nel mausoleo (la cui forma a piramide tozza richiamerebbe i segreti della magia egizia).
Aggiungiamo che il settimanale russo “Argomenti e fatti” nell’ultimo numero sostiene che una visita alla celebre mummia equivale a «una scarica elettrica di 700 roengten. Né servirebbe, per esorcizzare il maleficio, seppellire la mummia. Soltanto bruciandola, sembra, il Paese si libererebbe dal cattivo influsso».
Galli non prende per oro colato le connessioni di Dughin, ma costata come l’idea “magica” del dominio assoluto sulla natura, sulla vita e sulla morte, avesse fatto presa sugli ambienti sovietici influenzati dal cosmismo. L’esempio più celebre è Ziolkovskij, padre della cosmonautica, le cui idee permearono gli ambienti spaziali al punto che Jurij Gagarin mandò dalla navicella un saluto a Nikolay Roerich, occultista russo rifugiato nell’Himalaya, teosofo e cosmista, le cui opere erano proibite. Il saluto fece scandalo, ma non era una iniziativa personale: rifletteva il pathos di quei circoli convinti della missione mistica, escatologica di Gagarin. Tra l’altro il filio di quel Roerich teosofo, Sviatoslav, sarebbe apparso più tardi alla Tv con Gorbaciov presentandosi come erede degli ideali cosmisti.
La riabilitazione ufficiale di Roerich era comunque avvenuta negli anni ’70 sotto Breznev, che amava circondarsi da veggenti e guaritori. Non solo, sempre in quegli anni l’organo del comitato centrale del Pcus Ogonet pubblicava testi roerichiani come quello di Sidorov che parlava addirittura di Mahatma inviati dalla teosofica Sgambala a Mosca negli anni Venti per trasmettere ai bolscevichi i simboli della loro sapienza.
Lo stesso Stalin, infine, avendo frequentato Gurdijeff nel seminario di Aleksandropol, avrebbe maturato un interesse per l’occulto che spiegherebbe la sua particolare relazione con Bulgakov che dell’esoterismo era cultore. Antisemita, combattente di parte bianca, critico verso il dittatore, l’autore del «Maestro e Margherita» sarebbe stato risparmiato perché Stalin era turbato dal suo spirito profetico.
In ogni caso, conclude Galli, «da Lenin con Bogdanov, a Stalin forse con Gurdijeff e certamente con Bulgakov, a Kruscev c on gli scienziati cosmici, a Breznev con veggenti e guaritori, a Gorbaciov col teosofo Roerick, l’esoterismo ha sfiorato con continuità il vertice del potere sovietico». Per non parlare, oggi, degli oroscopi politici sul giornale di Zirinovskij, che ha portato alla Duma il videoguaritore Khaspirovskij… E tutt’intorno profeti, santoni e negromanti accomunati dal sogno di ricostruirlo.
La veggente Nazarova, che profetizza il comunista Gennadj al Cremino nel ’96, esprime quell’anelito imperiale.